Le annotazioni del periodo della "Volontа di potenza" (1884-1888)
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Dal 1884 fino
alla fine della sua attivitа, N. и occupato dal progetto di un'opera che
esponga sistematicamente la sua filosofia. Il patrimonio di inediti di questo
periodo и molto abbondante ed и articolato secondo diversi piani e progetti. Il
pensiero dell'eterno ritorno и al centro del suo pensiero, e deve guidare
l'opera capitale. (E' quindi priva di fondamento l'interpretazione secondo cui
questa dottrina sia stata messa da parte e abbandonata).
L'opera capitale,
tuttavia, non fu mai composta; restano soltanto frammenti singoli, annotazioni
che non trovano una configurazione compiuta. L'opera esistente, intitolata
appunto La volontа di potenza, и stata compilata dai curatori dei frammenti
postumi, che si sono avvalsi di piani e di progetti abbandonati da N. stesso.
(Il quale per un certo tempo, ma solo per un certo tempo, aveva effettivamente
pensato di dare questo titolo alla sua opera). Tale opera и dunque un falso che
ha profondamente fuorviato l'interpretazione della filosofia di N..
Se ora passiamo
all'analisi dei piani vediamo che il pensiero dell'eterno ritorno assume
ovunque la posizione determinante. Nei piani e nei progetti degli anni 1884/85
emerge il tentativo di costruire l'opera capitale, di cui lo Zarathustra и
stato il preambolo; manca tuttavia qualsiasi traccia di un'opera dal titolo La
volontа di potenza. Nel 1885 si trova invece l'annotazione: La volontа di
potenza. Tentativo di una interpretazione di ogni accadere. In tale piano si
vede come la questione della volontа di potenza и inquadrata nella filosofia
dell'eterno ritorno. (Un importante rinvio alla connessione tra questi due
concetti si trova giа in un piano n. 2 dell'anno precedente).
Negli anni
immediaamente successivi viene messa in atto l'interpretazione di ogni accadere
come volontа di potenza, che diviene il centro della progettata costruzione. Il
tutto rimane nondimeno retto e determinato dal pensiero dell'eterno ritorno. In
altri termini: la filosofia che N. progetta di esporre и quella dell'eterno
ritorno; per darle forma c'и bisogno dell'interpretazione di ogni accadere come
volontа di potenza. Per questo il termine "volontа di potenza" entra
nel titolo dell'opera progettata.
Il piano del 1886
и intitolato "La volontа di potenza. Tentativo di una trasvalutazione di
tutti i valori". Trasvalutazione и ciт che il peso piщ grande - l'eterno
ritorno - deve operare nei confronti dei valori, cioи del potenziamento della
vita.
I piani dell'anno
seguente hanno una struttura unitaria, e, sebbene la dottrina della volontа di
potenza sia preminente, il pensiero dell'eterno ritorno conserva una posizione
non indebolita. Esso diviene il punto "critico", nel contesto
dell'evento del nichilismo, tra l'epoca divenuta senza peso e quella che cerca
nuovi pesi.
Anche i piani
della primavera e dell'estate del
I curatori della
volontа di potenza, hanno opportunamente distribuito, seguendo le indicazioni
dello stesso N., i brani sulla dottrina dell'eterno ritorno in due luoghi: nel
primo libro, Il nichilismo europeo, e nel quarto libro, Disciplina e
allevamento.
La questione del
nichilismo e dell'eterno ritorno, trattata nel primo libro, richiede una discussione
a sи. Ora entriamo brevemente nel merito di quanto и raccolto nel libro quarto,
per vedere se, nelle annotazioni tra il 1884 e il 1888, ci sia un ulteriore
sviluppo della dottrina.
Ad un confronto
sommario, niente sembra sia cambiato rispetto al periodo precedente. Ma ad uno
sguardo piщ attento (soprattutto se teniamo conto che N. in questo periodo
ripensa a fondo la sua filosofia), emerge un quadro diverso. Occorre anche
leggere i 15 brani dell'edizione oggi disponibile non nell'ordinamento dato dai
curatori, ma secondo la loro successione cronologica. Rimandiamo la discussione
di tali brani al momento in cui procederemo alla interpretazione vera e propria
del pensiero fondamentale di N.; metteremo in evidenza una sola circostanza
essenziale.
N. parla, in modo
piщ chiaro di prima, dei "presupposti" della dottrina dell'eterno
ritorno. Questo, in un primo momento, и strano; infatti, il pensiero
fondamentale che tutto determina non puт avere presupposti. In realtа, N. pensa
ora l'eterno ritorno partendo dalla volontа di potenza, intesa come la
costituzione generale di tutto ciт che и. La volontа di potenza, dunque,
sarebbe il "presupposto" dell'eterno ritorno, secondo i seguenti
sensi:
1) ne sarebbe il
fondamento conoscitivo (Erkenntnisgrund, ratio conoscendi), in quanto da essa,
come carattere di forza dell'universo, si puт arguire l'eterno ritorno;
2) ne sarebbe il
fondamento reale (Sachgrund, ratio essendi), in quanto l'eterno ritorno и
possibile soltanto se dell'ente in quanto tale и propria la costituzione della
volontа di potenza.
3) in quanto la
costituzione dell'ente (il suo "che cosa", la quidditas, essentia)
fonda il modo dell'essere (il suo "come" e il suo "che и",
l'existentia).
La questione del
rapporto tra volontа di potenza ed eterno ritorno era oscura per N. stesso,
fonte di inquietudine per il suo pensiero. In ogni caso, per N., fra i due
concetti vi и una essenziale coappartenenza. Lo dimostra il rifacimento di uno
dei 15 brani, il n.1067, che, nella seconda versione, nella conclusione, dice:
"Questo mondo и la volontа di potenza - e nient'altro!". Ma nella
prima versione, alla domanda "Che cos'и per me il mondo?" N.
rispondeva: й l'eterno ritorno dell'uguale.
