Introduzione.

К оглавлению1 2 3 4 5 6    10   13  15  
 18 19 20 21 22 23 24  26 27 28 29 30 31 32  
34 35 36   39 40 41  43 44 45 46 47 48 49 50 
51 52 53 54  56  58 59 60 61 62 

Nietzsche nella filosofia di Heidegger

Il Nietzsche di Heidegger - di cui ora viene proposto il compendio  - riunisce le ricerche e i corsi universitari di Heidegger su Nietzsche tra il 1936 e il 1946.

Giа a partire dal 1930 (и lo stesso Heidegger ad indicare questa data, nella "Premessa" del suo Nietzsche), Nietzsche era diventato per Heidegger un inelubibile punto di riferimento. Ma dal 1936/37 al 1940 Heidegger tiene lezione quasi esclusivamente su Nietzsche, in un confronto serrato che egli definisce una "Aus-einander-setzung", e la grafia con i trattini, nel vocabolario heideggeriano, sottolinendo le varie componenti della parola, accentua il significato di un disporsi dell'uno contro l'altro, e quindi di un contendere come in un corpo a corpo. (Il termine и impiegato per tradurre il concetto di pтlemos in Eraclito). Ecco i titoli dei corsi:

Nel semestre invernale 1936/37: "Nietzsche. La volontа di potenza". Nell'opera del '61 il titolo diventa: "La volontа di potenza come arte".

Nel semestre estivo del 1937: "La posizione metafisica di fondo di Nietzsche", con il sottotitolo: "L'eterno ritorno dell'uguale", divenuto l'unico titolo nel Nietzsche del '61.

Nel semestre estivo del 1939 (dopo un intervallo di due anni, causato, nel pieno del suo "corpo a corpo", da un grave esaurimento nervoso che lo costringe ad interrompere l'attivitа didattica): "La dottrina nietzscheana della volontа di potenza come conoscenza", divenuta poi: "La volontа di potenza come conoscenza".

In questo stesso periodo scrive un testo che mostra la connessione tra la dottrina della volontа di potenza e il pensiero dell'eterno ritorno, che nel Nietzsche si trova all'inizio del secondo tomo con il titolo: "L'eterno ritorno dell'uguale e la volontа di potenza".

Nel secondo trimestre del 1940: "Nietzsche: il nichilismo europeo", nel secondo tomo del libro del '61.

Nell'agosto dello stesso anno egli prepara un ulteriore testo intitolato: "La metafisica di Nietzsche, che viene annunciato per il semestre invernale del 1941/42 (in realtа, poi tenne un altro corso) e che fu inserito nel Nietzsche.

A questi corsi sono aggiunte alcune trattazioni stese fra il 1940 e il 1946. Il risultato и la grande opera pubblicata in due tomi nel 1961 dall'editore Neske di Pfullingen. La traduzione italiana и la versione integrale di tale opera, riunita in un unico volume.

La strategia di Heidegger nei confronti di Nietzsche va oltre i confini di una mera interpretazione: non solo infatti la sua lettura del testo nietzscheano и in funzione del progetto filosofico che va elaborando, ma egli "pensa in parallelo" con Nietzsche, in una continua e serrata interrogazione. Come egli scrive, "rimane comunque decisivo [..] ascoltare Nietzsche stesso, porre le domande con lui, per mezzo di lui e cosм al tempo stesso contro di lui, ma per l'unica intima cosa comune in questione nella filosofia occidentale".

La "cosa in questione" и il problema dell' essere, che, secondo Heidegger, Nietzsche ha in comune con la tradizione della metafisica occidentale. Per Heidegger, Nietzsche и un pensatore "essenziale", proprio perchи ha pensato un unico pensiero, quello dell'essere, interpretato come volontа di potenza ed eterno ritorno dell'uguale. Non и mia intenzione, in questa sede, soffermarmi sull'interpretazione heideggeriana di Nietzsche (di cui il mio compendio vuole essere un invito e una guida agile alla lettura), ma piuttosto indicare, per grandi linee, il contesto teorico in cui matura tale confronto.

