I valori supremi come categorie

К оглавлению1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 
17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32  
34 35 36   39 40 41  43 44 45 46 47 48 49 50 
51 52 53 54  56  58 59 60 61 62 

N. chiama i valori supremi "categorie", senza peraltro darne una spiegazione. Questo termine, dal greco kategorиin, ha il significato di una chiamata che rende manifesta una cosa per quello che и. L'aspetto, ciт in cui un ente si mostra per quello che и, si dice иidos, o idиa. In questa accezione, la parola kategorмa viene adoperata anche da Aristotele, che la eleva al rango di un nome filosofico, ossia piщ originario ed essenziale. Da Aristotele in poi, la categoria acquisisce il significato di chiamata fondamentale dell'ente in quanto tale, una chiamata tale da dire in quale carattere d'essere (la "sostanza", la "qualitа", la "relazione"), l'ente nominato si mostra. Di conseguenza, le categorie sono le parole filosofiche fondamentali, che presiedono al nostro quotidiano rapportarci all'ente, del tutto essenziali, nonostante la maggioranza degli uomini e l'intelletto comune ne ignorino l'esistenza.

Le categorie sono riconosciute espressamente dal pensiero razionale, filosofico (in termini aristotelici, dal logos apofantikтs). Da Aristotele, a Kant e a Nietzsche, sia pure in forme diverse, viene colta la relazione fra la ragione giudicante e l'ente in quanto tale, che nelle categorie mostra la sua articolazione. Per quanto riguarda N., il fatto che chiami "categorie" i "valori cosmologici", ossia le supreme determinazioni dell'ente, mostra quanto decisamente egli pensi nella traiettoria della metafisica. Che poi, concependo le categorie come "valori", esca da tale traiettoria e si possa definire "antimetafisico", oppure, portando la metafisica alla sua fine definitiva, diventi l'ultimo metafisico, lo si potrа stabilire solo con il chiarimento del concetto nietzscheano di nichilismo.

La seconda cosa che si rende necessaria per delucidare la proposizione conclusiva della sezione A, и l'indicazione del mondo in cui qui N., riassumendo, chiama le tre categorie. Invece di "senso", egli dice ora "scopo"; invece di "totalitа", "unitа"; invece di "veritа" e di "mondo vero", "essere". Che egli, di nuovo, non dia una spiegazione di ciт, non deve stupirci, poichи non ci troviamo di fronte ad un capitolo di un libro destinato al "pubblico", ma al soliloquio di un pensatore. Piuttosto, sottolineiamo il fatto che N. concepisca la "veritа" come categoria di ragione, ed equipari la "veritа" a "essere". In questo vi и qualcosa di essenziale per il chiarimento della sua posizione metafisica di fondo, nella quale l'esperienza del nichilismo ha la sua radice.

 

N. chiama i valori supremi "categorie", senza peraltro darne una spiegazione. Questo termine, dal greco kategorиin, ha il significato di una chiamata che rende manifesta una cosa per quello che и. L'aspetto, ciт in cui un ente si mostra per quello che и, si dice иidos, o idиa. In questa accezione, la parola kategorмa viene adoperata anche da Aristotele, che la eleva al rango di un nome filosofico, ossia piщ originario ed essenziale. Da Aristotele in poi, la categoria acquisisce il significato di chiamata fondamentale dell'ente in quanto tale, una chiamata tale da dire in quale carattere d'essere (la "sostanza", la "qualitа", la "relazione"), l'ente nominato si mostra. Di conseguenza, le categorie sono le parole filosofiche fondamentali, che presiedono al nostro quotidiano rapportarci all'ente, del tutto essenziali, nonostante la maggioranza degli uomini e l'intelletto comune ne ignorino l'esistenza.

Le categorie sono riconosciute espressamente dal pensiero razionale, filosofico (in termini aristotelici, dal logos apofantikтs). Da Aristotele, a Kant e a Nietzsche, sia pure in forme diverse, viene colta la relazione fra la ragione giudicante e l'ente in quanto tale, che nelle categorie mostra la sua articolazione. Per quanto riguarda N., il fatto che chiami "categorie" i "valori cosmologici", ossia le supreme determinazioni dell'ente, mostra quanto decisamente egli pensi nella traiettoria della metafisica. Che poi, concependo le categorie come "valori", esca da tale traiettoria e si possa definire "antimetafisico", oppure, portando la metafisica alla sua fine definitiva, diventi l'ultimo metafisico, lo si potrа stabilire solo con il chiarimento del concetto nietzscheano di nichilismo.

La seconda cosa che si rende necessaria per delucidare la proposizione conclusiva della sezione A, и l'indicazione del mondo in cui qui N., riassumendo, chiama le tre categorie. Invece di "senso", egli dice ora "scopo"; invece di "totalitа", "unitа"; invece di "veritа" e di "mondo vero", "essere". Che egli, di nuovo, non dia una spiegazione di ciт, non deve stupirci, poichи non ci troviamo di fronte ad un capitolo di un libro destinato al "pubblico", ma al soliloquio di un pensatore. Piuttosto, sottolineiamo il fatto che N. concepisca la "veritа" come categoria di ragione, ed equipari la "veritа" a "essere". In questo vi и qualcosa di essenziale per il chiarimento della sua posizione metafisica di fondo, nella quale l'esperienza del nichilismo ha la sua radice.