Il nichilismo

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Con N. il pensiero del valore diventa il filo conduttore per interpretare la storia occidentale, e la metafisica della volontа di potenza diviene il principio di una nuova posizione di valori, e precisamente "una trasvalutazione dei valori". Questa trasvalutazione costituisce l'essenza compiuta e affermativa del nichilismo. Il termine non ha, infatti, solo un significato negativo, non significa la dissoluzione di tutto nel mero niente.

N. ha pensato a fondo tutti i modi e i gradi del nichilismo, e li ha esposti in pensieri di diversa ampiezza e incisivitа. In primo luogo, esso и visto come il processo della svalutazione dei valori supremi, che viene espresso con la sentenza: "Dio и morto". La frase indica la perdita di forza del mondo vero soprasensibile. Ma la svalutazione dei valori, pur caratterizzando l'accadere fondamentale della nostra storia, non esaurisce l'essenza del nichilismo. La svalutazione, infatti, facendo apparire il mondo privo di valore, induce la necessitа di erigere nuovi valori. Si ingenera uno stato intermedio che la storia presente sta attraversando, nella quale si spera ancora nel ritorno dei vecchi valori e nel contempo si riconosce giа la presenza di un nuovo mondo. In tale fase i popoli debbono decidere del loro tramonto o del loro nuovo inizio.

Nel concetto del nichilismo vi и qualcosa di estremo e incondizionato che respinge ogni mediazione: ciт implica il crollo completo dei valori finora in vigore; tutto ciт che и deve essere posto nel suo insieme in modo diverso.

Il nichilismo non и soltanto il tratto fondamentale della storia occidentale, ma ne и la "legalitа", la sua "logica", e in quanto tale, sviluppa una successione di fasi e forme diverse, oscillando tra una molteplicitа di significati. La svalutazione dei valori supremi, rendendoli irraggiungibili, determina il pessimismo quale forma preliminare del nichilismo. Il pessimismo nega il mondo esistente, ma, da una parte, puт volere semplicemente il declino e il nulla, dall'altra, rifiutando l'ordine esistente, apre la strada per una nuova configurazione del mondo. In questo secondo caso si esplica come "forza" ed и connotato dall'"analitica", la fredda esposizione e l'indicazione delle ragioni per le quali l'ente и cosм com'и. Nel primo caso, invece, proviene dalla "debolezza" ed и caratterizzato dallo "storicismo". Da questa ambivalenza si sviluppano un "nichilismo incompleto" e un "nichilismo estremo". Il primo nega i valori supremi, ma non ne elimina il "posto", il soprasensibile; limitandosi a porre nuovi ideali al posto dei vecchi, ne ritarda la destituzione. Il secondo sa che non c'и alcun soprasensibile, alcuna veritа in sи; tuttavia, fintanto che fa da spettatore alla decadenza dei valori, rimane "passivo". Il nichilismo diviene "attivo", quando interviene, infondendo a ciт che vuole perire "il desiderio della fine" (La volontа di potenza, n. 1055). N. definisce anche questa forma di nichilismo, che esce allo scoperto e crea spazio per una nuova posizione di valori, "nichilismo estatico". In esso viene esplicitamente concepita e assunta come fondamento la volontа di potenza, quale principio di ogni posizione di valori. In tal modo il nichilismo perviene alla sua essenza affermativa e diviene "nichilismo classico"; esso "potrebbe essere un modo di pensare divino" (La volontа di potenza, n.15).

Il nichilismo, cosм, и giunto alla pienezza del suo concetto quando viene riconosciuta consapevolmente la volontа di potenza come principio della posizione dei valori. In questo contesto, la trasvalutazione significa che i valori sono posti come tali nel loro fondamento essenziale, e che l'ente in quanto tale и ri-pensato in relazione ad essi. Pensato in questo modo il nichilismo и allora la denominazione dell'essenza storica della metafisica, in quanto la veritа sull'ente si compie nella metafisica della volontа di potenza.

 

L'eterno ritorno dell' uguale

 Quando N. afferma che il mondo "non ha nessun valore" (La volontа di potenza, n. 708), non vuol dire che l'ente nel suo insieme sia nullo, ma denota bensм qualcosa di affermativo: l'ente, che ha il carattere fondamentale della volontа di potenza, puт essere soltanto, nel suo insieme, eterno ritorno dell'uguale. Cercare un valore complessivo del mondo и impossibile. La potenza, infatti, non conosce fini "in sи", ai quali giungere per fermarvisi; essa, in quanto superpotenziamento, puт solo ritornare in se stessa, senza che il movimento del mondo sfoci in qualche stato finale, sussistente in sи. E poichи l'attuarsi perenne e senza-fini della volontа и finito nelle sue posizioni e nelle sue forme, l'ente nel suo insieme deve far ritornare l'uguale e tale ritorno deve essere eterno.

La volontа di potenza e l'eterno ritorno sono caratteri fondamentali dell'essere. Il termine "volontа di potenza" indica che cosa l'ente и in quanto tale, nella sua costituzione; "eterno ritorno" dice invece come l'ente и nel suo insieme.

L'eterno ritorno, nondimeno, nomina un divenire, poichи ciт che ritorna ha una sussistenza solo relativa. Tuttavia, in quanto и portare sempre qualcosa a sussistere, esso и la piщ stabile stabilizzazione dell'instabile. Essere e divenire, pertanto, entrano solo apparentemente in contrasto. N. puт scrivere:

"Imprimere al divenire il carattere dell'essere - и questa la suprema volontа di potenza" (La volontа di potenza, n. 617).

In rapporto al progetto metafisico che pensa l'ente come volontа di potenza ed eterno ritorno dell'uguale, l'uomo conquista la sua essenza e si espone alla storia, affinchи sia portata a compimento.

