Libro Secondo

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IV L'eterno ritorno dell'uguale e la volontа di potenza

Se pensiamo la filosofia di Nietzsche all'interno del progetto-guida della metafisica occidentale, ne riconosciamo l'aspetto necessario e definitivo, che emerge soprattutto nella connessione della dottrina dell'eterno ritorno dell'uguale, con il pensiero fondamentale della volontа di potenza. La determinazione di tale connessione, che fa apparire questa filosofia come la posizione storica finale della metafisica, richiede la seguente articolazione:

1.N. pensa l'essere come volontа di potenza, in unitа con la determinazione dell'essere come eterno ritorno, tuttavia non teorizza esplicitamente l'unitа essenziale di questi due concetti, nи li collega al progetto-guida della metafisica. Egli, al pari di tutti i filosofi prima di lui, non ha saputo ritrovare i tratti essenziali di tale progetto-guida, che consistono nella rappresentazione dell'ente in quanto tale nell'ambito della presenza e della stabilitа.

Il pensiero dell'eterno ritorno, che anticipa nel contenuto quello della volontа di potenza, pensando la costante stabilizzazione del divenire, nella presenza del ripetersi dell'identico, genera l'illusione storiografica di aver riguadagnato l'inizio, quando, agli albori della metafisica, l'unitа della physis fu ripartita in "essere" e "divenire". Sennonchи, la dottrina di N. non и il superamento della metafisica, poichи, lungi dal pensare l'essenza dell'ente in modo greco, la pensa nel compimento, in sи inviluppato, senza vie di uscita. L'inizio и portato cosм al compimento della sua fine, e conferma l'abbandono dell'essere.

2.I due pensieri pensano, nei termini dell'etа moderna (la volontа di potenza) e in quelli della storia finale (l'eterno ritorno), la stessa cosa. Lo si puт vedere sia in riferimento al progetto-guida della metafisica, rispetto al quale i due pensieri rappresentano entrambi la stabilizzazione del divenire, sia nell'orizzonte stesso della metafisica e in base alle sue distinzioni. Infatti, essi sono concepiti come determinazioni fondamentali dell'ente nel suo insieme, e, precisamente, la volontа di potenza come la forma del che cosa и (Was-sein), l'eterno ritorno come quella del che и (Dass-sein). (Questa seconda via и quella seguita nei due corsi universitari "La volontа di potenza come arte" e "L'eterno ritorno dell'uguale").

La distinzione di queste due determinazioni, che regge la metafisica e la cui origine и rimasta occulta, ha il fondamento nella distinzione platonica dell' ontos on e del me on. Il primo, и l'ente essente, che и in modo vero e proprio, nella cui presenza sono uniti il che cosa un ente и e il che esso и. Il secondo, и quello apparente, che mostra il che cosa и solo in modo offuscato, e che quindi non и veramente, pur non essendo un niente. La distinzione fra il che cosa e il che и (basata su quella dell'ontos on e del me on), si presenta successivamente in forme diverse (essentia, existentia), viene infine alla luce nel compimento della metafisica, ma in modo che la distinzione in quanto tale и dimenticata.

Ma il compimento, con la filosofia di N., realizza una trasformazione nell'ultima forma possibile, superando la distinzione del mondo "vero" e del mondo "apparente", nella trasformazione del secondo, del "sensibile", nella "vita" nel senso della volontа di potenza, che assimila il "soprasensibile" come assicurazione della sussistenza. In questa ultima trasformazione, viene eliminata la distinzione: il "che cosa" (volontа di potenza) и, in quanto essenza, la condizione della vitalitа della vita, ed и l'unico e autentico "che и" (eterno ritorno) del vivente.

