Le quattro annotazioni dell'agosto 1881
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Consideriamo ora
quattro annotazioni dell'agosto 1881, che sono al tempo stesso schizzi per
un'opera. Il primo schizzo dice:
"Il ritorno
dell'uguale
"Abbozzo
"
"
"
"
"5. Il nuovo
peso: l'eterno ritorno dell'uguale. Importanza infinita del nostro sapere, dei
nostri errori, delle nostre abitudini e modi di vivere per tutto ciт che verrа.
Che faccimo noi con il resto della nostra vita, - noi, che ne abbiamo vissuto la
maggior parte senza sapere la cosa piщ essenziale? Noi insegniamo questa
dottrina, - и il mezzo piщ efficace per assimilarcela. Il nostro tipo di
beatitudine in quanto maestri della piщ grande dottrina."
Solo al punto 5
si parla dell'eterno ritorno, e anche qui non si dice nulla sul contenuto. La
parola ricorrente и piuttosto "l'assimilazione". Il nuovo pensiero
deve essere assimilato, perchи diventi l'atteggiamento di fondo di ogni
pensare. Si tratta dunque dell'effetto della dottrina sull'uomo, indicata come
un nuovo tipo di beatitudine.
Nel secondo
abbozzo si dice:
"1) La
conoscenza piщ potente.
"2) Le
opinioni e gli errori trasformano l'uomo e gli danno istinti, ovvero: gli
errori assimilati.
"3) La
necessitа e l'innocenza.
"4) Il gioco
della vita"
In questo abbozzo
и tenuto d'occhio piщ il carattere "metafisico" della dottrina che
non l'effetto sull'uomo. Vi si parla di "gioco" e di
"innocenza". Il riferimento и ad Eraclito, al frammento che dice:
"L'eone и un fanciullo che gioca, che gioca con le tessere di una
scacchiera; di un fanciullo и il regno"; laddove il termine
"eone" (aiтn) и tradotto generalmente come "tempo del
cosmo", ma si riferisce anche al tempo della nostra vita. Ciт significa
che l'ente nel suo insieme и dominato dall'innocenza. L'abbozzo successivo
dice:
"Meriggio ed
eternitа
"Indicazioni
per una nuova vita
"Zarathustra,
nato sul lago Urmi, lasciт a trent'anni la sua patria, si recт nella provincia
di Aria e in dieci anni di solitudine sui monti compose lo Zend-Avesta.
"Il sole
della conoscenza risplende di nuovo a mezzodм: e il serpente dell'eternitа
s'inanella alla sua luce -- : и il vostro tempo, fratelli del meriggio!"
In questo abbozzo
i concetti-chiave sono "meriggio" ed "eternitа"; entrambe
indicano il tempo, l'"attimo" in cui viene pensato l'eterno ritorno.
Del meriggio, del momento in cui cioи il sole и piщ alto e le cose sono senza
ombra si parla nello Zarathustra, nella conclusione della prima parte. Nel
centro luminoso del meriggio si scontrano il passato e il futuro e cosм si
imbattono nella decisione.
Il quarto abbozzo
и intitolato: "Per il progetto di un nuovo modo di vivere" ed и
suddiviso in quattro libri i cui titoli principali sono: Primo libro: Della
disantropomorfizzazione della natura. Secondo libro: Dell'assimilazione delle
esperienze. Terzo libro: Della felicitа ultima del solitario. Quarto libro:
Annulus aeternitatis.
Il primo e il
quarto libro abbracciano il secondo e il terzo, che trattano dell'uomo. La
disantropomorfizzazione della natura, di cui si parla, significa l'eliminazione
dei concetti umani in essa proiettati, come colpa, intenzione, fine,
provvidenza. La "nuova vita", и un nuovo modo di stare in mezzo
all'ente, una nuova specie di veritа e quindi una trasformazione dell'ente. Questo
ente nel suo insieme viene determinato nel quarto libro come "l'anello
dell'eternitа".
Ciт che colpisce
di questi abbozzi и la ricchezza delle prospettive. Si puт supporre che nel suo
primo spiegamento, il pensiero dell'eterno ritorno, come tutti i grandi
pensieri, contenga tutto l'essenziale, che rimane perт inesplicato. E
importanti non sono tanto le annotazioni esplicite con cui questo elemento
primo viene successivamente sviluppato da N., ma piuttosto la nuova chiarezza
che da esso irradia sul suo pensiero e le nuove dimensioni a cui viene elevata
la sua filosofia.