La forma della
dottrina dell'eterno ritorno
Per forma intendiamo
la struttura interna della sua veritа, prefigurata da questa stessa veritа. La
domanda, se la dottrina di N. abbia una forma in questo senso, non ha una
risposta immediata. Ovunque nei pensieri di N. si manifesta indirettamente una
propria legge della veritа. Per coglierla occorre superare le comode
rappresentazioni correnti che pretendono di inquadrare la sua filosofia e
guadagnare una prospettiva dalla quale sarа possibile cogliere una posizione di
fondo, i fondamenti determinanti della forma. Tale prospettiva puт risultare da
una visione che anticipi l'insieme della sua filosofia.
I tre poli,
mobili l'uno rispetto all'altro, intorno ai quali ruotano gli sforzi relativi alla
costruzione della sua opera capitale sono l'eterno ritorno, la volontа di
potenza e la trasvalutazione di tutti i valori. Il complesso in cui questi tre
termini sono legati in una coappartenenza originaria e unitaria, и la forma
cercata. Tutti e tre significano l'insieme di questa filosofia, e nessuno la
coglie pienamente, perchи la forma di questa filosofia non si lascia
costringere in una sola direzione.
Questi tre poli
sono riconoscibili anche dai titoli dell'opera progettata, ognuno dei quali
viene scelto in successione come principale; noi non seguiremo, tuttavia, la
via di un confronto dei piani e dei titoli, che rimarrebbe all'esterno della
filosofia di N..
Occorre invece
guardare all'ambito che questo pensiero abbraccia e sul quale и sovrano.
L'ambito del
pensiero dell'eterno ritorno: la dottrina dell'eterno ritorno come superamento
del nichilismo
L'
"ambito" и il contesto unitario da cui questo pensiero и determinato
e a sua volta determina; la circoscrizione della sua provenienza e del suo
dominio. Tale ambito deve assicurare al pensiero dell'eterno ritorno la sua
determinatezza, per evitare che sia pensato in termini generici.
Nella filosofia
di N. c'и da rilevare una caratteristica essenziale: il pensiero di questo
filosofo costituisce un contromovimento e un rovesciamento rispetto all'intera
filosofia occidentale, interpretata come platonismo. Scagliandosi contro i
valori supremi di quella tradizione, esso diventa il "rovesciamento di
tutti i valori".
Un rovesciamento
di tale portata, nella sua necessarietа, deve scaturire da questa tradizione e
contemporaneamente rimanervi radicato. Se ora l'eterno ritorno и il pensiero
fondamentale dell'autentica filosofia di N., allora l'essenza di questo
pensiero deve essere radicata in quell'esperienza della storia occidentale
dalla quale scaturisce la necessitа di un contromoviemnto e di un
rovesciamento. Questa esperienza и quell'evento fondamentale dell'uomo
occidentale designato come "nichilismo". [Una delucidazione
approfondita dell'essenza del nichilismo и fornita nel secondo libro di
quest'opera].
Solo dal sapere
dell'evento del nichilismo come il fatto fondamentale della storia, ci si apre
l'ambito del pensiero dell'eterno ritorno. Il confronto con il nichilismo и la
cosa piщ difficile, tanto piщ che anche il pensiero dell'eterno ritorno ha un
carattere nichilistico, in quanto, eternizzando l'"invano", esclude
un fine ultimo per l'ente. N. scrive: "Pensiamo questo pensiero nella
forma piщ terribile: l'esistenza, cosм com'и, senza senso e scopo, ma
inevitabilmente ritornante, senza un finale nel nulla: l'eterno ritorno".
(La volontа di potenza, n. 55).
Ma l'eterno
ritorno costituisce il superamento del nichilismo solo se и colto nel suo
carattere di attimo e di decisione. In quanto superamento del nichilismo esso
lo presuppone, tuttavia, nel senso che lo pensa fino in fondo, all'estremo.
Attimo ed eterno
ritorno
A questo punto
possiamo riprendere il seguito del racconto di Zarathustra nella "Visione
e l'enigma" che avevamo lasciato in sospeso, e al tempo stesso ripensarlo
a fondo nell'insieme.
La seconda
visione di Zarathustra, caratterizzata dall'immagine del pastore dormiente,
"cui un greve serpente nero penzolava dalla bocca", si svolge in un
paesaggio desolato, segnato dall'ululare di un cane. Tutto evoca l'immagine
speculare opposta all'atmosfera del pensiero dell'eterno ritorno: l'ululato del
cane e il "greve serpente nero" invece dell'aquila volteggiante con
il serpente intorno al collo; la mezzanotte, il tempo piщ distante dal meriggio.
Il serpente nero simboleggia l'aspetto tetro e senza fine del nichilismo. In
questo contesto, i rimandi di Zarathustra alla sua fanciullezza rinviano alla
preistoria del pensiero dell'eterno ritorno, che coincide con la genesi e
l'avvento del nichilismo. N. allude qui all'epoca in cui il suo mondo era
determinato da Schopenhauer e da Wagner i quali insegnavano il pessimismo e la
dissoluzione nel nulla.
Zarathustra cerca
inutilmente di liberare il giovane pastore tirando e strappando il serpente.
Ciт vuol dire che il nichilismo non puт essere eliminato dall'esterno, ponendo
cioи al posto del Dio cristiano un altro ideale come la ragione, il progresso,
la democrazia. Il serpente nero del nichilismo deve essere superato prprio da
chi ne и coinvolto: quando Zarathustra grida: "Mordi!", il pastore
stacca la testa del serpente con un morso e la sputa via, balzando in piedi.