Nietzsche occupa una posizione particolare nello sviluppo del pensiero di Heidegger successivo a Essere e tempo, e ne condiziona gli esiti speculativi. In questa fase, la filosofia di Heidegger и incentrata sul problema della metafisica e della sua storia; a ciт egli и sollecitato dalle stesse conclusioni della sua opera principale. Nella Lettera sull'umanismo del 1947, egli dice che la "svolta" (Kehre) dall'analitica esistenziale - incentrata sull'esserci, ossia sull'uomo - verso l'analisi del senso dell'essere in generale, non c'и stata, perchи il linguaggio, ancora sostanzialmente condizionato dall'apparato concettuale della metafisica, l'ha resa impossibile. Ne emergeva la necessitа, dunque, di ripensare la storia della metafisica occidentale e individuarne l'"errore" che la caratterizza. Gli scritti che scandiscono questo nuovo itineriario sono, in particolare, L'essenza della veritа del 1930 (pubblicata nel 1943), l' Introduzione alla metafisica del 1935 (edito nel 1953), Hoelderlin e l'essenza della poesia del 1937, i giа citati lavori su Nietzsche, e, infine, La dottrina di Platone sulla veritа del 1942.

Va chiarito, in primo luogo, che cosa intende Heidegger per "metafisica": essa si identifica in quella tradizione di pensiero che pone il problema dell'essere dell'ente, andando oltre (metа) l'ente stesso, in una dimensione trascendente, ma che tuttavia lo risolve in modo errato, poichи riconduce l'essere sullo stesso piano dell'ente, concependolo come semplice-presenza (Vorhandenheit) - secondo la terminologia di Essere e tempo. Ciт avviene sia pensando l'essere come il carattere comune di tutti gli enti, il piщ astratto e indeterminato - il che rende possibile il suo rovesciamento nel nulla, come nella Logica di Hegel -; sia come causa e fondamento degli enti - il Dio della teologia aristotelica e cristiana. In ogni caso si oscura la "differenza ontologica" che distingue l'essere dall'ente e si giunge a quell' "oblio dell'essere" (Seinsvergessenheit) che contraddistingue la storia della metafisica occidentale fino a oggi.

Ora, questi sviluppi, contenuti implicitamente giа in Essere e tempo (lа dove si descrive la comprensione dell'essere nell'esistenza inautentica) e tematizzati nelle opere immediatamente successive Che cos'и la metafisica? e L'essenza del fondamento - entrambe del 1929 - trovano tuttavia una piщ ampia articolazione negli scritti sopracitati degli anni trenta e quaranta. Ed и appunto in questo periodo che la problematica heideggeriana si confronta con la filosofia di Nietzsche. Ma per comprendere meglio questo punto, occorre seguire piщ da vicino la ricostruzione che Heidegger compie della storia della metafisica, sottolineando alcune tappe fondamentali. La storia della metafisica si rende comprensibile se si parte dal problema dell' essenza della veritа. Fare la storia della veritа, non significa solo ricostruire i diversi significati di una parola, ma ripensare la storia dello stesso essere e, quindi, la nostra storia. Ma nostra non nel senso che и stata decisa da noi, poichи, se и vero che per Heidegger la metafisica и l'apertura storica da cui dipende il destino di noi occidentali, tuttavia tale apertura non dipende da noi, bensм dall'essere. Schematicamente, seguendo le diverse ricostruzioni che Heidegger ha elaborato negli scritti di questo periodo, possiamo articolare tale storia secondo cinque tappe fondamentali:

1) Nel mondo greco. In greco, la parola veritа, a-lиtheia, и formata da un alpha privativo e dal verbo lathein che significa essere nascosto; di qui la veritа come "svelamento" (Unverborgenheit); il che implica un originario legame di svelamento e nascondimento, una originaria coappartenenza di veritа e di non-veritа. Ciт che la veritа svela и la natura (physis), ossia l'essere nel suo originario manifestarsi. (La radice phu и comune sia a physis che a phainesthai, manifestare). La veritа, per i Greci, и dunque il manifestarsi dell'essere che, sottraendosi al nascondimento, si offre in visione. Ma giа nel pensiero greco questo originario legame di svelamento e di nascondimento viene dimenticato.

2) Nel platonismo. Con Platone si assiste a un capovolgimento dell'essenza della veritа che sarа decisivo per la storia dell'Occidente. Il vero diventa l' idйa, ciт che и "visibile", afferrabile con esattezza dal nostro intelletto. La radice id del termine greco idйa и la stessa del verbo latino video (vedere) e videor (apparire), ma ora non si tratta piщ dell'apparire dell'essere, ma dello sguardo dell'uomo sull'essere stesso. La veritа "cade sotto il giogo dell'idea", diventa qualcosa di relativo all'uomo, al suo saper "vedere" correttamente l'ente. La veritа, da originaria manifestazione di ciт che si nasconde, и diventata correttezza dello sguardo rivolto all'idea, che consiste nella corrispondenza (orthтtes in greco, adaequatio in latino) tra l'idea e la cosa. In questo passaggio, che riduce l'essere a oggetto di valutazione dell'uomo, Heidegger ha visto le premesse del dominio della tecnica.

