Le annotazioni del periodo dello "Zarathustra" (1883/84)

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Le annotazioni di questo periodo sono tanto esigui nelle dimensioni quanto importanti nel contenuto, che и espresso in forma estremamente concisa.

Nel brano n. 720 si afferma: "La vita stessa creт questo pensiero che и il piщ grave per la vita, essa vuole superare il suo ostacolo piщ alto!" L'eterno ritorno и presentato come scaturente dall'essenza della vita; esso и il piщ grave per la vita, in quanto и il piщ difficile da pensare e offre la resistenza piщ tenace al potenziamento della vita stessa.

Altri brani fanno riferimento all'"eraclitismo" di N., il quale, intorno al 1881, parla sovente del "flusso perenne di tutte le cose", e chiama tale dottrina "l'ultima veritа", quella che non tollera piщ alcuna assimilazione: infatti la concezione della perenne instabilitа non puт essere tenuta per vera dall'uomo, pena la sua completa distruzione. Ora perт, nel brano n.723, N. scrive : "Io vi insegno la redenzione dal flusso perenne". Ciт vuol dire che l'eterno ritorno "fissa" il flusso perenne, ne determina il carattere essenziale, superandone il carattere distruttivo. Il divenire viene mantenuto come divenire, e tuttavia viene immessa in questo divenire la stabilitа, cioи l'essere. In tal senso, anche questa veritа puт essere assimilata.

Nel brano n. 727 N. afferma: "Un processo infinito non puт essere pensato altrimenti se non come periodico". Si ribadisce che, nell'infinitа del tempo reale, per un mondo finito, soggetto al divenire, и possibile soltanto un corso circolare. Inoltre, i singoli avvenimenti non vanno pensati in modo esteriore, come accostati in serie l'uno all'altro, ma ciascuno и sempre la risonanza del tutto e la consonanza con il tutto. ("Non lo sai? In ogni azione che tu fai и ripetuta e compendiata la storia di tutto l'accadere". N. 726).

La considerazione che con il pensiero del ritorno tutto diverrebbe indifferente, ha inquietato N. seriamente e lo ha portato a riflettere sulle conseguenze della dottrina, cui si accenna nel brano n. 729 : "Paura delle conseguenze della dottrina: le nature migliori andranno forse in rovina per causa sua? Saranno le peggiori ad accettarla?"

La dottrina si affermerа dapprima presso "la plebaglia, che и fredda e senza grandi crisi interiori", mentre "gli uomini supremi" saranno guadagnati a sи per ultimi. (N. 730).

 

Le annotazioni di questo periodo sono tanto esigui nelle dimensioni quanto importanti nel contenuto, che и espresso in forma estremamente concisa.

Nel brano n. 720 si afferma: "La vita stessa creт questo pensiero che и il piщ grave per la vita, essa vuole superare il suo ostacolo piщ alto!" L'eterno ritorno и presentato come scaturente dall'essenza della vita; esso и il piщ grave per la vita, in quanto и il piщ difficile da pensare e offre la resistenza piщ tenace al potenziamento della vita stessa.

Altri brani fanno riferimento all'"eraclitismo" di N., il quale, intorno al 1881, parla sovente del "flusso perenne di tutte le cose", e chiama tale dottrina "l'ultima veritа", quella che non tollera piщ alcuna assimilazione: infatti la concezione della perenne instabilitа non puт essere tenuta per vera dall'uomo, pena la sua completa distruzione. Ora perт, nel brano n.723, N. scrive : "Io vi insegno la redenzione dal flusso perenne". Ciт vuol dire che l'eterno ritorno "fissa" il flusso perenne, ne determina il carattere essenziale, superandone il carattere distruttivo. Il divenire viene mantenuto come divenire, e tuttavia viene immessa in questo divenire la stabilitа, cioи l'essere. In tal senso, anche questa veritа puт essere assimilata.

Nel brano n. 727 N. afferma: "Un processo infinito non puт essere pensato altrimenti se non come periodico". Si ribadisce che, nell'infinitа del tempo reale, per un mondo finito, soggetto al divenire, и possibile soltanto un corso circolare. Inoltre, i singoli avvenimenti non vanno pensati in modo esteriore, come accostati in serie l'uno all'altro, ma ciascuno и sempre la risonanza del tutto e la consonanza con il tutto. ("Non lo sai? In ogni azione che tu fai и ripetuta e compendiata la storia di tutto l'accadere". N. 726).

La considerazione che con il pensiero del ritorno tutto diverrebbe indifferente, ha inquietato N. seriamente e lo ha portato a riflettere sulle conseguenze della dottrina, cui si accenna nel brano n. 729 : "Paura delle conseguenze della dottrina: le nature migliori andranno forse in rovina per causa sua? Saranno le peggiori ad accettarla?"

La dottrina si affermerа dapprima presso "la plebaglia, che и fredda e senza grandi crisi interiori", mentre "gli uomini supremi" saranno guadagnati a sи per ultimi. (N. 730).