"Non piщ pastore, non piщ uomo, - un trasformato, un circonfuso di luce,
che rideva! "
Questo significa
che il nichilismo deve essere superato dalle fondamenta, attraverso la critica
- da parte di coloro che ne sono coinvolti - degli ideali che esso pone e da
cui proviene. Il pastore и Zarathustra stesso, che ha morso la testa del
serpente, ha superato il nichilismo ed и divenuto padrone del pensiero
dell'eterno ritorno. Zarathustra che и divenuto un convalescente - nel capitolo
omonimo dello Zarathustra - dopo essere passato attraverso la malattia, dopo
avere imparato cioи che ciт che nel nero serpente strangola fa parte del
sapere. Coloro che invece hanno fatto del pensiero "una canzone da
organetto", fuggono dal sapere genuino, perchи questo sapere
"strangola". In altri termini: pensare a fondo il pensiero
dell'eterno ritorno significa superare, attraverso l'attimo e la decisione, la
spaccatura minima tra due prospettive che si assomigliano. Una dice: tutto и
nulla, tutto и indifferente, nulla vale la pena, tutto и uguale; l'altra
afferma: tutto ritorna, ogni attimo и importante, tutto и importante, tutto и
uguale. Pensare fino in fondo questo pensiero esige dunque il confronto con il
"tutto и uguale", con il "non vale la pena".
Dando ora uno
sguardo d'insieme all'esposizione nietzscheana, notiamo che la discussione del
contenuto и passata in secondo piano rispetto alla modalitа del pensiero e
delle sue condizioni. Queste ultime possono essere ricondotte a due, che a loro
volta si coappartengono:
1) Il pensare
partendo dall'attimo. Trasporsi nella temporalitа dell'agire e del decidere.
2) Il pensare il
pensiero come superamento del nichilismo. Trasporsi nella necessitа della
situazione che emerge con il nichilismo.
D'altra parte il
contenuto del pensiero non и trascurato, ma emerge in modo singolare; in questo
pensiero ciт che va pensato, per il modo in cui и pensato, si ripercuote su
colui che lo pensa. L'eterno ritorno dell'uguale и pensato soltanto se и
pensato nichilisticamente e secondo l'attimo.
L'essenza di una
posizione metafisica di fondo. La sua possibilitа nella storia della filosofia
occidentale
Il pensiero
dell'eterno ritorno и il pensiero metafisico di N. in quanto pensa l'ente nel
suo insieme. Proprio per questo, sussiste un rapporto di coinvolgimento e di
ripercussione tra il pensiero e colui che lo pensa. (In tale pensiero, colui
che pensa entre nell'anello del ritorno in modo da deciderne egli stesso). La
ragione del fatto che questo rapporto sia cosм incalzante и insita nella
metafisica di N., che occorre mettere in luce. Ma prima va chiarita la
posizione metafisica di fondo nella storia della filosofia occidentale. Tale
posizione deve essere qui discussa in linea di principio, secondo una
prospettiva essenzialmente storica.
Con il termine
"metafisica" si indicano le domande fondamentali di una filosofia. Il
significato abituale della parola contiene ancora un debole riflesso di questo
carattere: si designa ciт che sta dietro, sullo sfondo, che и oscuro e
indeterminato; e ancora: si nomina la fine e il confine del pensare e del
domandare, piuttosto che l'inizio e il loro spiegamento. La storia di questa
parola и singolare; da questa storia dipende la configurazione del mondo
spirituale occidentale e quindi del mondo in generale.
"Metafisica"
indica dunque la cerchia delle domande vere e proprie della filosofia, che sono
incluse in una sola domanda fondamentale, che le guida e nella quale sono fuse.
Tale domanda mette subito anche se stessa nella chiarezza che produce.
All'inizio la filosofia domanda dell'archи (il principio, ciт che sta
all'inizio e domina). Poichи l'archи viene cercato non per singoli fatti, ma
solo per l'ente, domandando dell'archи, и giа posta la questione dell'ente nel
suo insieme; l'ente и divenuto visibile in quanto ente e nel suo insieme. Si
domanda di ciт che determina e domina l'ente nel suo insieme e nel suo
governare. Corrispondentemente, la domanda della filosofia puт essere espressa
nella forma piщ semplice: che cosa и l'ente? Con la definizione di questa
domanda-guida, la filosofia occidentale raggiunge, al suo inizio, la
conclusione essenziale.
La filosofia
occidentale, nello svolgimento della sua storia, rimane nel quadro della
domanda-guida, la quale, tuttavia, retrocede sempre di piщ in secondo piano.
Essa non viene ulteriormente dispiegata nella sua struttura propria. Con le
risposte alla domanda-guida, non piщ dispiegata, maturano determinate posizioni
nei confronti dell'ente in quanto tale, che determinano anche la posizione
dell'uomo in rapporto all'ente. Quest'ultimo viene esperito sia come physis,
sia come creazione da parte di un creatore, sia come realtа di uno spirito
assoluto. Queste posizioni, che scaturiscono dalla e con la domanda-guida, a
sua volta non dispiegata, costituiscono la posizione metafisica di fondo.
Nondimeno, il
concetto di una posizione metafisica di fondo, e le stesse posizioni
metafisiche che si sono succedute storicamente, rimangono in una situazione di
non chiarezza, se la domanda-guida non si dispiega nella sua essenza.
Dispiegare la domanda, significa domandare in modo piщ essenziale e piщ
originario, in modo tale da vederne la struttura interna. La domanda-guida
dispiegata chiede "che cosa и l'ente?", a differenza di quella piщ
originaria che la regge e la dirige, che chiamiamo domanda fondamentale.
Tracciamo ora la
struttura della domanda-guida dispiegata. Con tale domanda non si intendono un
ente qualunque o soltanto tutti gli enti, ma l'intero, l'ente in quanto uno.