3) In Aristotele e nel Medioevo. La concezione della veritа come corrispondenza tra il pensiero o la proposizione e le cose, presuppone che l'essere sia qualcosa di effettivamente presente. Da qui si sviluppa la metafisica come onto-teo-logia, ossia quella dottrina dell'essere dell'ente, che concepisce come tratto essenziale dell'essere la presenza effettiva. I passaggi successivi sono rappresentati da Aristotele, che privilegia la concezione dell'essere come enиrgheia, l'esistenza in atto, e dal Medioevo, che identifica l'essere in un ente supremo - il Dio della teologia cristiana, causa del mondo e fondamento di tutti gli enti - al quale vengono attribuite, oltre alla presenza, la capacitа di fondazione e la causalitа.

4) In Cartesio e nell'idealismo tedesco. Con Cartesio, da cui prende avvio la scienza moderna, l'uomo si instaura come soggetto, "prendendo posto nel bel mezzo dell'ente". La veritа diventa la certezza del soggetto umano, e l'essere si trasforma in oggetto, in qualcosa che sta di fronte (Gegen-stand) al calcolo e al progetto tecnico dell'uomo. Con ciт si rende possibile la tecnicizzazione del mondo, la quale, dunque, si configura come il naturale sbocco del pensiero metafisico. L'idealismo, da Fichte a Hegel, ha proseguito sulla medesima via che riconduce l'essere delle cose all'io, e, dunque, alla volontа del soggetto.

5) In Nietzsche. Heidegger vede Nietzsche come il pensatore del compimento della metafisica, in cui si attua "il massimo e piщ profondo raccoglimento, cioи il compimento di tutte le posizioni di fondo essenziali della filosofia occidentale da Platone in poi."

In Nietzsche giunge al termine il platonismo, ossia la tradizione di pensiero caratterizzata dalla distinzione tra mondo vero e mondo apparente, che l'Occidente ha fatto propria grazie anche al cristianesimo, una forma di "platonismo per il popolo". Il nichilismo, ossia il venir meno dei valori e il depotenziamento della vita, и connaturato con tale tradizione, che svaluta il mondo sensibile e la corporeitа. Nietzsche non si limita tuttavia a rovesciare il platonismo - nel senso di mantenere la struttura di quest'ultimo invertendone gli spazi - il mondo sensibile al posto del soprasensibile - ma effettua un passaggio piщ elaborato, uno "svicolamento" (Herausdrehung) che comporta una profonda trasformazione filosofica e una metamorfosi dell'uomo: il superuomo, inteso come l'uomo che va oltre (ueber) l'uomo che c'и stato finora. In opposizione al platonismo, Nietzsche pensa l'essere come volontа di potenza ed eterno ritorno (dottrine che risponderebbero alle tradizionali domande metafisiche sul "che cosa" e sul "come" l'ente и), in altri termini, come potenziamento e innalzamento incessante, in un perenne ritorno su di sи. Caduta la distinzione metafisica tra mondo vero e mondo apparente, la veritа dell'essere и posta senza fondamento, in certo qual modo solo su se stessa. Tuttavia, l'essere pensato come volontа di potenza, (o volontа di volontа, termine che, secondo Heidegger, esprime meglio la totale infondatezza della volontа che vuole solo se stessa) rappresenta l'estrema radicalizzazione del soggettivismo e dell'antropomorfismo, esemplificata nella massima di Nietzsche:

""Antropomorfizzare" il mondo, cioи sentirci sempre piщ in esso come signori".

Anche la filosofia di Nietzsche, pertanto, rimane, per Heidegger, nell'ambito del nichilismo, della storia, cioи, in cui "dell'essere non ne и piщ niente". Il nichilismo и quindi il compimento della metafisica, che culmina nel trionfo della razionalitа scientifica; il mondo, in cui si и persa ogni traccia della differenza ontologica, si и cosм trasformato in un immenso arsenale di strumenti della "volontа di potenza". Con Nietzsche, dunque, la metafisica perviene alla sua forma estrema, e solo in questa forma diviene comprensibile la sua essenza, che consiste nell'oblio dell'essere. Di tale evento, di cui noi non siamo semplici spettatori, poichи la storia della metafisica, come si и detto, и anche la nostra, veniamo a conoscenza solo quando и giunto alla fine. Ma nel momento in cui si apre la possibilitа di ripensare l'essenza della metafisica, occorre di nuovo volgersi al primo inizio, per attingere nuove possibilitа e un altro destino dell'essere. Per questo, secondo Heidegger