Esposizione
sinottica del pensiero dell'eterno ritorno: l'ente nel suo insieme come vita,
come forza; il mondo come caos
La posizione
raggiunta con i quattro abbozzi sarа un punto di riferimento nel patrimonio di
annotazioni che ora menzioneremo. Il primo gruppo di esse appartiene al periodo
immediatamente successivo all'agosto del 1881 fino alla pubblicazione della
Gaia scienza, avvenuta un anno piщ tardi. Nell'interpretazione di questi
frammenti scegliamo la via di una esposizione sinottica, articolandone il
contenuto essenziale in dieci punti, per metterne in evidenza la connessione
interna.
1) Che cosa и in
vista? Il mondo nel suo carattere complessivo. Il mondo, per N., consta di non
vivente e vivente, rappresentati nello stesso sviluppo del divenire. Egli
afferma sia che il non vivente и la "cenere" di innumerevoli esseri
viventi, postulando che il vivente determini la provenienza del non vivente,
sia che la vita и soltanto una specie del non vivente, ammettendo che и il non
vivente a determinare la specie del vivente.
2) Qual и il
carattere generale del mondo? La "forza". Quest'ultimo и un concetto
che non si puт determinare in modo univoco. N. non intende tale termine nel
senso della fisica, per la quale и pensato in un contesto tecnico e
calcolativo; nи esso puт essere spiegato con il linguaggio delle scienze
matematiche. Ciт che N. chiama forza, negli anni immediatamente successivi si
chiarisce nei termini di "volontа di potenza".
3) La forza и
limitata o illimitata? E' limitata. Ciт risulta dall'essenza stessa della
forza. L'infinitа, per N., и infatti incompatibile con il concetto di forza,
che и in sи qualcosa di stabile e di determinato.
4) Che cosa
risulta come conseguenza intrinseca dell'essenziale finitezza della forza? Che
la totalitа del mondo rimane finita. Tale finitezza non и determinata
dall'esterno, ma proviene dal mondo stesso. La forza del mondo non subisce
alcuna diminuzione nи alcun incremento.
5) Dalla finitezza
dell'ente non deriva una "stasi", ma un costante
"divenire": non c'и un equilibrio della forza. Il
"divenire" va qui inteso in un senso assai ampio, non significa
sviluppo o progresso.
6) Poichи il
mondo и un costante divenire - benchи come somma di forza sia in sи finito - ci
sono effetti infiniti. Quando N. parla di mondo "infinito", non
intende negare la sua essenziale finitezza. Infinito significa qui
"smisurato", cioи praticamente non numerabile.
7) Dov'и che
questa forza universale и in quanto mondo finito? In quale spazio? Per N. lo
spazio и soltanto una "forma soggettiva", cosм come la
rappresentazione della "materia". Lo spazio in quanto tale и la
stessa formazione della forza e dei rapporti tra forze.
8) Che ne и del
tempo, che di solito viene nominato insieme allo spazio? Il tempo, a differenza
del carattere fittizio dello spazio, и reale e illimitato, infinito. N. coglie
questo tempo reale infinito come "eternitа".
9) Tutte queste
connotazioni del mondo riguardo la forza, la finitezza, il divenire, lo spazio
e il tempo, vengono pensate congiuntamente e riportate alla determinazione
principale - con la quale N. definisce il "carattere complessivo del
mondo" -, che consiste nella tesi enunciata nel brano 109 della Gaia
scienza, secondo cui : "Il carattere complessivo del mondo и [...] caos
per tutta l'eternitа". Questa tesi ha per N. una funzione direttrice, in
quanto fissa la rappresentazione dell'ente in quanto tale come divenire
necessario, in modo tale da escludere dall'ente concetti antropomorfici quali
ordine, bellezza, forma, legge, organismo. La nozione di "caos" ha
quindi, per N., una connotazione negativa, con la quale egli pratica una sorta
di "teologia negativa", volta a disantropomorfizzare l'ente. Egli
tuttavia determina il caos con una carattere generale, che и la necessitа.