 

Con N. il pensiero del valore diventa il filo conduttore per interpretare la storia occidentale, e la metafisica della volontа di potenza diviene il principio di una nuova posizione di valori, e precisamente "una trasvalutazione dei valori". Questa trasvalutazione costituisce l'essenza compiuta e affermativa del nichilismo. Il termine non ha, infatti, solo un significato negativo, non significa la dissoluzione di tutto nel mero niente.

N. ha pensato a fondo tutti i modi e i gradi del nichilismo, e li ha esposti in pensieri di diversa ampiezza e incisivitа. In primo luogo, esso и visto come il processo della svalutazione dei valori supremi, che viene espresso con la sentenza: "Dio и morto". La frase indica la perdita di forza del mondo vero soprasensibile. Ma la svalutazione dei valori, pur caratterizzando l'accadere fondamentale della nostra storia, non esaurisce l'essenza del nichilismo. La svalutazione, infatti, facendo apparire il mondo privo di valore, induce la necessitа di erigere nuovi valori. Si ingenera uno stato intermedio che la storia presente sta attraversando, nella quale si spera ancora nel ritorno dei vecchi valori e nel contempo si riconosce giа la presenza di un nuovo mondo. In tale fase i popoli debbono decidere del loro tramonto o del loro nuovo inizio.

Nel concetto del nichilismo vi и qualcosa di estremo e incondizionato che respinge ogni mediazione: ciт implica il crollo completo dei valori finora in vigore; tutto ciт che и deve essere posto nel suo insieme in modo diverso.

Il nichilismo non и soltanto il tratto fondamentale della storia occidentale, ma ne и la "legalitа", la sua "logica", e in quanto tale, sviluppa una successione di fasi e forme diverse, oscillando tra una molteplicitа di significati. La svalutazione dei valori supremi, rendendoli irraggiungibili, determina il pessimismo quale forma preliminare del nichilismo. Il pessimismo nega il mondo esistente, ma, da una parte, puт volere semplicemente il declino e il nulla, dall'altra, rifiutando l'ordine esistente, apre la strada per una nuova configurazione del mondo. In questo secondo caso si esplica come "forza" ed и connotato dall'"analitica", la fredda esposizione e l'indicazione delle ragioni per le quali l'ente и cosм com'и. Nel primo caso, invece, proviene dalla "debolezza" ed и caratterizzato dallo "storicismo". Da questa ambivalenza si sviluppano un "nichilismo incompleto" e un "nichilismo estremo". Il primo nega i valori supremi, ma non ne elimina il "posto", il soprasensibile; limitandosi a porre nuovi ideali al posto dei vecchi, ne ritarda la destituzione. Il secondo sa che non c'и alcun soprasensibile, alcuna veritа in sи; tuttavia, fintanto che fa da spettatore alla decadenza dei valori, rimane "passivo". Il nichilismo diviene "attivo", quando interviene, infondendo a ciт che vuole perire "il desiderio della fine" (La volontа di potenza, n. 1055). N. definisce anche questa forma di nichilismo, che esce allo scoperto e crea spazio per una nuova posizione di valori, "nichilismo estatico". In esso viene esplicitamente concepita e assunta come fondamento la volontа di potenza, quale principio di ogni posizione di valori. In tal modo il nichilismo perviene alla sua essenza affermativa e diviene "nichilismo classico"; esso "potrebbe essere un modo di pensare divino" (La volontа di potenza, n.15).

Il nichilismo, cosм, и giunto alla pienezza del suo concetto quando viene riconosciuta consapevolmente la volontа di potenza come principio della posizione dei valori. In questo contesto, la trasvalutazione significa che i valori sono posti come tali nel loro fondamento essenziale, e che l'ente in quanto tale и ri-pensato in relazione ad essi. Pensato in questo modo il nichilismo и allora la denominazione dell'essenza storica della metafisica, in quanto la veritа sull'ente si compie nella metafisica della volontа di potenza.

 

L'eterno ritorno dell' uguale

 Quando N. afferma che il mondo "non ha nessun valore" (La volontа di potenza, n. 708), non vuol dire che l'ente nel suo insieme sia nullo, ma denota bensм qualcosa di affermativo: l'ente, che ha il carattere fondamentale della volontа di potenza, puт essere soltanto, nel suo insieme, eterno ritorno dell'uguale. Cercare un valore complessivo del mondo и impossibile. La potenza, infatti, non conosce fini "in sи", ai quali giungere per fermarvisi; essa, in quanto superpotenziamento, puт solo ritornare in se stessa, senza che il movimento del mondo sfoci in qualche stato finale, sussistente in sи. E poichи l'attuarsi perenne e senza-fini della volontа и finito nelle sue posizioni e nelle sue forme, l'ente nel suo insieme deve far ritornare l'uguale e tale ritorno deve essere eterno.

La volontа di potenza e l'eterno ritorno sono caratteri fondamentali dell'essere. Il termine "volontа di potenza" indica che cosa l'ente и in quanto tale, nella sua costituzione; "eterno ritorno" dice invece come l'ente и nel suo insieme.

L'eterno ritorno, nondimeno, nomina un divenire, poichи ciт che ritorna ha una sussistenza solo relativa. Tuttavia, in quanto и portare sempre qualcosa a sussistere, esso и la piщ stabile stabilizzazione dell'instabile. Essere e divenire, pertanto, entrano solo apparentemente in contrasto. N. puт scrivere:

"Imprimere al divenire il carattere dell'essere - и questa la suprema volontа di potenza" (La volontа di potenza, n. 617).

In rapporto al progetto metafisico che pensa l'ente come volontа di potenza ed eterno ritorno dell'uguale, l'uomo conquista la sua essenza e si espone alla storia, affinchи sia portata a compimento.