"Dobbiamo pensare Nietzsche, vale a dire sempre il suo unico pensiero e quindi il semplice pensiero-guida della metafisica occidentale, fino al suo proprio limite interno. Esperiremo allora come prima cosa, quanto ampiamente e quanto decisamente l'essere sia giа coperto dall'ombra dell'ente e della supremazia del cosiddetto reale. [...] Eppure, scorgendo questa ombra come ombra, noi stiamo giа in un'altra luce, senza trovare il fuoco da cui emana il suo rilucere".

 

Vita e opere di Heidegger

Martin Heidegger nasce a Messkirch, nel Baden, il 26 settembre 1889. Compie i primi studi a Costanza e a Friburgo. Segue, all'universitа di Friburgo, i corsi del neokantiano Heinrich Rickert, conseguendo nel 1914 il dottorato, con la tesi La dottrina del giudizio nello psicologismo.

All'Universitа di Friburgo ottiene, nel 1915, la libera docenza, discutendo una dissertazione su La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto, e, nel 1916, diviene assistente di Husserl, con cui inizia una intensa collaborazione. Rispetto al neokantisma, la fenomenologia husserliana offre a Heidegger una maggiore aderenza a quella concretezza e a quella "storicitа" verso le quali lo sollecitava il clima culturale dell' epoca, dalla filosofia (Kierkegaard, Nietzsche, Dilthey), alla letteratura (Hoelderlin, Dostoevskij, Rilke, Trakl).

Dal 1923 al 1928 insegna all' Universitа di Marburgo. Tiene corsi su Platone, Aristotele, Agostino e il neoplatonismo, l'ontologia e la mistica medievali, Cartesio, Kant, Hegel. Nel 1927 pubblica Essere e tempo. L'opera, rimasta incompiuta, lo consacra tra i piщ grandi filosofi del novecento e segna la rottura con Husserl.

Nel 1928 succede a Husserl alla cattedra di Friburgo. L'anno seguente tiene la prolusione ufficiale dal titolo Che cos'и la metafisica?, che viene pubblicata contemporaneamente a Kant e il problema della metafisica, e L'essenza del fondamento.

Il 21 aprile 1933 viene eletto rettore dell'Universitа di Friburgo e aderisce al Partito nazionalsocialista. Il testo chiave della sua adesione и la prolusione rettorale L'autoaffermazione dell' Universitа tedesca, nella quale viene esaltata la missione del popolo tedesco, nella prospettiva della sua rinascita e della sua affermazione nel mondo. Si dimette l'anno successivo per dissensi con il governo, e non si occupa piщ di politica, per dedicarsi esclusivamente all'insegnamento e agli studi.

Nel 1935 tiene un corso di Introduzione alla metafisica, che sarа pubblicato nel 1953. Nelle conferenze pronunciate in questo periodo (nel 1936, a Roma, su Hoelderlin e l'essenza della poesia, e, tra il 1935 e il 1936, in varie occasioni, su L'origine dell'opera d'arte) si puт cogliere il nuovo indirizzo della sua filosofia, rispetto agli esiti di Essere e Tempo.

Tra il 1936 e il 1942 elabora, in una serie di corsi e di seminari - pubblicati nel 1961 in due volumi dal titolo Nietzsche -, una interpretazione di Nietzsche radicalmente divergente da quella "politica", fatta propria dai nazisti. In questo periodo le pubblicazioni sono piuttosto rade. Nel 1942 esce La dottrina platonica della veritа, e, l'anno successivo, L'essenza della veritа.

Dopo la guerra il comando alleato proibisce ad Heidegger l'attivitа accademica, che puт riprendere solo nel 1952. Del 1946 и la Lettera sull'umanismo, che contiene gli sviluppi principali del pensiero successivo a Essere e Tempo. Il nuovo itinerario heideggeriano, che risale agli anni trenta, consiste nel ripensamento della storia della metafisica occidentale, caratterizzata dall' "oblio dell'essere".

Negli anni cinquanta e sessanta svolge una intensa attivitа di conferenze e di pubblicazioni, in cui elabora la sua ultima filosofia, incentrata sul tema del linguaggio. Tra gli scritti di questo periodo ricordiamo: Sentieri interrotti (1950), Cosa significa pensare? (1954), Identitа e differenza (1957), In cammino verso il linguaggio (1959), e Segnavia (1967).

