La fine della metafisica

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Sia per Hegel che per N. possiamo parlare di una "metafisica della soggettivitа incondizionata". Ma in Hegel essa и la metafisica della volontа che sa se stessa, cioи dello spirito come unitа di sapere e volontа. Per N. la soggettivitа и in modo incondizionato in quanto soggettivitа del corpo e delle passioni, ossia della volontа di potenza. In ognuna di queste due figure rientra, in un ruolo rispettivamente diverso, l'essenza dell'uomo, che и definita tradizionalmente come "animale razionale". Nella metafisica di Hegel и la rationalitas che diventa determinante per la soggettivitа, in quella di N., invece, и l'animalitas. Alla fine della metafisica, dunque, troviamo la nietzscheana "bestia bionda", che non и una esagerazione occasionale, ma il termine distintivo di un contesto storico.

Parlare della fine della metafisica significa fare riferimento ad un attimo storico nel quale sono esaurite le possibilitа essenziali della metafisica. A partire da quel momento, la storia trascorsa delle posizioni di fondo fornirа solo materiali da costruzione con i quali verrа costruito di nuovo il mondo del "sapere".

L'ultima delle possibilitа della metafisica deve essere quella forma nella quale la sua essenza viene rovesciata. Questo rovesciamento viene attuato consapevolmente da Hegel e da N.. Il primo dice, infatti, che pensare nel senso del suo sistema significa fare il tentativo di camminare a testa in giщ. Il secondo designa la sua filosofia come rovesciamento del "platonismo".

Parlare della fine della metafisica и perт una decisione storica, in prossimitа della quale ci conduce la meditazione sull'essenza piщ originaria della metafisica stessa. Questa meditazione и equivalente all'intellezione dell'essenza del nichilismo europeo, secondo la storia dell'essere.

 

Il rapporto con l'ente e il riferimento all'essere. La differenza ontologica

La comparazione delle tre posizioni metafisiche di fondo di Protagora, Descartes e N., ci ha preparati a domandare dello Stesso che le regge e le orienta. Questo Stesso и giа stato messo in evidenza nominando i quattro riguardi che guidavano le comparazioni, miranti a: 1) alla maniera in cui l'uomo и se stesso; 2) al progetto dell'essere dell'ente; 3) all'essenza della veritа dell'ente; 4) al modo in cui l'uomo prende e dа la misura per la veritа dell'ente.

Ora, questi quattro riguardi stanno fra loro in una connessione interna, tale da delineare una struttura circoscritta, per cui ponendone uno, sono sempre giа posti anche gli altri. Infatti: nell'essere se stesso dell'uomo и implicito che esso stia in una veritа dell'ente, e precisamente l'ente che egli stesso и e quello che non и; ma tale veritа deve svelare e presentare questo ente in ciт che и come ente, cioи nel suo essere, e quindi contenere un progetto dell'essere; e in quanto l'uomo si mantiene nel progetto dell'essere e sta nella veritа dell'ente, deve o prendere la veritа sull'ente come misura del suo essere sи, oppure, partendo dal suo essere sи, dare la misura per la veritа dell'ente.

Domandiamo ora: che ne и di questa struttura rispetto al rapporto dell'uomo con l'ente? Tale rapporto, nel quale noi cerchiamo l'essenza piщ profonda della metafisica, non puт risolversi nella relazione dell'uomo come soggetto all'ente come oggetto, relazione che и limitata alla storia moderna della metafisica.

La metafisica parla dell'ente in quanto tale, dunque dell'essere; vige perciт in essa un riferimento dell'uomo all'essere: tale riferimento и quello Stesso che и giа esperito, quantunque in modo inespresso, nei quattro riguardi summenzionati. Nondimeno, la domanda se, e come, l'uomo si rapporti, non solo all'ente, ma all'essere dell'ente, rimane non domandata; come rimane non domandata la questione della relazione dell'uomo con la veritа.

