Leibniz: la coappartenenza di realtа effettiva e rappresentare

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Il rap-presentare, pensato in modo originario, costituisce il tratto fondamentale della realtа effettiva; ciт lo si vede dal fatto che, partendo da una determinazione essenziale dell'ente, l'enticitа dell'ente e il rap-presentare sono la stessa cosa. Tale determinazione и l'unitа.

Per Leibniz, l'unitа costituisce l'enticitа dell'ente: essa consiste in un unire originario, che riposa in sи, che avviluppa (einfaltet) e sviluppa (ausfaltet). Tale unitа ha il carattere del rap-presentare, che fornisce un molteplice a quell'unificante che sta in sи. La rappresentazione, che и propria della monade, per Leibniz, contribuisce a costituire la sua unitа come l'enticitа dell'ente, ed ha la propria essenza nell'esprimere un molteplice in uno. La monade и dunque dotata di una realtа effettiva, che ne costituisce l'actualitas. Tale molteplice и delimitato in un modo determinato, nel quale si rappresenta l'universo: ogni monade и uno specchio vivente dell'universo. In un tale rappresentare, in quanto implica sempre un punto di vista limitato, и contenuto un procedere che urge oltre se stesso, che spinge alla transizione e puт essere chiamata appetizione. Perceptio e appetitus, rappresentazione e appetizione, costituiscono dunque l'essenziale unitа del reale, la semplicitа del veramente uno, la sua enticitа. Questa unitа и principium internum: Leibniz la chiama vis, la force, la forza; la sua essenza и l'essenza originaria dell'enticitа dell'ente.

La forza и il subiectum e la base che soggiace e sorregge e da cui deriva la stabilitа dell'ente. Ogni subiectum и determinato dal suo esse dalla vis (perceptio- appetitus).

Dall'essenza della vis, l' unitа ottiene la sua forma piena. In tal modo si dispiega l'inizio della metafisica moderna.

L'essenza dell'essere и data ora dall' essere efficiente appetente-rappresentativo, che costituisce il tratto fondamentale dell' existentia che, fin dall'inizio della metafisica, ha la preminenza rispetto all'essentia. Ora tuttavia, con la nuova essenza della realtа, la distinzione esistentia-essentia si modifica anch'essa. L' essenza dell' existentia muta, proprio in seguito al concetto di vis - che indica l'essere dell'ente - connotata quasi come un ibrido di potentia e actus. Ciт porta a superare i tradizionali concetti di possibilitа e di realtа. La vis ha il carattere del conatus, che significa propensione alla realizzazione, impellente tentare una possibilitа.

La nuova essenza dell'existentia si irradia su tutti i tratti fondamentali dell'enticitа, come si puт vedere da un breve scritto di Leibniz, articolato su ventiquattro brevi paragrafi, senza titolo nи datazione. Queste Ventiquattro tesi - cosм saranno chiamate d'ora in avanti - verranno analizzate relativamente a tale questione.

Il "che и" (existentia) si svela come l'in-sorgere contro il nulla. Quando l'essere significa essere efficiente, in ogni ente и sedimentato qualcosa come un procedere e uno sforzo, una azione dell'actus. Rispetto al reale effettivo, il niente и qualcosa di piщ semplice e di piщ facile ("Car le rien est plus simple e plus facile que quelque chose"), poichи niente и necessario per esso. Ma in quanto l'ente и, bisogna domandare: "Perchи vi и qualche cosa e non piuttosto il nulla?" ("Pourquoi il y a plutot quelque chose que rien?" Questa domanda ha in sи una necessitа soltanto se tutto, anche la preminenza del meno semplice e facile, cioи dell'ente, rispetto al niente, ha il suo fondamento, la sua ragione.