Muore il 26 maggio 1976 a Messkirch.

 

 

Nietzsche nella filosofia di Heidegger

Il Nietzsche di Heidegger - di cui ora viene proposto il compendio  - riunisce le ricerche e i corsi universitari di Heidegger su Nietzsche tra il 1936 e il 1946.

Giа a partire dal 1930 (и lo stesso Heidegger ad indicare questa data, nella "Premessa" del suo Nietzsche), Nietzsche era diventato per Heidegger un inelubibile punto di riferimento. Ma dal 1936/37 al 1940 Heidegger tiene lezione quasi esclusivamente su Nietzsche, in un confronto serrato che egli definisce una "Aus-einander-setzung", e la grafia con i trattini, nel vocabolario heideggeriano, sottolinendo le varie componenti della parola, accentua il significato di un disporsi dell'uno contro l'altro, e quindi di un contendere come in un corpo a corpo. (Il termine и impiegato per tradurre il concetto di pтlemos in Eraclito). Ecco i titoli dei corsi:

Nel semestre invernale 1936/37: "Nietzsche. La volontа di potenza". Nell'opera del '61 il titolo diventa: "La volontа di potenza come arte".

Nel semestre estivo del 1937: "La posizione metafisica di fondo di Nietzsche", con il sottotitolo: "L'eterno ritorno dell'uguale", divenuto l'unico titolo nel Nietzsche del '61.

Nel semestre estivo del 1939 (dopo un intervallo di due anni, causato, nel pieno del suo "corpo a corpo", da un grave esaurimento nervoso che lo costringe ad interrompere l'attivitа didattica): "La dottrina nietzscheana della volontа di potenza come conoscenza", divenuta poi: "La volontа di potenza come conoscenza".

In questo stesso periodo scrive un testo che mostra la connessione tra la dottrina della volontа di potenza e il pensiero dell'eterno ritorno, che nel Nietzsche si trova all'inizio del secondo tomo con il titolo: "L'eterno ritorno dell'uguale e la volontа di potenza".

Nel secondo trimestre del 1940: "Nietzsche: il nichilismo europeo", nel secondo tomo del libro del '61.

Nell'agosto dello stesso anno egli prepara un ulteriore testo intitolato: "La metafisica di Nietzsche, che viene annunciato per il semestre invernale del 1941/42 (in realtа, poi tenne un altro corso) e che fu inserito nel Nietzsche.

A questi corsi sono aggiunte alcune trattazioni stese fra il 1940 e il 1946. Il risultato и la grande opera pubblicata in due tomi nel 1961 dall'editore Neske di Pfullingen. La traduzione italiana и la versione integrale di tale opera, riunita in un unico volume.

La strategia di Heidegger nei confronti di Nietzsche va oltre i confini di una mera interpretazione: non solo infatti la sua lettura del testo nietzscheano и in funzione del progetto filosofico che va elaborando, ma egli "pensa in parallelo" con Nietzsche, in una continua e serrata interrogazione. Come egli scrive, "rimane comunque decisivo [..] ascoltare Nietzsche stesso, porre le domande con lui, per mezzo di lui e cosм al tempo stesso contro di lui, ma per l'unica intima cosa comune in questione nella filosofia occidentale".

La "cosa in questione" и il problema dell' essere, che, secondo Heidegger, Nietzsche ha in comune con la tradizione della metafisica occidentale. Per Heidegger, Nietzsche и un pensatore "essenziale", proprio perchи ha pensato un unico pensiero, quello dell'essere, interpretato come volontа di potenza ed eterno ritorno dell'uguale. Non и mia intenzione, in questa sede, soffermarmi sull'interpretazione heideggeriana di Nietzsche (di cui il mio compendio vuole essere un invito e una guida agile alla lettura), ma piuttosto indicare, per grandi linee, il contesto teorico in cui matura tale confronto.