Oltre a quest'uno, non c'и che il nulla, e qui, al primo sommario passo della
domanda sull'ente ci siamo imbattuti nel nulla. Ora, il campo della domanda,
ossia l'ente nel suo insieme, non viene interrogato e misurato per ridurlo a
conoscenza nella sua inestimabile molteplicitа, ma la domanda mira fin
dall'inizio all'ente in quanto и essente. Domandiamo l'essere dell'ente, la sua
enticitа, in greco ousмa. Sia nel campo della domanda, che nella demarcazione
del fine - che si condizionano reciprocamente - si fa esperibile la vicinanza
del nulla. Esso rende esperibile l'ente come ente, come la notte il giorno.
Nello spiegamento
della domanda l'ente viene preso di mira in relazione a ciт che и, a quale
aspetto abbia, e quindi a come sia fatto in se stesso; chiamiamo ciт la sua
costituzione. L'ente ha inoltre il suo modo d'essere, e in quanto tale и o
possibile o reale o necessario. In base alla interazione reciproca di questi
due riguardi, si determina l'essere dell'ente. Giа a questo punto si vede come
questa domanda possieda una struttura ben determinata e molto ricca, che noi
non conosciamo e non dominiamo. E benchи il campo della domanda non possa
essere assemblato sommando settori separati dell'ente, tuttavia, la
domanda-guida ha di volta in volta un riferimento eccelso a una regione
determinata. Sussistono, nella costituzione e nei modi dell'ente, ordini e
gradi che si chiariscono a vicenda. Ogni volta и determinante, nello
spiegamento della domanda, una sola regione, dalla quale l'ente nel suo insieme
non viene dedotto, ma condotta nel suo schiarimento.
La posizione
metafisica di fondo di Nietzsche
La posizione
metafisica di fondo di N., ossia la posizione assegnata alla sua filosofia dalla
storia della filosofia occidentale, puт essere determinata in base alla
risposta che egli dа alla domanda relativa alla costituzione dell'ente e al suo
modo di essere. N. dа due risposte riguardo all'ente nel suo insieme: dice sia
che l'ente nel suo insieme и volontа di potenza e sia che и eterno ritorno
dell'uguale. Venendo dalla domanda-guida dispiegata, ora l'interpretazione и in
grado di chiarire la coappartenenza necessaria di queste due risposte. Dire che
l'ente "и" volontа di potenza significa che l'ente in quanto tale ha
la costituzione di ciт che N. determina come volontа di potenza. E dire che
l'ente "и" eterno ritorno significa che l'ente in quanto ente и,
riguardo al suo modo di essere, eterno ritorno dell'uguale. Dunque la coappartenenza
si determina essenzialmente in base alla coappartenenza di costituzione e modo
di essere.
La posizione
metafisica di N., nel contesto della filosofia occidentale, и la fine della
metafisica in quanto torna all'inizio del pensiero greco, a suo modo lo riprende
e chiude cosм l'anello del domandare. Con la risposta di N. alla domanda-guida,
tuttavia, non vengono ripetute le posizioni dell'inizio nella sua forma di
allora, ma vengono in luce in forma mutata.
Le posizioni di
fondo decisive dell'inizio erano quelle di Parmenide e di Eraclito. La prima
risposta dice che l'ente и; e con tale risposta viene fissato per l'avvenire
che "и" ed "essere" significano stabilitа e presenza,
eterno presente. L'altra risposta dice che l'ente diviene; l'ente и essente nel
divenire costante, nello svilupparsi e nel corrispettivo corrompersi.
Il pensiero di N.
и la fusione di queste due determinazioni fondamentali dell'ente. Egli dice che
l'ente и qualcosa che и diventato fisso, e che и nel creare e nel distruggere
costanti. L'ente e il diveniente sono fusi insieme in quanto il diveniente, nel
creare, diviene essendo e divenendo и.
Questa posizione
metafisica и espressa da N. in una annotazione intitolata
"Ricapitolazione" (La volontа di potenza, n. 617). Tale annotazione
comincia con l'affermazione seguente: "Imprimere al divenire il carattere
dell'essere - и questa la suprema volontа di potenza". E subito dopo:
"Che tutto ritorni, и l'estremo avvicinamento di un mondo del divenire a
quello dell'essere: culmine della contemplazione". Ciт significa: la
trasformazione del diveniente in ente - la volontа di potenza nella sua forma
suprema - и, nella sua essenza piщ profonda, istantaneitа dell'attimo della
decisione che crea, cioи eterno ritorno dell'uguale.
N., per
caratterizzare ciт che noi chiamiamo la sua posizione metafisica di fondo, ha
scelto la seguente locuzione: amor fati. Essa va compresa sulla base del suo
pensiero piщ profondo: amor, и da intendere come la volontа che trasfigura;
fatum, come quella svolta della necessitа che si svela nell'attimo. L'amor fati
и quindi la volontа trasfiguratrice di appartenere a ciт che dell'ente и
massimamente ente.
Ora, il pensiero
di N. ha dunque fuso insieme le determinazioni fondamentali dell'inizio della
filosofia occidentale; nondimeno, egli non и pervenuto alle posizioni
dell'inizio, ma a quelle posizioni giа elaborate alla luce della filosofia
platonica. Lo stesso N. designa la sua filosofia come un platonismo rovesciato;
platonismo che viene non eliminato ma consolidato dal rovesciamento. Il
circolo, dunque, che con la sua filosofia si chiude, irrigidito su un inizio
giа messo a tacere, non dа piщ via libera a nessuna possibilitа di domandare in
modo essenziale la domanda-guida. Quella di N. и dunque la fine della filosofia
occidentale.
Poichи tuttavia
la posizione metafisica di N. rappresenta la fine della metafisica, vi sia
attua per questo il massimo e piщ profondo raccoglimento, cioи il compimento di
tutte le posizioni di fondo essenziali della filosofia occidentale da Platone in
poi. Un nuovo inizio sarа possibile solo riandando all'originarietа del primo
inizio. La tradizionale domanda-guida "che cosa и l'ente?", deve
essere dispiegata venendo fuori da essa e andando oltre essa stessa in un
domandare piщ originario.