L'esistentia stessa nella sua essenza deve essere contraddistinta da una ragione, ogni ente avere il carattere di fondamento. L'essere, in quanto realtа effettiva, и un fondare, e il fondare deve avere in sи l'essenza di accordare preferenza all'essere rispetto al niente. L'essere deve avere il carattere dell'avere voglia e potere di sи nella sua essenza (sich in seinem Wesen zu moegen und zu vermoegen). Il possibile, in quanto и qualcosa che ha voglia, un tentarsi propenso, и giа un esistere. Nella sesta tesi Leibniz scrive: "Itaque dici potest omne possibile Existiturire", laddove nel verbo existiturire и nominato il conatus ad Existentiam (tesi n. 5), ossia il carattere di esistenza della possibilitа. E nella prima tesi si dice: "Ratio est in Natura, cur aliquid potius existat quam nihil" ("V'и una ragione nell'essenza dell'ente in quanto ente perchи qualcosa esista piuttosto -cioи piщ volentieri, con maggior voglia -moegender - che niente").

In questa concezione dell'essere rimane determinante la causalitas, che dall' agathтn di Platone in poi domina l'essere. Nella tesi n.2 si dice che la ratio (cur aliquid potius existat quam nihil) "debet esse in aliquo Enti reali seu causa".

L'ente reale, per Leibniz, и Dio, l'ens necessarium nel quale tutti gli enti e l'essere stesso hanno la loro causa. Tale ens necessarium viene considerato existificans. Dice appunto la quarta tesi: "Est ergo causa cur Existentia praevaleat non-Existentiae, seu ens necessarium est Existificans". Con questa tesi viene alla luce il carattere di fabbricazione dell'essere, nel senso che l'essere stesso viene fatto ed effettuato da un ente.

Ora l'essere ha il carattere della presenza nella rappresentazione, in un duplice senso: ogni monade - cioи, una sorta di ego - и in quanto rappresenta qualcosa, sia nel senso che apporta a sи qualcosa (fa avvenire un mondo dal suo rispettivo punto di vista), sia anche nel senso che presenta e rappresenta se stessa. (Un uomo "rappresenta qualcosa" significa: egli и qualcuno). In tal modo, la monade attua la propria essenza d'essere.

 

Il rap-presentare, pensato in modo originario, costituisce il tratto fondamentale della realtа effettiva; ciт lo si vede dal fatto che, partendo da una determinazione essenziale dell'ente, l'enticitа dell'ente e il rap-presentare sono la stessa cosa. Tale determinazione и l'unitа.

Per Leibniz, l'unitа costituisce l'enticitа dell'ente: essa consiste in un unire originario, che riposa in sи, che avviluppa (einfaltet) e sviluppa (ausfaltet). Tale unitа ha il carattere del rap-presentare, che fornisce un molteplice a quell'unificante che sta in sи. La rappresentazione, che и propria della monade, per Leibniz, contribuisce a costituire la sua unitа come l'enticitа dell'ente, ed ha la propria essenza nell'esprimere un molteplice in uno. La monade и dunque dotata di una realtа effettiva, che ne costituisce l'actualitas. Tale molteplice и delimitato in un modo determinato, nel quale si rappresenta l'universo: ogni monade и uno specchio vivente dell'universo. In un tale rappresentare, in quanto implica sempre un punto di vista limitato, и contenuto un procedere che urge oltre se stesso, che spinge alla transizione e puт essere chiamata appetizione. Perceptio e appetitus, rappresentazione e appetizione, costituiscono dunque l'essenziale unitа del reale, la semplicitа del veramente uno, la sua enticitа. Questa unitа и principium internum: Leibniz la chiama vis, la force, la forza; la sua essenza и l'essenza originaria dell'enticitа dell'ente.

La forza и il subiectum e la base che soggiace e sorregge e da cui deriva la stabilitа dell'ente. Ogni subiectum и determinato dal suo esse dalla vis (perceptio- appetitus).

Dall'essenza della vis, l' unitа ottiene la sua forma piena. In tal modo si dispiega l'inizio della metafisica moderna.