Nietzsche occupa una posizione particolare nello sviluppo del pensiero di Heidegger successivo a Essere e tempo, e ne condiziona gli esiti speculativi. In questa fase, la filosofia di Heidegger и incentrata sul problema della metafisica e della sua storia; a ciт egli и sollecitato dalle stesse conclusioni della sua opera principale. Nella Lettera sull'umanismo del 1947, egli dice che la "svolta" (Kehre) dall'analitica esistenziale - incentrata sull'esserci, ossia sull'uomo - verso l'analisi del senso dell'essere in generale, non c'и stata, perchи il linguaggio, ancora sostanzialmente condizionato dall'apparato concettuale della metafisica, l'ha resa impossibile. Ne emergeva la necessitа, dunque, di ripensare la storia della metafisica occidentale e individuarne l'"errore" che la caratterizza. Gli scritti che scandiscono questo nuovo itineriario sono, in particolare, L'essenza della veritа del 1930 (pubblicata nel 1943), l' Introduzione alla metafisica del 1935 (edito nel 1953), Hoelderlin e l'essenza della poesia del 1937, i giа citati lavori su Nietzsche, e, infine, La dottrina di Platone sulla veritа del 1942.

Va chiarito, in primo luogo, che cosa intende Heidegger per "metafisica": essa si identifica in quella tradizione di pensiero che pone il problema dell'essere dell'ente, andando oltre (metа) l'ente stesso, in una dimensione trascendente, ma che tuttavia lo risolve in modo errato, poichи riconduce l'essere sullo stesso piano dell'ente, concependolo come semplice-presenza (Vorhandenheit) - secondo la terminologia di Essere e tempo. Ciт avviene sia pensando l'essere come il carattere comune di tutti gli enti, il piщ astratto e indeterminato - il che rende possibile il suo rovesciamento nel nulla, come nella Logica di Hegel -; sia come causa e fondamento degli enti - il Dio della teologia aristotelica e cristiana. In ogni caso si oscura la "differenza ontologica" che distingue l'essere dall'ente e si giunge a quell' "oblio dell'essere" (Seinsvergessenheit) che contraddistingue la storia della metafisica occidentale fino a oggi.

Ora, questi sviluppi, contenuti implicitamente giа in Essere e tempo (lа dove si descrive la comprensione dell'essere nell'esistenza inautentica) e tematizzati nelle opere immediatamente successive Che cos'и la metafisica? e L'essenza del fondamento - entrambe del 1929 - trovano tuttavia una piщ ampia articolazione negli scritti sopracitati degli anni trenta e quaranta. Ed и appunto in questo periodo che la problematica heideggeriana si confronta con la filosofia di Nietzsche. Ma per comprendere meglio questo punto, occorre seguire piщ da vicino la ricostruzione che Heidegger compie della storia della metafisica, sottolineando alcune tappe fondamentali. La storia della metafisica si rende comprensibile se si parte dal problema dell' essenza della veritа. Fare la storia della veritа, non significa solo ricostruire i diversi significati di una parola, ma ripensare la storia dello stesso essere e, quindi, la nostra storia. Ma nostra non nel senso che и stata decisa da noi, poichи, se и vero che per Heidegger la metafisica и l'apertura storica da cui dipende il destino di noi occidentali, tuttavia tale apertura non dipende da noi, bensм dall'essere. Schematicamente, seguendo le diverse ricostruzioni che Heidegger ha elaborato negli scritti di questo periodo, possiamo articolare tale storia secondo cinque tappe fondamentali:

1) Nel mondo greco. In greco, la parola veritа, a-lиtheia, и formata da un alpha privativo e dal verbo lathein che significa essere nascosto; di qui la veritа come "svelamento" (Unverborgenheit); il che implica un originario legame di svelamento e nascondimento, una originaria coappartenenza di veritа e di non-veritа. Ciт che la veritа svela и la natura (physis), ossia l'essere nel suo originario manifestarsi. (La radice phu и comune sia a physis che a phainesthai, manifestare). La veritа, per i Greci, и dunque il manifestarsi dell'essere che, sottraendosi al nascondimento, si offre in visione. Ma giа nel pensiero greco questo originario legame di svelamento e di nascondimento viene dimenticato.

2) Nel platonismo. Con Platone si assiste a un capovolgimento dell'essenza della veritа che sarа decisivo per la storia dell'Occidente. Il vero diventa l' idйa, ciт che и "visibile", afferrabile con esattezza dal nostro intelletto. La radice id del termine greco idйa и la stessa del verbo latino video (vedere) e videor (apparire), ma ora non si tratta piщ dell'apparire dell'essere, ma dello sguardo dell'uomo sull'essere stesso. La veritа "cade sotto il giogo dell'idea", diventa qualcosa di relativo all'uomo, al suo saper "vedere" correttamente l'ente. La veritа, da originaria manifestazione di ciт che si nasconde, и diventata correttezza dello sguardo rivolto all'idea, che consiste nella corrispondenza (orthтtes in greco, adaequatio in latino) tra l'idea e la cosa. In questo passaggio, che riduce l'essere a oggetto di valutazione dell'uomo, Heidegger ha visto le premesse del dominio della tecnica.