Dal 1884 fino
alla fine della sua attivitа, N. и occupato dal progetto di un'opera che
esponga sistematicamente la sua filosofia. Il patrimonio di inediti di questo
periodo и molto abbondante ed и articolato secondo diversi piani e progetti. Il
pensiero dell'eterno ritorno и al centro del suo pensiero, e deve guidare
l'opera capitale. (E' quindi priva di fondamento l'interpretazione secondo cui
questa dottrina sia stata messa da parte e abbandonata).
L'opera capitale,
tuttavia, non fu mai composta; restano soltanto frammenti singoli, annotazioni
che non trovano una configurazione compiuta. L'opera esistente, intitolata
appunto La volontа di potenza, и stata compilata dai curatori dei frammenti
postumi, che si sono avvalsi di piani e di progetti abbandonati da N. stesso.
(Il quale per un certo tempo, ma solo per un certo tempo, aveva effettivamente
pensato di dare questo titolo alla sua opera). Tale opera и dunque un falso che
ha profondamente fuorviato l'interpretazione della filosofia di N..
Se ora passiamo
all'analisi dei piani vediamo che il pensiero dell'eterno ritorno assume
ovunque la posizione determinante. Nei piani e nei progetti degli anni 1884/85
emerge il tentativo di costruire l'opera capitale, di cui lo Zarathustra и
stato il preambolo; manca tuttavia qualsiasi traccia di un'opera dal titolo La
volontа di potenza. Nel 1885 si trova invece l'annotazione: La volontа di
potenza. Tentativo di una interpretazione di ogni accadere. In tale piano si
vede come la questione della volontа di potenza и inquadrata nella filosofia
dell'eterno ritorno. (Un importante rinvio alla connessione tra questi due
concetti si trova giа in un piano n. 2 dell'anno precedente).
Negli anni
immediaamente successivi viene messa in atto l'interpretazione di ogni accadere
come volontа di potenza, che diviene il centro della progettata costruzione. Il
tutto rimane nondimeno retto e determinato dal pensiero dell'eterno ritorno. In
altri termini: la filosofia che N. progetta di esporre и quella dell'eterno
ritorno; per darle forma c'и bisogno dell'interpretazione di ogni accadere come
volontа di potenza. Per questo il termine "volontа di potenza" entra
nel titolo dell'opera progettata.
Il piano del 1886
и intitolato "La volontа di potenza. Tentativo di una trasvalutazione di
tutti i valori". Trasvalutazione и ciт che il peso piщ grande - l'eterno
ritorno - deve operare nei confronti dei valori, cioи del potenziamento della
vita.
I piani dell'anno
seguente hanno una struttura unitaria, e, sebbene la dottrina della volontа di
potenza sia preminente, il pensiero dell'eterno ritorno conserva una posizione
non indebolita. Esso diviene il punto "critico", nel contesto
dell'evento del nichilismo, tra l'epoca divenuta senza peso e quella che cerca
nuovi pesi.
Anche i piani
della primavera e dell'estate del
I curatori della
volontа di potenza, hanno opportunamente distribuito, seguendo le indicazioni
dello stesso N., i brani sulla dottrina dell'eterno ritorno in due luoghi: nel
primo libro, Il nichilismo europeo, e nel quarto libro, Disciplina e
allevamento.
La questione del
nichilismo e dell'eterno ritorno, trattata nel primo libro, richiede una discussione
a sи. Ora entriamo brevemente nel merito di quanto и raccolto nel libro quarto,
per vedere se, nelle annotazioni tra il 1884 e il 1888, ci sia un ulteriore
sviluppo della dottrina.
Ad un confronto
sommario, niente sembra sia cambiato rispetto al periodo precedente. Ma ad uno
sguardo piщ attento (soprattutto se teniamo conto che N. in questo periodo
ripensa a fondo la sua filosofia), emerge un quadro diverso. Occorre anche
leggere i 15 brani dell'edizione oggi disponibile non nell'ordinamento dato dai
curatori, ma secondo la loro successione cronologica. Rimandiamo la discussione
di tali brani al momento in cui procederemo alla interpretazione vera e propria
del pensiero fondamentale di N.; metteremo in evidenza una sola circostanza
essenziale.
N. parla, in modo
piщ chiaro di prima, dei "presupposti" della dottrina dell'eterno
ritorno. Questo, in un primo momento, и strano; infatti, il pensiero
fondamentale che tutto determina non puт avere presupposti. In realtа, N. pensa
ora l'eterno ritorno partendo dalla volontа di potenza, intesa come la
costituzione generale di tutto ciт che и. La volontа di potenza, dunque,
sarebbe il "presupposto" dell'eterno ritorno, secondo i seguenti
sensi:
1) ne sarebbe il
fondamento conoscitivo (Erkenntnisgrund, ratio conoscendi), in quanto da essa,
come carattere di forza dell'universo, si puт arguire l'eterno ritorno;
2) ne sarebbe il
fondamento reale (Sachgrund, ratio essendi), in quanto l'eterno ritorno и
possibile soltanto se dell'ente in quanto tale и propria la costituzione della
volontа di potenza.
3) in quanto la
costituzione dell'ente (il suo "che cosa", la quidditas, essentia)
fonda il modo dell'essere (il suo "come" e il suo "che и",
l'existentia).
La questione del
rapporto tra volontа di potenza ed eterno ritorno era oscura per N. stesso,
fonte di inquietudine per il suo pensiero. In ogni caso, per N., fra i due
concetti vi и una essenziale coappartenenza. Lo dimostra il rifacimento di uno
dei 15 brani, il n.1067, che, nella seconda versione, nella conclusione, dice:
"Questo mondo и la volontа di potenza - e nient'altro!". Ma nella
prima versione, alla domanda "Che cos'и per me il mondo?" N.
rispondeva: й l'eterno ritorno dell'uguale.
