IV.La veritа e il vero
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Ciт tuttavia non
significa che N. si liberi della tradizionale concezione della veritа come
correttezza. Nella correttezza и insita l'adeguatezza della rappresentazione dell'ente,
ma tale adeguatezza - che esprime l'essenza della veritа - non consiste nelle
immagini-copia delle cose esterne. Il contenuto essenziale del concetto
metafisico di veritа dice invece che: 1) la veritа и un carattere della
ragione; 2) il tratto fondamentale di questo carattere sta nel rappresentare
l'ente in quanto tale.
La meditazione di
N. sull'essenza della veritа ruota intorno a questi concetti. Gli ultimi
capoversi del brano n. 507 forniscono una risposta:
"Che ci
debba essere un bel po' di credenza; che si possa giudicare; che manchi il
dubbio riguardo a tutti i valori essenziali: - и questo il presupposto di ogni
vivente e della sua vita".
Qui si dice che
la veritа и la struttura fondamentale per la vita; essa non si determina a
posteriori per un utile pratico, ma deve giа esserci perchи sia possibile in
generale la vita. Sennonchи, nella frase seguente, N. afferma:
"Quindi и
necessario che qualcosa debba essere tenuto per vero, - non che qualcosa sia
vero".
Ci troviamo di
fronte ad una affermazione apparentemente contraddittoria: da una parte si
postula che и necessario per il vivente che ci sia veritа; dall'altra, che non
importa che qualcosa sia vero. Occorre trovare il fondamento di tale
affermazione per raggiungere una posizione nel cui orizzonte la si possa capire
in modo unitario.
L'antitesi di
"mondo vero" e "mondo apparente". La riconduzione a
rapporti di valore
Il fondamento и
nominato nella parte finale del brano n. 507, lа dove si dice che l'essenza
della veritа и un "giudizio di valore":
""Il
mondo vero e il mondo apparente" - questa antitesi vieneda me ricondotta a
rapporti di valore".
Tale antitesi -
cui Platone ha dato un'impronta "classica" - и antica quanto il
pensiero occidentale ed и la struttura portante della metafisica.
Anche per N. il
"mondo vero" и il vero ente e il "mondo apparente" il non
vero; ma egli vuole determinare tale distinzione secondo la sua provenienza.
Ora, ciт che fa dell'ente un ente vero и la stabilitа, la presenza stabile; ciт
che muta и ritenuto invece il non ente. Secondo N. la posizione di ciт che и
stabile e fisso e la corrispondente posizione di ciт che и instabile, и una
determinata valutazione che viene guidata dalla concezione di ciт che ha
valore, ossia di ciт che и condizione della vita. La posizione di valori и
infatti il processo fondamentale della vita stessa, и il modo in cui essa attua
pienamente la sua essenza.
In altri termini,
и chiamato "ente" ed и interpretato con il carattere della stabilitа,
solo ciт che conserva la vita nella sua sussistenza. "Noi abbiamo
proiettato le nostre condizioni di conservazione come predicati dell'essere in
generale". Cosм precisa N. nel medesimo brano.
Ciт tuttavia non
significa che N. si liberi della tradizionale concezione della veritа come
correttezza. Nella correttezza и insita l'adeguatezza della rappresentazione dell'ente,
ma tale adeguatezza - che esprime l'essenza della veritа - non consiste nelle
immagini-copia delle cose esterne. Il contenuto essenziale del concetto
metafisico di veritа dice invece che: 1) la veritа и un carattere della
ragione; 2) il tratto fondamentale di questo carattere sta nel rappresentare
l'ente in quanto tale.
La meditazione di
N. sull'essenza della veritа ruota intorno a questi concetti. Gli ultimi
capoversi del brano n. 507 forniscono una risposta:
"Che ci
debba essere un bel po' di credenza; che si possa giudicare; che manchi il
dubbio riguardo a tutti i valori essenziali: - и questo il presupposto di ogni
vivente e della sua vita".
Qui si dice che
la veritа и la struttura fondamentale per la vita; essa non si determina a
posteriori per un utile pratico, ma deve giа esserci perchи sia possibile in
generale la vita. Sennonchи, nella frase seguente, N. afferma:
"Quindi и
necessario che qualcosa debba essere tenuto per vero, - non che qualcosa sia
vero".
Ci troviamo di
fronte ad una affermazione apparentemente contraddittoria: da una parte si
postula che и necessario per il vivente che ci sia veritа; dall'altra, che non
importa che qualcosa sia vero. Occorre trovare il fondamento di tale
affermazione per raggiungere una posizione nel cui orizzonte la si possa capire
in modo unitario.
L'antitesi di
"mondo vero" e "mondo apparente". La riconduzione a
rapporti di valore
Il fondamento и
nominato nella parte finale del brano n. 507, lа dove si dice che l'essenza
della veritа и un "giudizio di valore":
""Il
mondo vero e il mondo apparente" - questa antitesi vieneda me ricondotta a
rapporti di valore".
Tale antitesi -
cui Platone ha dato un'impronta "classica" - и antica quanto il
pensiero occidentale ed и la struttura portante della metafisica.
Anche per N. il
"mondo vero" и il vero ente e il "mondo apparente" il non
vero; ma egli vuole determinare tale distinzione secondo la sua provenienza.
Ora, ciт che fa dell'ente un ente vero и la stabilitа, la presenza stabile; ciт
che muta и ritenuto invece il non ente. Secondo N. la posizione di ciт che и
stabile e fisso e la corrispondente posizione di ciт che и instabile, и una
determinata valutazione che viene guidata dalla concezione di ciт che ha
valore, ossia di ciт che и condizione della vita. La posizione di valori и
infatti il processo fondamentale della vita stessa, и il modo in cui essa attua
pienamente la sua essenza.
In altri termini,
и chiamato "ente" ed и interpretato con il carattere della stabilitа,
solo ciт che conserva la vita nella sua sussistenza. "Noi abbiamo
proiettato le nostre condizioni di conservazione come predicati dell'essere in
generale". Cosм precisa N. nel medesimo brano.