Mondo e vita come "divenire"
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Se tuttavia il
mondo avesse un carattere transeunte e instabile, allora la veritа - intesa
come ciт che и stabile e fisso - sarebbe una fissazione di ciт che и
diveniente, e quindi sarebbe ad esso inadeguata. Il vero - inteso nel senso del
corretto - non si regolerebbe sul divenire. La veritа sarebbe dunque non-correttezza,
errore, "illusione" necessaria.
Il detto di N.
secondo cui la veritа и appunto una illusione, implica, perт,
contemporaneamente, l'essenza della veritа come correttezza, ossia adeguazione
a ciт che "и"; solo se il mondo "и" un mondo diveniente, la
veritа nel senso di ciт che и stabile puт essere definita una illusione.
Ma
l'interpretazione del mondo come divenire и altresм una posizione di valori,
deriva cioи dalla vita. Scrive N. nel brano n. 577 della Volontа di potenza:
"Contro il
valore di ciт che rimane eternamente uguale (vedi l'ingenuitа di Spinoza come
pure di Descartes) c'и il valore di ciт che и piщ breve e transeunte, il
seducente scintillio dorato sul ventre del serpente vita".
Qui N. pone un
valore contro l'altro, espressioni di diverse vedute dell'essenza della vita:
la vita che si consolida e si fissa, e la vita come "serpente", che
continuamente si arrotola, eternamente diveniente. La veritа come
tenere-per-vero e fissarsi su un "cosм и" non puт essere il valore
supremo, perchи rinnega il carattere diveniente della vita, nondimeno и un
valore necessario. Ma se il vero significa lo stesso che l'ente, ed il vero non
и il valore supremo, allora nemmeno l'ente puт costituire l'essenza del mondo.
Per approfondire queste
questioni, domandiamo ora come si determina in N. il conoscere, dato che in
lui, come in tutti i pensatori moderni, l'essenza della veritа si determina
partendo dall'essenza della conoscenza.
Il conoscere come
schematizzazione di un caos secondo il bisogno pratico
Conoscere non и
per l'uomo qualcosa di occasionale o di legato a una teoria della conoscenza,
bensм и un comportamento in cui l'uomo sta da sempre, in cui egli si rapporta
all'ente e a se stesso. Conoscere il conoscere nella sua essenza significa
riandare al fondamento essenziale giа aperto, ma non ancora esplicato; tale
meditazione sul sapere fa parte della storia dell'uomo occidentale.
Per quanto
riguarda N., l'affermazione decisiva sulla sua concezione della conoscenza, и
contenuta all'inizio del brano n. 515 della Volontа di potenza:
"Non
"conoscere" ma schematizzare, - imporre al caos tutta la regolaritа e
tutte le forme sufficienti al nostro bisogno pratico".
Conoscere dunque
non nel senso di riprodurre un'immagine-copia della realtа, ma
"schematizzare"; con questo termine - che richiama l'essenza del
pensiero secondo le categorie e i loro schemi, e rinvia quindi al medesimo
contesto teorico di Platone e di Aristotele - N. intende l'imposizione al
"caos" di forme regolatrici, determinata dal nostro "bisogno
pratico". Con ciт sono dati gli elementi essenziali della concezione della
conoscenza in N.; essa, nonostante sia in contrasto con la nostra
rappresentazione abituale, che riferisce il conoscere ad un mondo ben ordinato
e non ad un "caos", si collega alla grande tradizione del pensiero
metafisico. Ad essa si perviene "risalendo" oltre il comportamento
conoscitivo, fino a quell'atto originario da cui scaturisce il conoscere
stesso. Questo conoscere il conoscere, in base alla sua provenienza e alle sue
"condizioni", и il passo ricco di conseguenze, compiuto dai primi
pensatori greci, mediante il quale si decide l'essere dell'ente. Si tratta ora
di vedere in quale misura N. - riallacciandosi alla tradizione - porti fino in
fondo le estreme conseguenze di queste decisioni.