La forma della
dottrina dell'eterno ritorno
Per forma intendiamo
la struttura interna della sua veritа, prefigurata da questa stessa veritа. La
domanda, se la dottrina di N. abbia una forma in questo senso, non ha una
risposta immediata. Ovunque nei pensieri di N. si manifesta indirettamente una
propria legge della veritа. Per coglierla occorre superare le comode
rappresentazioni correnti che pretendono di inquadrare la sua filosofia e
guadagnare una prospettiva dalla quale sarа possibile cogliere una posizione di
fondo, i fondamenti determinanti della forma. Tale prospettiva puт risultare da
una visione che anticipi l'insieme della sua filosofia.
I tre poli,
mobili l'uno rispetto all'altro, intorno ai quali ruotano gli sforzi relativi alla
costruzione della sua opera capitale sono l'eterno ritorno, la volontа di
potenza e la trasvalutazione di tutti i valori. Il complesso in cui questi tre
termini sono legati in una coappartenenza originaria e unitaria, и la forma
cercata. Tutti e tre significano l'insieme di questa filosofia, e nessuno la
coglie pienamente, perchи la forma di questa filosofia non si lascia
costringere in una sola direzione.
Questi tre poli
sono riconoscibili anche dai titoli dell'opera progettata, ognuno dei quali
viene scelto in successione come principale; noi non seguiremo, tuttavia, la
via di un confronto dei piani e dei titoli, che rimarrebbe all'esterno della
filosofia di N..
Occorre invece
guardare all'ambito che questo pensiero abbraccia e sul quale и sovrano.
L'ambito del
pensiero dell'eterno ritorno: la dottrina dell'eterno ritorno come superamento
del nichilismo
L'
"ambito" и il contesto unitario da cui questo pensiero и determinato
e a sua volta determina; la circoscrizione della sua provenienza e del suo
dominio. Tale ambito deve assicurare al pensiero dell'eterno ritorno la sua
determinatezza, per evitare che sia pensato in termini generici.
Nella filosofia
di N. c'и da rilevare una caratteristica essenziale: il pensiero di questo
filosofo costituisce un contromovimento e un rovesciamento rispetto all'intera
filosofia occidentale, interpretata come platonismo. Scagliandosi contro i
valori supremi di quella tradizione, esso diventa il "rovesciamento di
tutti i valori".
Un rovesciamento
di tale portata, nella sua necessarietа, deve scaturire da questa tradizione e
contemporaneamente rimanervi radicato. Se ora l'eterno ritorno и il pensiero
fondamentale dell'autentica filosofia di N., allora l'essenza di questo
pensiero deve essere radicata in quell'esperienza della storia occidentale
dalla quale scaturisce la necessitа di un contromoviemnto e di un
rovesciamento. Questa esperienza и quell'evento fondamentale dell'uomo
occidentale designato come "nichilismo". [Una delucidazione
approfondita dell'essenza del nichilismo и fornita nel secondo libro di
quest'opera].
Solo dal sapere
dell'evento del nichilismo come il fatto fondamentale della storia, ci si apre
l'ambito del pensiero dell'eterno ritorno. Il confronto con il nichilismo и la
cosa piщ difficile, tanto piщ che anche il pensiero dell'eterno ritorno ha un
carattere nichilistico, in quanto, eternizzando l'"invano", esclude
un fine ultimo per l'ente. N. scrive: "Pensiamo questo pensiero nella
forma piщ terribile: l'esistenza, cosм com'и, senza senso e scopo, ma
inevitabilmente ritornante, senza un finale nel nulla: l'eterno ritorno".
(La volontа di potenza, n. 55).
Ma l'eterno
ritorno costituisce il superamento del nichilismo solo se и colto nel suo
carattere di attimo e di decisione. In quanto superamento del nichilismo esso
lo presuppone, tuttavia, nel senso che lo pensa fino in fondo, all'estremo.
Attimo ed eterno
ritorno
A questo punto
possiamo riprendere il seguito del racconto di Zarathustra nella "Visione
e l'enigma" che avevamo lasciato in sospeso, e al tempo stesso ripensarlo
a fondo nell'insieme.
La seconda
visione di Zarathustra, caratterizzata dall'immagine del pastore dormiente,
"cui un greve serpente nero penzolava dalla bocca", si svolge in un
paesaggio desolato, segnato dall'ululare di un cane. Tutto evoca l'immagine
speculare opposta all'atmosfera del pensiero dell'eterno ritorno: l'ululato del
cane e il "greve serpente nero" invece dell'aquila volteggiante con
il serpente intorno al collo; la mezzanotte, il tempo piщ distante dal meriggio.
Il serpente nero simboleggia l'aspetto tetro e senza fine del nichilismo. In
questo contesto, i rimandi di Zarathustra alla sua fanciullezza rinviano alla
preistoria del pensiero dell'eterno ritorno, che coincide con la genesi e
l'avvento del nichilismo. N. allude qui all'epoca in cui il suo mondo era
determinato da Schopenhauer e da Wagner i quali insegnavano il pessimismo e la
dissoluzione nel nulla.
Zarathustra cerca
inutilmente di liberare il giovane pastore tirando e strappando il serpente.
Ciт vuol dire che il nichilismo non puт essere eliminato dall'esterno, ponendo
cioи al posto del Dio cristiano un altro ideale come la ragione, il progresso,
la democrazia. Il serpente nero del nichilismo deve essere superato prprio da
chi ne и coinvolto: quando Zarathustra grida: "Mordi!", il pastore
stacca la testa del serpente con un morso e la sputa via, balzando in piedi.
