La cosiddetta "opera capitale" di Nietzsche

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Dicendo che il pensiero della volontа di potenza и l'unico pensiero di N., si intende affermare al tempo stesso che il pensiero dell'eterno ritorno и necessariamente incluso in esso, ne и il compimento intimo. Entrambi i pensieri dicono la stessa cosa e pensano lo stesso carattere fondamentale dell'ente nel suo insieme.

Dal tempo in cui il pensiero della volontа di potenza gli si fece chiaro, N. lottт per arrivare ad una configurazione speculativa di esso, che, nei suoi intenti, aveva i tratti di quella che egli stesso, con la tradizione, chiama l'"opera capitale". Tale opera tuttavia non fu mai portata a termine.

La letteratura corrente spiega questa mancanza ricorrendo ad una molteplicitа di ragioni: la copiositа del materiale, l'estensione dei singoli ambiti nei quali si sarebbe dovuto provare che la volontа di potenza и il carattere fondamentale dell'ente, una diminuita capacitа lavorativa, eccetera.

E' tuttavia sbagliato pensare che l'"opera capitale" debba avere le caratteristiche delle tradizionali opere filosofiche; ciт va contro l'essenza stessa del pensiero della volontа di potenza. N. sapeva perfettamente che la forma doveva essere completamente diversa, come dimostrano i molti tentativi compiuti. Soltanto presupponendo arbitrariamente un modello tradizionale di opera, si possono definire gli inediti di N. "frammenti" o "lavori preliminari". Occorre invece pensare adeguatamente ciт che in essi и pensato senza deformarli secondo le nostre abitudini.

Oggi и disponibile al pubblico un libro intitolato: La volontа di potenza, che non и un libro di N., sebbene contenga sue annotazioni scritte dal 1882 al 1888, secondo un piano dello stesso N.. Esso и un sufficiente supporto per tentare di seguire il corso del suo pensiero; bisogna perт liberarsi dell'ordinamento presentato, in cui si mescolano brani di periodi diversi. Distinguiamo in modo netto tra il libro, fabbricato a posteriori, e il corso del pensiero che porta alla volontа di potenza, di cui tentiamo di ripensare la struttura interna. Ci atteniamo per ora a quei brani che risalgono al 1887/88, in cui N. raggiunse la massima luciditа di pensiero; e tra questi scegliamo quelli nei quali l'insieme di questo pensiero и felicemente riuscito ed espresso in una compattezza che gli и propria.

 

La volontа di potenza come principio di una nuova posizione di valori

Secondo l'articolazione menzionata, il terzo libro, al quale ci atterremo, и intitolato "Principio di una nuova posizione di valori". Questo titolo ci fornisce giа un importante chiarimento su ciт che и la volontа di potenza: "il principio di una nuova posizione di valori". Valore significa per N. condizione della vita (laddove "vita", il piщ delle volte, non indica solo l'essere dell'uomo, ma l'ente nel suo insieme). N. non vede l'essenza della vita, darwinianamente, nell'autoconservazione, ma nel potenziamento oltre se stessa, nelle possibilitа che essa getta innanzi a sи. Il valore deve essere pensato come ciт che promuove tale potenziamento.

Nel potenziamento и insito una visione che prevede e che penetra (vorblickendes Durchblicken), una "prospettiva". La vita che potenzia se stessa ha dunque un carattere prospettico, che, corrispondentemente, и proprio anche del valore (in quanto l'essenza del condizionante - il valore - и determinata dall'essenza di ciт che deve condizionare - la vita).

"Posizione di valori" significa allora determinare quelle condizioni prospettiche che potenziano la vita. E "nuova posizione" sta a indicare che si sta preparando il rovesciamento di una posizione di valori molto vecchia, ossia quella platonico-cristiana. La vecchia posizione di valori fornisce alla vita la prospettiva su qualcosa di sovrasensibile; la nuova deve porre altre condizioni prospettiche, corrispondentemente ad una nuova determinazione dell'essenza della vita. Pertanto, il principio di una nuova posizione di valori и ciт che determina nel suo fondamento essenziale la vita, di cui i valori sono le condizioni prospettiche. Se perт il principio и la volontа di potenza, ciт significa allora che la vita и essa stessa, nel suo fondamento essenziale, volontа di potenza.