L'essenza dell'essere и data ora dall' essere efficiente appetente-rappresentativo, che costituisce il tratto fondamentale dell' existentia che, fin dall'inizio della metafisica, ha la preminenza rispetto all'essentia. Ora tuttavia, con la nuova essenza della realtа, la distinzione esistentia-essentia si modifica anch'essa. L' essenza dell' existentia muta, proprio in seguito al concetto di vis - che indica l'essere dell'ente - connotata quasi come un ibrido di potentia e actus. Ciт porta a superare i tradizionali concetti di possibilitа e di realtа. La vis ha il carattere del conatus, che significa propensione alla realizzazione, impellente tentare una possibilitа.

La nuova essenza dell'existentia si irradia su tutti i tratti fondamentali dell'enticitа, come si puт vedere da un breve scritto di Leibniz, articolato su ventiquattro brevi paragrafi, senza titolo nи datazione. Queste Ventiquattro tesi - cosм saranno chiamate d'ora in avanti - verranno analizzate relativamente a tale questione.

Il "che и" (existentia) si svela come l'in-sorgere contro il nulla. Quando l'essere significa essere efficiente, in ogni ente и sedimentato qualcosa come un procedere e uno sforzo, una azione dell'actus. Rispetto al reale effettivo, il niente и qualcosa di piщ semplice e di piщ facile ("Car le rien est plus simple e plus facile que quelque chose"), poichи niente и necessario per esso. Ma in quanto l'ente и, bisogna domandare: "Perchи vi и qualche cosa e non piuttosto il nulla?" ("Pourquoi il y a plutot quelque chose que rien?" Questa domanda ha in sи una necessitа soltanto se tutto, anche la preminenza del meno semplice e facile, cioи dell'ente, rispetto al niente, ha il suo fondamento, la sua ragione.

L'esistentia stessa nella sua essenza deve essere contraddistinta da una ragione, ogni ente avere il carattere di fondamento. L'essere, in quanto realtа effettiva, и un fondare, e il fondare deve avere in sи l'essenza di accordare preferenza all'essere rispetto al niente. L'essere deve avere il carattere dell'avere voglia e potere di sи nella sua essenza (sich in seinem Wesen zu moegen und zu vermoegen). Il possibile, in quanto и qualcosa che ha voglia, un tentarsi propenso, и giа un esistere. Nella sesta tesi Leibniz scrive: "Itaque dici potest omne possibile Existiturire", laddove nel verbo existiturire и nominato il conatus ad Existentiam (tesi n. 5), ossia il carattere di esistenza della possibilitа. E nella prima tesi si dice: "Ratio est in Natura, cur aliquid potius existat quam nihil" ("V'и una ragione nell'essenza dell'ente in quanto ente perchи qualcosa esista piuttosto -cioи piщ volentieri, con maggior voglia -moegender - che niente").

In questa concezione dell'essere rimane determinante la causalitas, che dall' agathтn di Platone in poi domina l'essere. Nella tesi n.2 si dice che la ratio (cur aliquid potius existat quam nihil) "debet esse in aliquo Enti reali seu causa".

L'ente reale, per Leibniz, и Dio, l'ens necessarium nel quale tutti gli enti e l'essere stesso hanno la loro causa. Tale ens necessarium viene considerato existificans. Dice appunto la quarta tesi: "Est ergo causa cur Existentia praevaleat non-Existentiae, seu ens necessarium est Existificans". Con questa tesi viene alla luce il carattere di fabbricazione dell'essere, nel senso che l'essere stesso viene fatto ed effettuato da un ente.

Ora l'essere ha il carattere della presenza nella rappresentazione, in un duplice senso: ogni monade - cioи, una sorta di ego - и in quanto rappresenta qualcosa, sia nel senso che apporta a sи qualcosa (fa avvenire un mondo dal suo rispettivo punto di vista), sia anche nel senso che presenta e rappresenta se stessa. (Un uomo "rappresenta qualcosa" significa: egli и qualcuno). In tal modo, la monade attua la propria essenza d'essere.