Se tuttavia il
mondo avesse un carattere transeunte e instabile, allora la veritа - intesa
come ciт che и stabile e fisso - sarebbe una fissazione di ciт che и
diveniente, e quindi sarebbe ad esso inadeguata. Il vero - inteso nel senso del
corretto - non si regolerebbe sul divenire. La veritа sarebbe dunque non-correttezza,
errore, "illusione" necessaria.
Il detto di N.
secondo cui la veritа и appunto una illusione, implica, perт,
contemporaneamente, l'essenza della veritа come correttezza, ossia adeguazione
a ciт che "и"; solo se il mondo "и" un mondo diveniente, la
veritа nel senso di ciт che и stabile puт essere definita una illusione.
Ma
l'interpretazione del mondo come divenire и altresм una posizione di valori,
deriva cioи dalla vita. Scrive N. nel brano n. 577 della Volontа di potenza:
"Contro il
valore di ciт che rimane eternamente uguale (vedi l'ingenuitа di Spinoza come
pure di Descartes) c'и il valore di ciт che и piщ breve e transeunte, il
seducente scintillio dorato sul ventre del serpente vita".
Qui N. pone un
valore contro l'altro, espressioni di diverse vedute dell'essenza della vita:
la vita che si consolida e si fissa, e la vita come "serpente", che
continuamente si arrotola, eternamente diveniente. La veritа come
tenere-per-vero e fissarsi su un "cosм и" non puт essere il valore
supremo, perchи rinnega il carattere diveniente della vita, nondimeno и un
valore necessario. Ma se il vero significa lo stesso che l'ente, ed il vero non
и il valore supremo, allora nemmeno l'ente puт costituire l'essenza del mondo.
Per approfondire queste
questioni, domandiamo ora come si determina in N. il conoscere, dato che in
lui, come in tutti i pensatori moderni, l'essenza della veritа si determina
partendo dall'essenza della conoscenza.
Il conoscere come
schematizzazione di un caos secondo il bisogno pratico
Conoscere non и
per l'uomo qualcosa di occasionale o di legato a una teoria della conoscenza,
bensм и un comportamento in cui l'uomo sta da sempre, in cui egli si rapporta
all'ente e a se stesso. Conoscere il conoscere nella sua essenza significa
riandare al fondamento essenziale giа aperto, ma non ancora esplicato; tale
meditazione sul sapere fa parte della storia dell'uomo occidentale.
Per quanto
riguarda N., l'affermazione decisiva sulla sua concezione della conoscenza, и
contenuta all'inizio del brano n. 515 della Volontа di potenza:
"Non
"conoscere" ma schematizzare, - imporre al caos tutta la regolaritа e
tutte le forme sufficienti al nostro bisogno pratico".
Conoscere dunque
non nel senso di riprodurre un'immagine-copia della realtа, ma
"schematizzare"; con questo termine - che richiama l'essenza del
pensiero secondo le categorie e i loro schemi, e rinvia quindi al medesimo
contesto teorico di Platone e di Aristotele - N. intende l'imposizione al
"caos" di forme regolatrici, determinata dal nostro "bisogno
pratico". Con ciт sono dati gli elementi essenziali della concezione della
conoscenza in N.; essa, nonostante sia in contrasto con la nostra
rappresentazione abituale, che riferisce il conoscere ad un mondo ben ordinato
e non ad un "caos", si collega alla grande tradizione del pensiero
metafisico. Ad essa si perviene "risalendo" oltre il comportamento
conoscitivo, fino a quell'atto originario da cui scaturisce il conoscere
stesso. Questo conoscere il conoscere, in base alla sua provenienza e alle sue
"condizioni", и il passo ricco di conseguenze, compiuto dai primi
pensatori greci, mediante il quale si decide l'essere dell'ente. Si tratta ora
di vedere in quale misura N. - riallacciandosi alla tradizione - porti fino in
fondo le estreme conseguenze di queste decisioni.