3.Nell'unitа essenziale dei due pensieri, la metafisica dice la sua ultima parola. All'inizio della sua storia, vi era l'antitesi di essere e divenire, ripartiti in due regni separati. Nell'essere, percepito come permanenza e durata, i Greci scorgono l'essere vero e proprio, e vedono il divenire come generazione e corruzione, quindi come non ente e come ente apparente. Successivamente, il divenire entra in concorrenza con l'essere, reclamando il posto di quest'ultimo; Hegel, compiendo il primo passo in suo favore, lo concepisce a partire dal soprasensibile, dall'idea assoluta; N., attuando il rovesciamento del platonismo, elimina l'antitesi di essere e divenire, e costituisce il compimento. Ora il divenire pretende di avere assunto la preminenza sull'essere, mentre in realtа porta a compimento soltanto l'etrema conferma dell'essere nel senso della stabilizzazione e della presenza. La filosofia di N., infatti, stabilizzando il divenire, realizza la supremazia dell'iniziale veritа dell'essere, rimasta ignota e infondata. La conseguenza di questo ultimo stadio della metafisica, si manifesta nella corrispettiva determinazione dell'essenza della veritа. Essendo svanita anche l'ultima risonanza della alйtheia, la veritа diventa "giustizia", ossia suprema volontа di potenza. Tale trasformazione equivale ad un "accantonamento"; allora comincia il conferimento di senso come "trasvalutazione di tutti i valori". La veritа come "giustizia", conseguenza dell'antropomorfismo incondizionato, diventa il dominio dell'uomo sulla terra.

4.Comincia, con questo, l'epoca della compiuta mancanza di senso, che deriva dall'accantonamento della veritа dell'essere, nel compimento della metafisica. Tale epoca instaura la supremazia dell'enticitа in quanto fattivitа (Machsamkeit), che rimane sottomessa all'essere nella figura essenziale della macchinazione (Machenshaft). Con la macchinazione, che puт mantenersi solo sotto il comando incondizionato di se stessa, giunge al potere la mancanza di senso.

Nondimeno, и il tempo dell'instaurazione macchinosa di "fini" e "visioni del mondo", che sostituiscono ogni domandare sulla veritа dell'essere, e che non si regolano su "misure" e "ideali" in sи fondati, ma che stanno al servizio della potenza, e scaturiscono da una autoinstaurazione dell'uomo nell'ente. L'essenza dell'ente, il "che cosa и", determinato un tempo dalle "idee", и riferito ora al calcolo che inventa i "valori". La "trasvalutazione di tutti i valori" и, dunque, la forma estrema della metafisica. Questo и l'unico piano che rimane dopo il rovesciamento del platonismo e l'abolizione del mondo "vero" e del mondo "apparente", e che appare come identitа di eterno ritorno e di volontа di potenza.

5.Tale epoca attua pienamente l'essenza dell'etа moderna, caratterizzata dal fatto che l'uomo, come subiectum, si instaura quale centro di riferimento dell'ente nel suo insieme, di fronte al quale l'ente diventa oggetto, determinato come "rappresentatezza" e "fabbricatezza" (Vor- und Hergestelltheit). Alla base di tali determinazioni ci sono Cartesio, con l'identificazione della veritа nella certezza, e Leibniz con l'interpretazione della sostanza con il carattere fondamentale della rappresentazione. La certezza e la rappresentazione predispongono alla preminenza del calcolo e della macchinazione. La tecnica fonda il potere dell'uomo in un mondo in cui solo l'ente, e non l'essere, и essenziale. La mancanza di radura (das Lichtung-lose) dell'essere и la mancanza di senso (Sinnlosigkeit) dell'ente nel suo insieme.

6.Con la mancanza di senso che caratterizza l'etа moderna, l'essenza della metafisica raggiunge il compimento nella macchinazione, che spinge l'ente a occupare l'unico rango e fa dimenticare l'essere. Ciт che propriamente accade и che l'essere lascia l'ente a esso stesso e in questo si rifiuta. In quanto tale rifiuto (Verweigerung) viene esperito, и perт giа accaduta una radura dell'essere, и la prima iniziale manifestazione dell'essere nella sua problematicitа. Occorre rendersi insistenti in questa radura, che avviene per opera dell'essere, e non и escogitata da noi.

Il fondamento storico del compimento и giа il trapasso nell'altro inizio, che ritorna al fondamento e assume con questo un'altra stabilitа. Il trapasso (Uebergang) assume su di sи tutto il giа-stato e prepara il venturo, seguendo la via che dispone il pensiero dell'uomo all'ascolto della voce dell'essere e lo fa diventare disponibile alla guardia (Waechterschaft) della veritа dell'essere.