Noi stiamo in rapporto con l'ente, ma per esperire l'ente come ente ci appoggiamo necessariamente all'essere; in questa distinzione di ente e essere consiste la nostra essenza. E tuttavia essa и caratterizzata da una grande oscuritа: la metafisica stessa scaturisce da tale distinzione, a cui perт sfugge subito, lasciandola fuori dal suo ambito.

La distinzione tra ente ed essere si potrebbe chiamare piщ adeguatamente differenza (Differenz), per indicare che ente ed essere sono divergenti ma tuttavia riferiti l'uno all'altro. Chiamiamo onto-logia - guardando al significato greco della parola - la disciplina che nomina l'ente in quanto tale (tт on) nel logos; l' esperire e il concepire l'ente in quanto tale и reso possibile dalla "differenza ontologica" di essere e ente. Tale differenza и il fondamento ignoto, eppure reclamato, dell'ontologia e quindi di ogni metafisica.

Guardiamo ora alle diverse interpretazioni mediante le quali la metafisica pensa l'essere, per cercare di cogliere la provenienza della differenza ontologica. Giа il nome con cui Platone indica l'essere, ci rivela come l'essere venga pensato in modo divergente rispetto all'ente. L'essere da Platone и chiamato ousмa, che vuol dire enticitа, (Seiendheit), e significa quindi l'universale rispetto all'ente, che и il "particolare". In questa definizione nulla и detto dell'essenza dell'essere, si rende solo noto in che modo l'essere viene distinto dall'ente, ossia per astrazione da tutte le particolarizzazioni dell'ente. Ed essendo il concetto piщ astratto e generale, come tale non и ulteriormente definibile: infatti, un eventuale predicato dell'essere dovrebbe essere ancora piщ universale, il che sarebbe contraddittorio.

Nondimeno, la differenza ontologica viene alla luce all'interno della metafisica, in un tratto essenziale che domina tutte le posizioni di fondo. L'essere viene pensato come l' "a priori", il "prius", ossia il precedente. Il termine prius и la traduzione del greco prтteron; di tale prтteron trattano esplicitamente Platone e Aristotele.

 

Sia per Hegel che per N. possiamo parlare di una "metafisica della soggettivitа incondizionata". Ma in Hegel essa и la metafisica della volontа che sa se stessa, cioи dello spirito come unitа di sapere e volontа. Per N. la soggettivitа и in modo incondizionato in quanto soggettivitа del corpo e delle passioni, ossia della volontа di potenza. In ognuna di queste due figure rientra, in un ruolo rispettivamente diverso, l'essenza dell'uomo, che и definita tradizionalmente come "animale razionale". Nella metafisica di Hegel и la rationalitas che diventa determinante per la soggettivitа, in quella di N., invece, и l'animalitas. Alla fine della metafisica, dunque, troviamo la nietzscheana "bestia bionda", che non и una esagerazione occasionale, ma il termine distintivo di un contesto storico.

Parlare della fine della metafisica significa fare riferimento ad un attimo storico nel quale sono esaurite le possibilitа essenziali della metafisica. A partire da quel momento, la storia trascorsa delle posizioni di fondo fornirа solo materiali da costruzione con i quali verrа costruito di nuovo il mondo del "sapere".

L'ultima delle possibilitа della metafisica deve essere quella forma nella quale la sua essenza viene rovesciata. Questo rovesciamento viene attuato consapevolmente da Hegel e da N.. Il primo dice, infatti, che pensare nel senso del suo sistema significa fare il tentativo di camminare a testa in giщ. Il secondo designa la sua filosofia come rovesciamento del "platonismo".

Parlare della fine della metafisica и perт una decisione storica, in prossimitа della quale ci conduce la meditazione sull'essenza piщ originaria della metafisica stessa. Questa meditazione и equivalente all'intellezione dell'essenza del nichilismo europeo, secondo la storia dell'essere.