3) In Aristotele e nel Medioevo. La concezione della veritа come corrispondenza tra il pensiero o la proposizione e le cose, presuppone che l'essere sia qualcosa di effettivamente presente. Da qui si sviluppa la metafisica come onto-teo-logia, ossia quella dottrina dell'essere dell'ente, che concepisce come tratto essenziale dell'essere la presenza effettiva. I passaggi successivi sono rappresentati da Aristotele, che privilegia la concezione dell'essere come enиrgheia, l'esistenza in atto, e dal Medioevo, che identifica l'essere in un ente supremo - il Dio della teologia cristiana, causa del mondo e fondamento di tutti gli enti - al quale vengono attribuite, oltre alla presenza, la capacitа di fondazione e la causalitа.

4) In Cartesio e nell'idealismo tedesco. Con Cartesio, da cui prende avvio la scienza moderna, l'uomo si instaura come soggetto, "prendendo posto nel bel mezzo dell'ente". La veritа diventa la certezza del soggetto umano, e l'essere si trasforma in oggetto, in qualcosa che sta di fronte (Gegen-stand) al calcolo e al progetto tecnico dell'uomo. Con ciт si rende possibile la tecnicizzazione del mondo, la quale, dunque, si configura come il naturale sbocco del pensiero metafisico. L'idealismo, da Fichte a Hegel, ha proseguito sulla medesima via che riconduce l'essere delle cose all'io, e, dunque, alla volontа del soggetto.

5) In Nietzsche. Heidegger vede Nietzsche come il pensatore del compimento della metafisica, in cui si attua "il massimo e piщ profondo raccoglimento, cioи il compimento di tutte le posizioni di fondo essenziali della filosofia occidentale da Platone in poi."

In Nietzsche giunge al termine il platonismo, ossia la tradizione di pensiero caratterizzata dalla distinzione tra mondo vero e mondo apparente, che l'Occidente ha fatto propria grazie anche al cristianesimo, una forma di "platonismo per il popolo". Il nichilismo, ossia il venir meno dei valori e il depotenziamento della vita, и connaturato con tale tradizione, che svaluta il mondo sensibile e la corporeitа. Nietzsche non si limita tuttavia a rovesciare il platonismo - nel senso di mantenere la struttura di quest'ultimo invertendone gli spazi - il mondo sensibile al posto del soprasensibile - ma effettua un passaggio piщ elaborato, uno "svicolamento" (Herausdrehung) che comporta una profonda trasformazione filosofica e una metamorfosi dell'uomo: il superuomo, inteso come l'uomo che va oltre (ueber) l'uomo che c'и stato finora. In opposizione al platonismo, Nietzsche pensa l'essere come volontа di potenza ed eterno ritorno (dottrine che risponderebbero alle tradizionali domande metafisiche sul "che cosa" e sul "come" l'ente и), in altri termini, come potenziamento e innalzamento incessante, in un perenne ritorno su di sи. Caduta la distinzione metafisica tra mondo vero e mondo apparente, la veritа dell'essere и posta senza fondamento, in certo qual modo solo su se stessa. Tuttavia, l'essere pensato come volontа di potenza, (o volontа di volontа, termine che, secondo Heidegger, esprime meglio la totale infondatezza della volontа che vuole solo se stessa) rappresenta l'estrema radicalizzazione del soggettivismo e dell'antropomorfismo, esemplificata nella massima di Nietzsche:

""Antropomorfizzare" il mondo, cioи sentirci sempre piщ in esso come signori".

Anche la filosofia di Nietzsche, pertanto, rimane, per Heidegger, nell'ambito del nichilismo, della storia, cioи, in cui "dell'essere non ne и piщ niente". Il nichilismo и quindi il compimento della metafisica, che culmina nel trionfo della razionalitа scientifica; il mondo, in cui si и persa ogni traccia della differenza ontologica, si и cosм trasformato in un immenso arsenale di strumenti della "volontа di potenza". Con Nietzsche, dunque, la metafisica perviene alla sua forma estrema, e solo in questa forma diviene comprensibile la sua essenza, che consiste nell'oblio dell'essere. Di tale evento, di cui noi non siamo semplici spettatori, poichи la storia della metafisica, come si и detto, и anche la nostra, veniamo a conoscenza solo quando и giunto alla fine. Ma nel momento in cui si apre la possibilitа di ripensare l'essenza della metafisica, occorre di nuovo volgersi al primo inizio, per attingere nuove possibilitа e un altro destino dell'essere. Per questo, secondo Heidegger

"Dobbiamo pensare Nietzsche, vale a dire sempre il suo unico pensiero e quindi il semplice pensiero-guida della metafisica occidentale, fino al suo proprio limite interno. Esperiremo allora come prima cosa, quanto ampiamente e quanto decisamente l'essere sia giа coperto dall'ombra dell'ente e della supremazia del cosiddetto reale. [...] Eppure, scorgendo questa ombra come ombra, noi stiamo giа in un'altra luce, senza trovare il fuoco da cui emana il suo rilucere".