 

IV L'eterno ritorno dell'uguale e la volontа di potenza

Se pensiamo la filosofia di Nietzsche all'interno del progetto-guida della metafisica occidentale, ne riconosciamo l'aspetto necessario e definitivo, che emerge soprattutto nella connessione della dottrina dell'eterno ritorno dell'uguale, con il pensiero fondamentale della volontа di potenza. La determinazione di tale connessione, che fa apparire questa filosofia come la posizione storica finale della metafisica, richiede la seguente articolazione:

1.N. pensa l'essere come volontа di potenza, in unitа con la determinazione dell'essere come eterno ritorno, tuttavia non teorizza esplicitamente l'unitа essenziale di questi due concetti, nи li collega al progetto-guida della metafisica. Egli, al pari di tutti i filosofi prima di lui, non ha saputo ritrovare i tratti essenziali di tale progetto-guida, che consistono nella rappresentazione dell'ente in quanto tale nell'ambito della presenza e della stabilitа.

Il pensiero dell'eterno ritorno, che anticipa nel contenuto quello della volontа di potenza, pensando la costante stabilizzazione del divenire, nella presenza del ripetersi dell'identico, genera l'illusione storiografica di aver riguadagnato l'inizio, quando, agli albori della metafisica, l'unitа della physis fu ripartita in "essere" e "divenire". Sennonchи, la dottrina di N. non и il superamento della metafisica, poichи, lungi dal pensare l'essenza dell'ente in modo greco, la pensa nel compimento, in sи inviluppato, senza vie di uscita. L'inizio и portato cosм al compimento della sua fine, e conferma l'abbandono dell'essere.

2.I due pensieri pensano, nei termini dell'etа moderna (la volontа di potenza) e in quelli della storia finale (l'eterno ritorno), la stessa cosa. Lo si puт vedere sia in riferimento al progetto-guida della metafisica, rispetto al quale i due pensieri rappresentano entrambi la stabilizzazione del divenire, sia nell'orizzonte stesso della metafisica e in base alle sue distinzioni. Infatti, essi sono concepiti come determinazioni fondamentali dell'ente nel suo insieme, e, precisamente, la volontа di potenza come la forma del che cosa и (Was-sein), l'eterno ritorno come quella del che и (Dass-sein). (Questa seconda via и quella seguita nei due corsi universitari "La volontа di potenza come arte" e "L'eterno ritorno dell'uguale").

La distinzione di queste due determinazioni, che regge la metafisica e la cui origine и rimasta occulta, ha il fondamento nella distinzione platonica dell' ontos on e del me on. Il primo, и l'ente essente, che и in modo vero e proprio, nella cui presenza sono uniti il che cosa un ente и e il che esso и. Il secondo, и quello apparente, che mostra il che cosa и solo in modo offuscato, e che quindi non и veramente, pur non essendo un niente. La distinzione fra il che cosa e il che и (basata su quella dell'ontos on e del me on), si presenta successivamente in forme diverse (essentia, existentia), viene infine alla luce nel compimento della metafisica, ma in modo che la distinzione in quanto tale и dimenticata.

Ma il compimento, con la filosofia di N., realizza una trasformazione nell'ultima forma possibile, superando la distinzione del mondo "vero" e del mondo "apparente", nella trasformazione del secondo, del "sensibile", nella "vita" nel senso della volontа di potenza, che assimila il "soprasensibile" come assicurazione della sussistenza. In questa ultima trasformazione, viene eliminata la distinzione: il "che cosa" (volontа di potenza) и, in quanto essenza, la condizione della vitalitа della vita, ed и l'unico e autentico "che и" (eterno ritorno) del vivente.