"Non piщ pastore, non piщ uomo, - un trasformato, un circonfuso di luce,
che rideva! "
Questo significa
che il nichilismo deve essere superato dalle fondamenta, attraverso la critica
- da parte di coloro che ne sono coinvolti - degli ideali che esso pone e da
cui proviene. Il pastore и Zarathustra stesso, che ha morso la testa del
serpente, ha superato il nichilismo ed и divenuto padrone del pensiero
dell'eterno ritorno. Zarathustra che и divenuto un convalescente - nel capitolo
omonimo dello Zarathustra - dopo essere passato attraverso la malattia, dopo
avere imparato cioи che ciт che nel nero serpente strangola fa parte del
sapere. Coloro che invece hanno fatto del pensiero "una canzone da
organetto", fuggono dal sapere genuino, perchи questo sapere
"strangola". In altri termini: pensare a fondo il pensiero
dell'eterno ritorno significa superare, attraverso l'attimo e la decisione, la
spaccatura minima tra due prospettive che si assomigliano. Una dice: tutto и
nulla, tutto и indifferente, nulla vale la pena, tutto и uguale; l'altra
afferma: tutto ritorna, ogni attimo и importante, tutto и importante, tutto и
uguale. Pensare fino in fondo questo pensiero esige dunque il confronto con il
"tutto и uguale", con il "non vale la pena".
Dando ora uno
sguardo d'insieme all'esposizione nietzscheana, notiamo che la discussione del
contenuto и passata in secondo piano rispetto alla modalitа del pensiero e
delle sue condizioni. Queste ultime possono essere ricondotte a due, che a loro
volta si coappartengono:
1) Il pensare
partendo dall'attimo. Trasporsi nella temporalitа dell'agire e del decidere.
2) Il pensare il
pensiero come superamento del nichilismo. Trasporsi nella necessitа della
situazione che emerge con il nichilismo.
D'altra parte il
contenuto del pensiero non и trascurato, ma emerge in modo singolare; in questo
pensiero ciт che va pensato, per il modo in cui и pensato, si ripercuote su
colui che lo pensa. L'eterno ritorno dell'uguale и pensato soltanto se и
pensato nichilisticamente e secondo l'attimo.
L'essenza di una
posizione metafisica di fondo. La sua possibilitа nella storia della filosofia
occidentale
Il pensiero
dell'eterno ritorno и il pensiero metafisico di N. in quanto pensa l'ente nel
suo insieme. Proprio per questo, sussiste un rapporto di coinvolgimento e di
ripercussione tra il pensiero e colui che lo pensa. (In tale pensiero, colui
che pensa entre nell'anello del ritorno in modo da deciderne egli stesso). La
ragione del fatto che questo rapporto sia cosм incalzante и insita nella
metafisica di N., che occorre mettere in luce. Ma prima va chiarita la
posizione metafisica di fondo nella storia della filosofia occidentale. Tale
posizione deve essere qui discussa in linea di principio, secondo una
prospettiva essenzialmente storica.
Con il termine
"metafisica" si indicano le domande fondamentali di una filosofia. Il
significato abituale della parola contiene ancora un debole riflesso di questo
carattere: si designa ciт che sta dietro, sullo sfondo, che и oscuro e
indeterminato; e ancora: si nomina la fine e il confine del pensare e del
domandare, piuttosto che l'inizio e il loro spiegamento. La storia di questa
parola и singolare; da questa storia dipende la configurazione del mondo
spirituale occidentale e quindi del mondo in generale.
"Metafisica"
indica dunque la cerchia delle domande vere e proprie della filosofia, che sono
incluse in una sola domanda fondamentale, che le guida e nella quale sono fuse.
Tale domanda mette subito anche se stessa nella chiarezza che produce.
All'inizio la filosofia domanda dell'archи (il principio, ciт che sta
all'inizio e domina). Poichи l'archи viene cercato non per singoli fatti, ma
solo per l'ente, domandando dell'archи, и giа posta la questione dell'ente nel
suo insieme; l'ente и divenuto visibile in quanto ente e nel suo insieme. Si
domanda di ciт che determina e domina l'ente nel suo insieme e nel suo
governare. Corrispondentemente, la domanda della filosofia puт essere espressa
nella forma piщ semplice: che cosa и l'ente? Con la definizione di questa
domanda-guida, la filosofia occidentale raggiunge, al suo inizio, la
conclusione essenziale.
La filosofia
occidentale, nello svolgimento della sua storia, rimane nel quadro della
domanda-guida, la quale, tuttavia, retrocede sempre di piщ in secondo piano.
Essa non viene ulteriormente dispiegata nella sua struttura propria. Con le
risposte alla domanda-guida, non piщ dispiegata, maturano determinate posizioni
nei confronti dell'ente in quanto tale, che determinano anche la posizione
dell'uomo in rapporto all'ente. Quest'ultimo viene esperito sia come physis,
sia come creazione da parte di un creatore, sia come realtа di uno spirito
assoluto. Queste posizioni, che scaturiscono dalla e con la domanda-guida, a
sua volta non dispiegata, costituiscono la posizione metafisica di fondo.
Nondimeno, il
concetto di una posizione metafisica di fondo, e le stesse posizioni
metafisiche che si sono succedute storicamente, rimangono in una situazione di
non chiarezza, se la domanda-guida non si dispiega nella sua essenza.
Dispiegare la domanda, significa domandare in modo piщ essenziale e piщ
originario, in modo tale da vederne la struttura interna. La domanda-guida
dispiegata chiede "che cosa и l'ente?", a differenza di quella piщ
originaria che la regge e la dirige, che chiamiamo domanda fondamentale.
Tracciamo ora la
struttura della domanda-guida dispiegata. Con tale domanda non si intendono un
ente qualunque o soltanto tutti gli enti, ma l'intero, l'ente in quanto uno.