10) Con la tesi:
il caos universale и in sи necessitа, viene caratterizzato l'universo, al cui
essere и attribuito, come elemento fondamentale, l'eterno ritorno dell'uguale.
La perplessitа
della "antropomorfizzazione" dell'ente
Si potrebbe
pensare che nel pensiero dell'eterno ritorno sia insista una
antropomorfizzazione, in quanto esso и riferito sia all'ente nel suo insieme,
sia all'uomo che lo pensa. Vi и infatti un coinvolgimento essenziale dell'uomo,
legato al fatto che l'eternitа e il tempo del ritorno sono concepiti in base
all' "attimo", e dunque alla decisione. Occorre chiarire questo
aspetto, che rischia di infirmare questo pensiero nella sua evidenza e veritа.
Ogni concezione
dell'ente и inevitabilmente una antropomorfizzazione, in quanto prospettata
dall'uomo e riferita ad esso. In questo senso, anche qualsiasi tentativo di
disantropomorfizzazione и una antropomorfizzazione, poichи и attuato dall'uomo.
Queste riflessioni appaiono insuperabili, e generano atteggiamenti di
scetticismo o di rassegnazione. Ma ci si dimentica di porre la domanda
preliminare su chi sia l'uomo. Certo, anche questa cade sotto la medesima
questione, ed и effettivamente possibile che la definizione essenziale
dell'uomo rimanga sempre affare dell'uomo; ma puт anche darsi che tale
definizione elevi l'uomo oltre se stesso, e quindi lo disantropomorfizzi.
Ora, la domanda
sull'essenza dell'uomo non puт essere definita nи dalla scienza, nи da una
fede, ma deve innestarsi sull' essenza del linguaggio, dato che esso и
l'originario risonare della veritа di un mondo. La domanda sull'uomo, giа nella
sua impostazione, deve coinvolgere fin dall'inizio l'uomo e l'ente nel suo
insieme in una sorta di circolo in cui, da una parte, l'ente viene interpretato
dall'uomo, ma, dall'altra, l'uomo и interpretato partendo dall'ente. Anche nel
pensiero dell'eterno ritorno vige una medesima circolaritа, poichи, attraverso
l'essenza dell'eternitа come meriggio e attimo vi и un riferimento all'uomo; anche
qui si richiede di pensare l'uomo partendo dal mondo e il mondo partendo
dall'uomo. Ciт significa che in tale pensiero и contenuta sia l'estrema
antropomorfizzazione, sia il contrario di essa.
La dimostrazione nietzscheana
della dottrina dell'eterno ritorno
Bisogna ora
seguire le dimostrazioni nietzscheane della dottrina dell' eterno ritorno
dell'uguale. Nell'esaminare la forza probatoria di queste dimostrazioni,
occorre tuttavia tener presente che tale dottrina va misurata in base alla sua
legge propria, superando l'opinione erronea che quelle di N. siano
dimostrazioni "naturalistiche". Se si deve dimostrare che l'eterno
ritorno и la determinazione fondamentale della totalitа del mondo, che esso и il
modo in cui l'ente nel suo insieme и, lo si puт fare soltando mostrando che
tale determinazione risulta necessariamente dalla costituzione della totalitа
del mondo.
Ora, dal
carattere della forza risulta la finitezza del mondo e del suo divenire; dalla
finitezza del divenire и escluso uno scorrere all'infinito, ma ne risulta uno
scorrere in sи ricorrente. Dato inoltre il tempo come infinito, ed essendo
escluso uno stato di equilibrio, ne deriva che le possibilitа dell'ente devono
ripetersi all'infinito. E poichи la concatenazione degli effetti tra i singoli
processi del divenire и una concatenazione conchiusa - sebbene praticamente
smisurata - ognuno di essi ritornerа uguale. Dunque il carattere della totalitа
del mondo, in quanto eterno caos della necessitа, и l'eterno ritorno
dell'uguale.
Il presunto
procedimento "naturalistico" nella dimostrazione. Filosofia e scienza
La dimostrazione
di N. della dottrina dell'eterno ritorno non и "scientifica" - e
quindi non sottostа in nessun punto al tribunale della scienza della natura -
in quanto fa uso di concetti che non appartengono alla scienza della natura.