Con questo detto: la vita и volontа di potenza, si compie la metafisica occidentale, all'inizio della quale stanno le oscure parole: l'ente nel suo insieme и fщsis. Il che dimostra la fedeltа di N. - questo pensatore essenziale, questo "destino" -, alla storia piщ occulta dell' Occidente.

Se il pensiero della volontа di potenza и il pensiero supremo della metafisica nietzscheana e quindi occidentale, arriveremo a pensare questo pensiero se lo "incontreremo" in ogni regione dell'ente: nella natura, nell'arte, nella storia, nella conoscenza. La domanda sull'essenza della conoscenza in generale e della scienza in particolare deve avere ora la prioritа, poichи il sapere, nella storia dell' Occidente, и giunto ad avere un potere fondamentale. Si veda la scienza, il cui potere и stato acquisito attraverso un processo storico il cui fondamento metafisico sta nel fatto che la conoscenza e il sapere vengono concepiti come tиcne. Domandare dell' essenza del conoscere significa pertanto arrivare alla consapevolezza di ciт che propriamente accade nella storia che noi siamo. Per fare questo, pensiamo a fondo, domandando, il pensiero fondamentale di N..

 

La conoscenza nel pensiero fondamentale di Nietzsche sull'essenza della veritа

La domanda metafisica sull'essenza della conoscenza и propria dell'uomo occidentale, il quale non puт non porsi il problema della sua posizione rispetto all'ente. La conoscenza и ritenuta nella storia dell'Occidente quell'atteggiamento del rap-presentare (Vor-stellen) mediante il quale il vero viene colto e serbato come possesso. La domanda che chiede del vero и una domanda che chiede dell'ente; cogliere il vero significa mantenere l'ente - nel rap-presentare - cosм come esso и. In epoca moderna, tale domanda diviene oggetto di indagine scientifica, una questione di "teorie della conoscenza". Poichи l'uomo in quanto ente entra in rapporto all'ente nel suo insieme attraverso il comportamento, in termini espliciti o inespliciti l'uomo si attiene sempre al vero. La veritа и ciт a cui egli aspira e che esige in ogni ambito. Pertanto, l'essenza metafisica dell'uomo si potrebbe cogliere nella tesi: l'uomo и il veneratore ma quindi anche il rinnegatore della veritа.

In Nietzsche, la questione della conoscenza, benchи sia influenzata dalla contemporaneitа, entra in una connessione storica con l'inizio del pensiero occidentale e dovrа essere determinata a partire dal suo pensiero fondamentale, ossia dalla volontа di potenza.

In una annotazione del 1884, egli osserva "che la venerazione della veritа и giа la conseguenza di un'illusione". (La volontа di potenza, n. 602).

In quanto l'essenza della veritа и illusione, la veritа non puт essere il valore supremo, ma "derealizzazione", impedimento della vita che vuole il potenziamento e la "realizzazione" sempre piщ alta. Invece l'arte, che assicurare prospetticamente la vita nelle possibilitа del suo potenziamento, vale piщ della veritа.

Certo, la tesi dell' illusorietа della veritа suona strana e terribile, e si presta a facili confutazioni da parte dell'intelletto comune, del tipo: se ogni veritа и illusione, allora la stessa tesi dell'illusorietа della veritа risulta illusoria. Ma una tesi essenziale come questa non puт essere confutata in modo capzioso ed esige di essere scandagliata piщ a fondo. Ciт avverrа mostrando che questa tesi и connessa con l'interpretazione metafisica dell'ente, ed и antica quanto la metafisica stessa.

Un detto di Eraclito, nella sua prima parte, afferma: "Avere vedute (dokйonta) и infatti/ soltanto anche/ il conoscere di colui che и piщ famoso, il custodire/ tenere salda una veduta".

Laddove il termine greco dokйonta (avere vedute, ciт che si mostra) non va interpretato soggettivamente, secondo il senso gnoseologico moderno che distingue tra apparenza e realtа vera. Ciт che si mostra e si offre alla vista non и "apparenza", ma и ciт che ha valore di ente. Il detto di Eraclito significa che il piщ considerato, il piщ degno di fama и tale proprio perchи ha la forza di scorgere ciт che и, ossia ciт che viene alla luce attraverso l'immagine, e che viene fissato come vero attraverso il conoscere.

Pur nella loro distanza, l'uno и all'inizio, l'altro alla fine della metafisica occidentale, le due concezioni di Eraclito e di Nietzsche manifestano dunque una coappartenenza storica.