 

Vita e opere di Heidegger

Martin Heidegger nasce a Messkirch, nel Baden, il 26 settembre 1889. Compie i primi studi a Costanza e a Friburgo. Segue, all'universitа di Friburgo, i corsi del neokantiano Heinrich Rickert, conseguendo nel 1914 il dottorato, con la tesi La dottrina del giudizio nello psicologismo.

All'Universitа di Friburgo ottiene, nel 1915, la libera docenza, discutendo una dissertazione su La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto, e, nel 1916, diviene assistente di Husserl, con cui inizia una intensa collaborazione. Rispetto al neokantisma, la fenomenologia husserliana offre a Heidegger una maggiore aderenza a quella concretezza e a quella "storicitа" verso le quali lo sollecitava il clima culturale dell' epoca, dalla filosofia (Kierkegaard, Nietzsche, Dilthey), alla letteratura (Hoelderlin, Dostoevskij, Rilke, Trakl).

Dal 1923 al 1928 insegna all' Universitа di Marburgo. Tiene corsi su Platone, Aristotele, Agostino e il neoplatonismo, l'ontologia e la mistica medievali, Cartesio, Kant, Hegel. Nel 1927 pubblica Essere e tempo. L'opera, rimasta incompiuta, lo consacra tra i piщ grandi filosofi del novecento e segna la rottura con Husserl.

Nel 1928 succede a Husserl alla cattedra di Friburgo. L'anno seguente tiene la prolusione ufficiale dal titolo Che cos'и la metafisica?, che viene pubblicata contemporaneamente a Kant e il problema della metafisica, e L'essenza del fondamento.

Il 21 aprile 1933 viene eletto rettore dell'Universitа di Friburgo e aderisce al Partito nazionalsocialista. Il testo chiave della sua adesione и la prolusione rettorale L'autoaffermazione dell' Universitа tedesca, nella quale viene esaltata la missione del popolo tedesco, nella prospettiva della sua rinascita e della sua affermazione nel mondo. Si dimette l'anno successivo per dissensi con il governo, e non si occupa piщ di politica, per dedicarsi esclusivamente all'insegnamento e agli studi.

Nel 1935 tiene un corso di Introduzione alla metafisica, che sarа pubblicato nel 1953. Nelle conferenze pronunciate in questo periodo (nel 1936, a Roma, su Hoelderlin e l'essenza della poesia, e, tra il 1935 e il 1936, in varie occasioni, su L'origine dell'opera d'arte) si puт cogliere il nuovo indirizzo della sua filosofia, rispetto agli esiti di Essere e Tempo.

Tra il 1936 e il 1942 elabora, in una serie di corsi e di seminari - pubblicati nel 1961 in due volumi dal titolo Nietzsche -, una interpretazione di Nietzsche radicalmente divergente da quella "politica", fatta propria dai nazisti. In questo periodo le pubblicazioni sono piuttosto rade. Nel 1942 esce La dottrina platonica della veritа, e, l'anno successivo, L'essenza della veritа.

Dopo la guerra il comando alleato proibisce ad Heidegger l'attivitа accademica, che puт riprendere solo nel 1952. Del 1946 и la Lettera sull'umanismo, che contiene gli sviluppi principali del pensiero successivo a Essere e Tempo. Il nuovo itinerario heideggeriano, che risale agli anni trenta, consiste nel ripensamento della storia della metafisica occidentale, caratterizzata dall' "oblio dell'essere".

Negli anni cinquanta e sessanta svolge una intensa attivitа di conferenze e di pubblicazioni, in cui elabora la sua ultima filosofia, incentrata sul tema del linguaggio. Tra gli scritti di questo periodo ricordiamo: Sentieri interrotti (1950), Cosa significa pensare? (1954), Identitа e differenza (1957), In cammino verso il linguaggio (1959), e Segnavia (1967).

Muore il 26 maggio 1976 a Messkirch.