Quest'ultima fa uso di termini quali forza, spazio, tempo, movimento, ma non
puт dire che cosa siano. Una scienza, in quanto tale, non puт domandare intorno
ai propri concetti fondamentali, che le rimangono inaccessibili. Questo и il
compito della filosofia, che non и, peraltro, giustapposta alle scienze, ma и
racchiusa nell'ambito piщ intimo della scienza stessa. Quest'ultima puт essere
vero sapere e andare oltre una mera tecnica soltanto se domanda intorno alla
veritа dell'ente, si muove nelle posizioni di fondo dell'ente e le fa diventare
operative. Ciт non significa adottare il linguaggio e i concetti della
filosofia, ma puт avvenire sia attraverso il pensiero proprio di una filosofia
che chiami in causa il domandare scientifico, sia attraverso l'intima forza del
domandare della scienza stessa. Solo cosм и possibile un profondo accordo tra
pensiero filosofico e ricerca scientifica, in una fertile coappartenenza interiore,
senza che esteriormente e istituzionalmente debbano occuparsi l'uno dell'altra.
Il carattere
della "dimostrazione" della dottrina dell'eterno ritorno
In apparenza la
dimostrazione dell'eterno ritorno и una inferenza, che deduce una conclusione da
una premessa maggiore; da proposizioni sull' essenza dell'ente nel suo insieme
trae delle conclusioni sul modo di essere di questo ente. In realtа solo con la
determinazione della totalitа del mondo come eterno ritorno, si rende visibile
l'essenza del mondo come eterno caos; in altri termini: l'essenza diviene
visibile solo con la conclusione. Quindi non inferenza, ma svelamento di
posizioni che sono poste con il progetto dell'ente nel suo insieme.
Ma allora, se
questo carattere fondamentale non puт essere dimostrato deduttivamente, ma
soltanto attribuito, si ripropone la questione dell'antropomorfizzazione. Tanto
piщ che N., nello stesso periodo in cui tenta di pensare l'essenza del mondo
come eterno ritorno dell'uguale, si convince che si pensa sempre e soltanto da
un "angolo di mondo", l'uomo и concepito come "colui che sta in
un angolo" (Ecken-steher). "Noi non possiamo vedere dietro il nostro
angolo", scrive all'aforisma 374 della Gaia scienza.
Ma l'intenzione
di escludere ogni antropomorfizzazione nel pensare l'essenza del mondo, non si
concilia con tale concezione dell'uomo. N. cerca di conciliare ambedue le
possibilitа: esige la suprema antropomorfizzazione dell'ente e l'estrema
naturalizzazione dell'uomo. E allora diviene decisivo sapere da quale angolo
l'uomo veda, poichи l'antropomorfizzazione diviene tanto piщ inessenziale
quanto piщ originariamente l'uomo assume la collocazione di un angolo
essenziale. I due termini, la totalitа del mondo e il pensiero del pensatore,
non si possono separare. Questa riflessione chiarisce che, nel pensare il
pensiero piщ grave, ciт che и pensato non si puт separare dal come lo si pensa.
Anche da questo possiamo desumere quanto sia fuorviante immaginare le
dimostrazioni dell'eterno ritorno al modo delle dimostrazioni fisiche e
matematiche.
Il pensiero
dell'eterno ritorno come fede
La seconda parte
di questo gruppo di annotazioni и stata intitolata dai primi curatori dei
frammenti postumi "Effetto della dottrina sull'umanitа"; mentre la
prima parte recava il titolo "Esposizione e fondazione della
dottrina". Ciт presuppone una concezione arbitraria che fa dell'eterno
ritorno una "teoria" con conseguenti effetti pratici. Come si и
visto, proprio l'inestricabilitа del come del pensiero dal che cosa del pensato
vanifica una distinzione di questo tipo.