3.Nell'unitа essenziale dei due pensieri, la metafisica dice la sua ultima parola. All'inizio della sua storia, vi era l'antitesi di essere e divenire, ripartiti in due regni separati. Nell'essere, percepito come permanenza e durata, i Greci scorgono l'essere vero e proprio, e vedono il divenire come generazione e corruzione, quindi come non ente e come ente apparente. Successivamente, il divenire entra in concorrenza con l'essere, reclamando il posto di quest'ultimo; Hegel, compiendo il primo passo in suo favore, lo concepisce a partire dal soprasensibile, dall'idea assoluta; N., attuando il rovesciamento del platonismo, elimina l'antitesi di essere e divenire, e costituisce il compimento. Ora il divenire pretende di avere assunto la preminenza sull'essere, mentre in realtа porta a compimento soltanto l'etrema conferma dell'essere nel senso della stabilizzazione e della presenza. La filosofia di N., infatti, stabilizzando il divenire, realizza la supremazia dell'iniziale veritа dell'essere, rimasta ignota e infondata. La conseguenza di questo ultimo stadio della metafisica, si manifesta nella corrispettiva determinazione dell'essenza della veritа. Essendo svanita anche l'ultima risonanza della alйtheia, la veritа diventa "giustizia", ossia suprema volontа di potenza. Tale trasformazione equivale ad un "accantonamento"; allora comincia il conferimento di senso come "trasvalutazione di tutti i valori". La veritа come "giustizia", conseguenza dell'antropomorfismo incondizionato, diventa il dominio dell'uomo sulla terra.

4.Comincia, con questo, l'epoca della compiuta mancanza di senso, che deriva dall'accantonamento della veritа dell'essere, nel compimento della metafisica. Tale epoca instaura la supremazia dell'enticitа in quanto fattivitа (Machsamkeit), che rimane sottomessa all'essere nella figura essenziale della macchinazione (Machenshaft). Con la macchinazione, che puт mantenersi solo sotto il comando incondizionato di se stessa, giunge al potere la mancanza di senso.

Nondimeno, и il tempo dell'instaurazione macchinosa di "fini" e "visioni del mondo", che sostituiscono ogni domandare sulla veritа dell'essere, e che non si regolano su "misure" e "ideali" in sи fondati, ma che stanno al servizio della potenza, e scaturiscono da una autoinstaurazione dell'uomo nell'ente. L'essenza dell'ente, il "che cosa и", determinato un tempo dalle "idee", и riferito ora al calcolo che inventa i "valori". La "trasvalutazione di tutti i valori" и, dunque, la forma estrema della metafisica. Questo и l'unico piano che rimane dopo il rovesciamento del platonismo e l'abolizione del mondo "vero" e del mondo "apparente", e che appare come identitа di eterno ritorno e di volontа di potenza.

5.Tale epoca attua pienamente l'essenza dell'etа moderna, caratterizzata dal fatto che l'uomo, come subiectum, si instaura quale centro di riferimento dell'ente nel suo insieme, di fronte al quale l'ente diventa oggetto, determinato come "rappresentatezza" e "fabbricatezza" (Vor- und Hergestelltheit). Alla base di tali determinazioni ci sono Cartesio, con l'identificazione della veritа nella certezza, e Leibniz con l'interpretazione della sostanza con il carattere fondamentale della rappresentazione. La certezza e la rappresentazione predispongono alla preminenza del calcolo e della macchinazione. La tecnica fonda il potere dell'uomo in un mondo in cui solo l'ente, e non l'essere, и essenziale. La mancanza di radura (das Lichtung-lose) dell'essere и la mancanza di senso (Sinnlosigkeit) dell'ente nel suo insieme.

6.Con la mancanza di senso che caratterizza l'etа moderna, l'essenza della metafisica raggiunge il compimento nella macchinazione, che spinge l'ente a occupare l'unico rango e fa dimenticare l'essere. Ciт che propriamente accade и che l'essere lascia l'ente a esso stesso e in questo si rifiuta. In quanto tale rifiuto (Verweigerung) viene esperito, и perт giа accaduta una radura dell'essere, и la prima iniziale manifestazione dell'essere nella sua problematicitа. Occorre rendersi insistenti in questa radura, che avviene per opera dell'essere, e non и escogitata da noi.

Il fondamento storico del compimento и giа il trapasso nell'altro inizio, che ritorna al fondamento e assume con questo un'altra stabilitа. Il trapasso (Uebergang) assume su di sи tutto il giа-stato e prepara il venturo, seguendo la via che dispone il pensiero dell'uomo all'ascolto della voce dell'essere e lo fa diventare disponibile alla guardia (Waechterschaft) della veritа dell'essere.