Oltre a quest'uno, non c'и che il nulla, e qui, al primo sommario passo della
domanda sull'ente ci siamo imbattuti nel nulla. Ora, il campo della domanda,
ossia l'ente nel suo insieme, non viene interrogato e misurato per ridurlo a
conoscenza nella sua inestimabile molteplicitа, ma la domanda mira fin
dall'inizio all'ente in quanto и essente. Domandiamo l'essere dell'ente, la sua
enticitа, in greco ousмa. Sia nel campo della domanda, che nella demarcazione
del fine - che si condizionano reciprocamente - si fa esperibile la vicinanza
del nulla. Esso rende esperibile l'ente come ente, come la notte il giorno.
Nello spiegamento
della domanda l'ente viene preso di mira in relazione a ciт che и, a quale
aspetto abbia, e quindi a come sia fatto in se stesso; chiamiamo ciт la sua
costituzione. L'ente ha inoltre il suo modo d'essere, e in quanto tale и o
possibile o reale o necessario. In base alla interazione reciproca di questi
due riguardi, si determina l'essere dell'ente. Giа a questo punto si vede come
questa domanda possieda una struttura ben determinata e molto ricca, che noi
non conosciamo e non dominiamo. E benchи il campo della domanda non possa
essere assemblato sommando settori separati dell'ente, tuttavia, la
domanda-guida ha di volta in volta un riferimento eccelso a una regione
determinata. Sussistono, nella costituzione e nei modi dell'ente, ordini e
gradi che si chiariscono a vicenda. Ogni volta и determinante, nello
spiegamento della domanda, una sola regione, dalla quale l'ente nel suo insieme
non viene dedotto, ma condotta nel suo schiarimento.
La posizione
metafisica di fondo di Nietzsche
La posizione
metafisica di fondo di N., ossia la posizione assegnata alla sua filosofia dalla
storia della filosofia occidentale, puт essere determinata in base alla
risposta che egli dа alla domanda relativa alla costituzione dell'ente e al suo
modo di essere. N. dа due risposte riguardo all'ente nel suo insieme: dice sia
che l'ente nel suo insieme и volontа di potenza e sia che и eterno ritorno
dell'uguale. Venendo dalla domanda-guida dispiegata, ora l'interpretazione и in
grado di chiarire la coappartenenza necessaria di queste due risposte. Dire che
l'ente "и" volontа di potenza significa che l'ente in quanto tale ha
la costituzione di ciт che N. determina come volontа di potenza. E dire che
l'ente "и" eterno ritorno significa che l'ente in quanto ente и,
riguardo al suo modo di essere, eterno ritorno dell'uguale. Dunque la coappartenenza
si determina essenzialmente in base alla coappartenenza di costituzione e modo
di essere.
La posizione
metafisica di N., nel contesto della filosofia occidentale, и la fine della
metafisica in quanto torna all'inizio del pensiero greco, a suo modo lo riprende
e chiude cosм l'anello del domandare. Con la risposta di N. alla domanda-guida,
tuttavia, non vengono ripetute le posizioni dell'inizio nella sua forma di
allora, ma vengono in luce in forma mutata.
Le posizioni di
fondo decisive dell'inizio erano quelle di Parmenide e di Eraclito. La prima
risposta dice che l'ente и; e con tale risposta viene fissato per l'avvenire
che "и" ed "essere" significano stabilitа e presenza,
eterno presente. L'altra risposta dice che l'ente diviene; l'ente и essente nel
divenire costante, nello svilupparsi e nel corrispettivo corrompersi.
Il pensiero di N.
и la fusione di queste due determinazioni fondamentali dell'ente. Egli dice che
l'ente и qualcosa che и diventato fisso, e che и nel creare e nel distruggere
costanti. L'ente e il diveniente sono fusi insieme in quanto il diveniente, nel
creare, diviene essendo e divenendo и.
Questa posizione
metafisica и espressa da N. in una annotazione intitolata
"Ricapitolazione" (La volontа di potenza, n. 617). Tale annotazione
comincia con l'affermazione seguente: "Imprimere al divenire il carattere
dell'essere - и questa la suprema volontа di potenza". E subito dopo:
"Che tutto ritorni, и l'estremo avvicinamento di un mondo del divenire a
quello dell'essere: culmine della contemplazione". Ciт significa: la
trasformazione del diveniente in ente - la volontа di potenza nella sua forma
suprema - и, nella sua essenza piщ profonda, istantaneitа dell'attimo della
decisione che crea, cioи eterno ritorno dell'uguale.
N., per
caratterizzare ciт che noi chiamiamo la sua posizione metafisica di fondo, ha
scelto la seguente locuzione: amor fati. Essa va compresa sulla base del suo
pensiero piщ profondo: amor, и da intendere come la volontа che trasfigura;
fatum, come quella svolta della necessitа che si svela nell'attimo. L'amor fati
и quindi la volontа trasfiguratrice di appartenere a ciт che dell'ente и
massimamente ente.
Ora, il pensiero
di N. ha dunque fuso insieme le determinazioni fondamentali dell'inizio della
filosofia occidentale; nondimeno, egli non и pervenuto alle posizioni
dell'inizio, ma a quelle posizioni giа elaborate alla luce della filosofia
platonica. Lo stesso N. designa la sua filosofia come un platonismo rovesciato;
platonismo che viene non eliminato ma consolidato dal rovesciamento. Il
circolo, dunque, che con la sua filosofia si chiude, irrigidito su un inizio
giа messo a tacere, non dа piщ via libera a nessuna possibilitа di domandare in
modo essenziale la domanda-guida. Quella di N. и dunque la fine della filosofia
occidentale.
Poichи tuttavia
la posizione metafisica di N. rappresenta la fine della metafisica, vi sia
attua per questo il massimo e piщ profondo raccoglimento, cioи il compimento di
tutte le posizioni di fondo essenziali della filosofia occidentale da Platone in
poi. Un nuovo inizio sarа possibile solo riandando all'originarietа del primo
inizio. La tradizionale domanda-guida "che cosa и l'ente?", deve
essere dispiegata venendo fuori da essa e andando oltre essa stessa in un
domandare piщ originario.