La
caratterizzazione piщ importante di questo secondo gruppo di annotazioni и
quello che connota il pensiero dell'eterno ritorno come "fede". Qui
il pensiero viene messo in relazione con il contenuto di determinate religioni,
quelle che svalutano la vita dell' aldiqua. N. lo definisce come "la
religione delle anime piщ libere, serene e sublimi". Ciт non significa che
tale pensiero sia una sorta di religione personale di N. che possa essere
espunta senza conseguenze dalla sua filosofia. Fede non и per N. l'assenso a
una dottrina rivelata. D'altra parte, il pensiero dell'eterno ritorno determina
da sи, in modo nuovo, l'essenza della religione. L'essenza della fede, secondo
le stesse parole di N., consiste nel "tenere-per-vero". Il
tenere-per-vero и il tenersi nel vero e quindi un tenersi nel duplice senso di
avere un sostegno (Halt) e di mantenere un contegno (Haltung). Questo tenersi
riceve la sua determinazione da ciт che и posto come vero. Il vero per N. и ciт
che, nel continuo fluire di quel che diviene, и fissato in determinate
rappresentazioni-guida; fede quindi, per N., и fissare ciт che muta
continuamente e consolidare se stesso in questo riferimento al fissare.
Ora, N. afferma
ripetutamente che il pensare il pensiero piщ grave diventa il supremo
conoscere, e, insieme, un creare e un donare, quindi la forma fondamentale del
sacro e del "religioso". Tuttavia N. designa come religioso questo
pensiero perchи, in quanto pensiero dell'ente nel suo insieme, fissa l'ente stesso
nel suo progetto dell'essere, fissa il modo in cui l'essere и in quanto caos
della necessitа del costante divenire.
D'altra parte,
questo pensiero, riguardando l'ente nel suo insieme, non puт essere dimostrato
con dei fatti mediante relazione causale, ma и sempre soltanto una possibilitа.
Ciт non significa che esso sia svalutato, il tenersi in questo pensiero и
anch'esso essenziale per il suo essere vero; il sostegno si determina in base
al contegno e non viceversa. Noi, in conformitа con l'intera storia occidentale
siamo abituati a pensare soltanto in base al reale, dimentichiamo che il
pensare la possibilitа и sempre un pensare creativo. Ma la possibilitа di cui
qui si domanda и piщ potente di qualsiasi cosa reale ed effettiva. N. afferma
infatti che tale pensiero contiene "la possibilitа di determinare e di
ordinare nuovamente i singoli uomini nei loro affetti". Esso porta
un'altra storia: non solo perchи lascia dietro di sи delle conseguenze e dei
fatti, ma perchи nella prospettiva di quel pensiero si fa diverso il modo di
accadere e di agire.
Sennonchи, a
questo punto emerge una nuova domanda: se tutto и necessario, se tutto ritorna
come era giа, allora tutto и indifferente e ogni pensare e programmare non
diventano superflui? Questo pensiero, insomma, porterebbe ad una sorta di
fatalismo.
Il pensiero
dell'eterno ritorno e la libertа
Nell'anello della
necessitа, infatti, la libertа sembra essere tanto superflua quanto
impossibile; questo pensiero riconduce alla antica questione del rapporto tra libertа
e necessitа. Nondimeno, in questa prospettiva viene perso di vista
l'essenziale: l'eterno ritorno va pensato a partire dall'attimo, in base al
quale viene deciso ciт che ritornerа. Dunque, questo pensiero non deve essere
costretto dentro la tradizionale antinomia, ma deve essere pensato in base a se
stesso.
Percepirsi in una
sequenza di avvenimenti che si ripetono continuamente in una monotonia
circolare, invece, significa percepirsi dall'esterno, dimenticando che soltanto
l'uomo, nella temporalitа, determina il modo in cui sta nell'anello dell'ente.
Concludiamo con
una osservazione di N., nella quale si fa luce il riferimento dell'eterno
ritorno al tempo. Si tratta del giа menzionato brano intitolato "Meriggio
ed eternitа", che afferma:
"E, in generale,
in ogni anello dell'esistenza umana vi и sempre un'ora nella quale, prima a
uno, poi a molti, poi a tutti si presenta il pensiero piщ possente, quello
dell'eterno ritorno di tutte le cose: - ogni volta и questa, per l'umanitа,
l'ora del meriggio".
Sappiamo che per
N. il meriggio rinvia all'attimo, al momento in cui le ore ante-meridiane e
post-meridiane, passato e futuro, si incontrano. Questo punto di incontro и
l'attimo dell'eternitа, in cui l'esistenza umana viene trasfigurata nella sua
altezza somma e nella sua volontа piщ forte.