 

Dicendo che il pensiero della volontа di potenza и l'unico pensiero di N., si intende affermare al tempo stesso che il pensiero dell'eterno ritorno и necessariamente incluso in esso, ne и il compimento intimo. Entrambi i pensieri dicono la stessa cosa e pensano lo stesso carattere fondamentale dell'ente nel suo insieme.

Dal tempo in cui il pensiero della volontа di potenza gli si fece chiaro, N. lottт per arrivare ad una configurazione speculativa di esso, che, nei suoi intenti, aveva i tratti di quella che egli stesso, con la tradizione, chiama l'"opera capitale". Tale opera tuttavia non fu mai portata a termine.

La letteratura corrente spiega questa mancanza ricorrendo ad una molteplicitа di ragioni: la copiositа del materiale, l'estensione dei singoli ambiti nei quali si sarebbe dovuto provare che la volontа di potenza и il carattere fondamentale dell'ente, una diminuita capacitа lavorativa, eccetera.

E' tuttavia sbagliato pensare che l'"opera capitale" debba avere le caratteristiche delle tradizionali opere filosofiche; ciт va contro l'essenza stessa del pensiero della volontа di potenza. N. sapeva perfettamente che la forma doveva essere completamente diversa, come dimostrano i molti tentativi compiuti. Soltanto presupponendo arbitrariamente un modello tradizionale di opera, si possono definire gli inediti di N. "frammenti" o "lavori preliminari". Occorre invece pensare adeguatamente ciт che in essi и pensato senza deformarli secondo le nostre abitudini.

Oggi и disponibile al pubblico un libro intitolato: La volontа di potenza, che non и un libro di N., sebbene contenga sue annotazioni scritte dal 1882 al 1888, secondo un piano dello stesso N.. Esso и un sufficiente supporto per tentare di seguire il corso del suo pensiero; bisogna perт liberarsi dell'ordinamento presentato, in cui si mescolano brani di periodi diversi. Distinguiamo in modo netto tra il libro, fabbricato a posteriori, e il corso del pensiero che porta alla volontа di potenza, di cui tentiamo di ripensare la struttura interna. Ci atteniamo per ora a quei brani che risalgono al 1887/88, in cui N. raggiunse la massima luciditа di pensiero; e tra questi scegliamo quelli nei quali l'insieme di questo pensiero и felicemente riuscito ed espresso in una compattezza che gli и propria.

 

La volontа di potenza come principio di una nuova posizione di valori

Secondo l'articolazione menzionata, il terzo libro, al quale ci atterremo, и intitolato "Principio di una nuova posizione di valori". Questo titolo ci fornisce giа un importante chiarimento su ciт che и la volontа di potenza: "il principio di una nuova posizione di valori". Valore significa per N. condizione della vita (laddove "vita", il piщ delle volte, non indica solo l'essere dell'uomo, ma l'ente nel suo insieme). N. non vede l'essenza della vita, darwinianamente, nell'autoconservazione, ma nel potenziamento oltre se stessa, nelle possibilitа che essa getta innanzi a sи. Il valore deve essere pensato come ciт che promuove tale potenziamento.

Nel potenziamento и insito una visione che prevede e che penetra (vorblickendes Durchblicken), una "prospettiva". La vita che potenzia se stessa ha dunque un carattere prospettico, che, corrispondentemente, и proprio anche del valore (in quanto l'essenza del condizionante - il valore - и determinata dall'essenza di ciт che deve condizionare - la vita).

"Posizione di valori" significa allora determinare quelle condizioni prospettiche che potenziano la vita. E "nuova posizione" sta a indicare che si sta preparando il rovesciamento di una posizione di valori molto vecchia, ossia quella platonico-cristiana. La vecchia posizione di valori fornisce alla vita la prospettiva su qualcosa di sovrasensibile; la nuova deve porre altre condizioni prospettiche, corrispondentemente ad una nuova determinazione dell'essenza della vita. Pertanto, il principio di una nuova posizione di valori и ciт che determina nel suo fondamento essenziale la vita, di cui i valori sono le condizioni prospettiche. Se perт il principio и la volontа di potenza, ciт significa allora che la vita и essa stessa, nel suo fondamento essenziale, volontа di potenza.