 

Il rapporto con l'ente e il riferimento all'essere. La differenza ontologica

La comparazione delle tre posizioni metafisiche di fondo di Protagora, Descartes e N., ci ha preparati a domandare dello Stesso che le regge e le orienta. Questo Stesso и giа stato messo in evidenza nominando i quattro riguardi che guidavano le comparazioni, miranti a: 1) alla maniera in cui l'uomo и se stesso; 2) al progetto dell'essere dell'ente; 3) all'essenza della veritа dell'ente; 4) al modo in cui l'uomo prende e dа la misura per la veritа dell'ente.

Ora, questi quattro riguardi stanno fra loro in una connessione interna, tale da delineare una struttura circoscritta, per cui ponendone uno, sono sempre giа posti anche gli altri. Infatti: nell'essere se stesso dell'uomo и implicito che esso stia in una veritа dell'ente, e precisamente l'ente che egli stesso и e quello che non и; ma tale veritа deve svelare e presentare questo ente in ciт che и come ente, cioи nel suo essere, e quindi contenere un progetto dell'essere; e in quanto l'uomo si mantiene nel progetto dell'essere e sta nella veritа dell'ente, deve o prendere la veritа sull'ente come misura del suo essere sи, oppure, partendo dal suo essere sи, dare la misura per la veritа dell'ente.

Domandiamo ora: che ne и di questa struttura rispetto al rapporto dell'uomo con l'ente? Tale rapporto, nel quale noi cerchiamo l'essenza piщ profonda della metafisica, non puт risolversi nella relazione dell'uomo come soggetto all'ente come oggetto, relazione che и limitata alla storia moderna della metafisica.

La metafisica parla dell'ente in quanto tale, dunque dell'essere; vige perciт in essa un riferimento dell'uomo all'essere: tale riferimento и quello Stesso che и giа esperito, quantunque in modo inespresso, nei quattro riguardi summenzionati. Nondimeno, la domanda se, e come, l'uomo si rapporti, non solo all'ente, ma all'essere dell'ente, rimane non domandata; come rimane non domandata la questione della relazione dell'uomo con la veritа.

Noi stiamo in rapporto con l'ente, ma per esperire l'ente come ente ci appoggiamo necessariamente all'essere; in questa distinzione di ente e essere consiste la nostra essenza. E tuttavia essa и caratterizzata da una grande oscuritа: la metafisica stessa scaturisce da tale distinzione, a cui perт sfugge subito, lasciandola fuori dal suo ambito.

La distinzione tra ente ed essere si potrebbe chiamare piщ adeguatamente differenza (Differenz), per indicare che ente ed essere sono divergenti ma tuttavia riferiti l'uno all'altro. Chiamiamo onto-logia - guardando al significato greco della parola - la disciplina che nomina l'ente in quanto tale (tт on) nel logos; l' esperire e il concepire l'ente in quanto tale и reso possibile dalla "differenza ontologica" di essere e ente. Tale differenza и il fondamento ignoto, eppure reclamato, dell'ontologia e quindi di ogni metafisica.

Guardiamo ora alle diverse interpretazioni mediante le quali la metafisica pensa l'essere, per cercare di cogliere la provenienza della differenza ontologica. Giа il nome con cui Platone indica l'essere, ci rivela come l'essere venga pensato in modo divergente rispetto all'ente. L'essere da Platone и chiamato ousмa, che vuol dire enticitа, (Seiendheit), e significa quindi l'universale rispetto all'ente, che и il "particolare". In questa definizione nulla и detto dell'essenza dell'essere, si rende solo noto in che modo l'essere viene distinto dall'ente, ossia per astrazione da tutte le particolarizzazioni dell'ente. Ed essendo il concetto piщ astratto e generale, come tale non и ulteriormente definibile: infatti, un eventuale predicato dell'essere dovrebbe essere ancora piщ universale, il che sarebbe contraddittorio.

Nondimeno, la differenza ontologica viene alla luce all'interno della metafisica, in un tratto essenziale che domina tutte le posizioni di fondo. L'essere viene pensato come l' "a priori", il "prius", ossia il precedente. Il termine prius и la traduzione del greco prтteron; di tale prтteron trattano esplicitamente Platone e Aristotele.