Con questo detto: la vita и volontа di potenza, si compie la metafisica occidentale, all'inizio della quale stanno le oscure parole: l'ente nel suo insieme и fщsis. Il che dimostra la fedeltа di N. - questo pensatore essenziale, questo "destino" -, alla storia piщ occulta dell' Occidente.

Se il pensiero della volontа di potenza и il pensiero supremo della metafisica nietzscheana e quindi occidentale, arriveremo a pensare questo pensiero se lo "incontreremo" in ogni regione dell'ente: nella natura, nell'arte, nella storia, nella conoscenza. La domanda sull'essenza della conoscenza in generale e della scienza in particolare deve avere ora la prioritа, poichи il sapere, nella storia dell' Occidente, и giunto ad avere un potere fondamentale. Si veda la scienza, il cui potere и stato acquisito attraverso un processo storico il cui fondamento metafisico sta nel fatto che la conoscenza e il sapere vengono concepiti come tиcne. Domandare dell' essenza del conoscere significa pertanto arrivare alla consapevolezza di ciт che propriamente accade nella storia che noi siamo. Per fare questo, pensiamo a fondo, domandando, il pensiero fondamentale di N..

 

La conoscenza nel pensiero fondamentale di Nietzsche sull'essenza della veritа

La domanda metafisica sull'essenza della conoscenza и propria dell'uomo occidentale, il quale non puт non porsi il problema della sua posizione rispetto all'ente. La conoscenza и ritenuta nella storia dell'Occidente quell'atteggiamento del rap-presentare (Vor-stellen) mediante il quale il vero viene colto e serbato come possesso. La domanda che chiede del vero и una domanda che chiede dell'ente; cogliere il vero significa mantenere l'ente - nel rap-presentare - cosм come esso и. In epoca moderna, tale domanda diviene oggetto di indagine scientifica, una questione di "teorie della conoscenza". Poichи l'uomo in quanto ente entra in rapporto all'ente nel suo insieme attraverso il comportamento, in termini espliciti o inespliciti l'uomo si attiene sempre al vero. La veritа и ciт a cui egli aspira e che esige in ogni ambito. Pertanto, l'essenza metafisica dell'uomo si potrebbe cogliere nella tesi: l'uomo и il veneratore ma quindi anche il rinnegatore della veritа.

In Nietzsche, la questione della conoscenza, benchи sia influenzata dalla contemporaneitа, entra in una connessione storica con l'inizio del pensiero occidentale e dovrа essere determinata a partire dal suo pensiero fondamentale, ossia dalla volontа di potenza.

In una annotazione del 1884, egli osserva "che la venerazione della veritа и giа la conseguenza di un'illusione". (La volontа di potenza, n. 602).

In quanto l'essenza della veritа и illusione, la veritа non puт essere il valore supremo, ma "derealizzazione", impedimento della vita che vuole il potenziamento e la "realizzazione" sempre piщ alta. Invece l'arte, che assicurare prospetticamente la vita nelle possibilitа del suo potenziamento, vale piщ della veritа.

Certo, la tesi dell' illusorietа della veritа suona strana e terribile, e si presta a facili confutazioni da parte dell'intelletto comune, del tipo: se ogni veritа и illusione, allora la stessa tesi dell'illusorietа della veritа risulta illusoria. Ma una tesi essenziale come questa non puт essere confutata in modo capzioso ed esige di essere scandagliata piщ a fondo. Ciт avverrа mostrando che questa tesi и connessa con l'interpretazione metafisica dell'ente, ed и antica quanto la metafisica stessa.

Un detto di Eraclito, nella sua prima parte, afferma: "Avere vedute (dokйonta) и infatti/ soltanto anche/ il conoscere di colui che и piщ famoso, il custodire/ tenere salda una veduta".

Laddove il termine greco dokйonta (avere vedute, ciт che si mostra) non va interpretato soggettivamente, secondo il senso gnoseologico moderno che distingue tra apparenza e realtа vera. Ciт che si mostra e si offre alla vista non и "apparenza", ma и ciт che ha valore di ente. Il detto di Eraclito significa che il piщ considerato, il piщ degno di fama и tale proprio perchи ha la forza di scorgere ciт che и, ossia ciт che viene alla luce attraverso l'immagine, e che viene fissato come vero attraverso il conoscere.

Pur nella loro distanza, l'uno и all'inizio, l'altro alla fine della metafisica occidentale, le due concezioni di Eraclito e di Nietzsche manifestano dunque una coappartenenza storica.