Consideriamo ora
quattro annotazioni dell'agosto 1881, che sono al tempo stesso schizzi per
un'opera. Il primo schizzo dice:
"Il ritorno
dell'uguale
"Abbozzo
"
"
"
"
"5. Il nuovo
peso: l'eterno ritorno dell'uguale. Importanza infinita del nostro sapere, dei
nostri errori, delle nostre abitudini e modi di vivere per tutto ciт che verrа.
Che faccimo noi con il resto della nostra vita, - noi, che ne abbiamo vissuto la
maggior parte senza sapere la cosa piщ essenziale? Noi insegniamo questa
dottrina, - и il mezzo piщ efficace per assimilarcela. Il nostro tipo di
beatitudine in quanto maestri della piщ grande dottrina."
Solo al punto 5
si parla dell'eterno ritorno, e anche qui non si dice nulla sul contenuto. La
parola ricorrente и piuttosto "l'assimilazione". Il nuovo pensiero
deve essere assimilato, perchи diventi l'atteggiamento di fondo di ogni
pensare. Si tratta dunque dell'effetto della dottrina sull'uomo, indicata come
un nuovo tipo di beatitudine.
Nel secondo
abbozzo si dice:
"1) La
conoscenza piщ potente.
"2) Le
opinioni e gli errori trasformano l'uomo e gli danno istinti, ovvero: gli
errori assimilati.
"3) La
necessitа e l'innocenza.
"4) Il gioco
della vita"
In questo abbozzo
и tenuto d'occhio piщ il carattere "metafisico" della dottrina che
non l'effetto sull'uomo. Vi si parla di "gioco" e di
"innocenza". Il riferimento и ad Eraclito, al frammento che dice:
"L'eone и un fanciullo che gioca, che gioca con le tessere di una
scacchiera; di un fanciullo и il regno"; laddove il termine
"eone" (aiтn) и tradotto generalmente come "tempo del
cosmo", ma si riferisce anche al tempo della nostra vita. Ciт significa
che l'ente nel suo insieme и dominato dall'innocenza. L'abbozzo successivo
dice:
"Meriggio ed
eternitа
"Indicazioni
per una nuova vita
"Zarathustra,
nato sul lago Urmi, lasciт a trent'anni la sua patria, si recт nella provincia
di Aria e in dieci anni di solitudine sui monti compose lo Zend-Avesta.
"Il sole
della conoscenza risplende di nuovo a mezzodм: e il serpente dell'eternitа
s'inanella alla sua luce -- : и il vostro tempo, fratelli del meriggio!"
In questo abbozzo
i concetti-chiave sono "meriggio" ed "eternitа"; entrambe
indicano il tempo, l'"attimo" in cui viene pensato l'eterno ritorno.
Del meriggio, del momento in cui cioи il sole и piщ alto e le cose sono senza
ombra si parla nello Zarathustra, nella conclusione della prima parte. Nel
centro luminoso del meriggio si scontrano il passato e il futuro e cosм si
imbattono nella decisione.
Il quarto abbozzo
и intitolato: "Per il progetto di un nuovo modo di vivere" ed и
suddiviso in quattro libri i cui titoli principali sono: Primo libro: Della
disantropomorfizzazione della natura. Secondo libro: Dell'assimilazione delle
esperienze. Terzo libro: Della felicitа ultima del solitario. Quarto libro:
Annulus aeternitatis.
Il primo e il
quarto libro abbracciano il secondo e il terzo, che trattano dell'uomo. La
disantropomorfizzazione della natura, di cui si parla, significa l'eliminazione
dei concetti umani in essa proiettati, come colpa, intenzione, fine,
provvidenza. La "nuova vita", и un nuovo modo di stare in mezzo
all'ente, una nuova specie di veritа e quindi una trasformazione dell'ente. Questo
ente nel suo insieme viene determinato nel quarto libro come "l'anello
dell'eternitа".
Ciт che colpisce
di questi abbozzi и la ricchezza delle prospettive. Si puт supporre che nel suo
primo spiegamento, il pensiero dell'eterno ritorno, come tutti i grandi
pensieri, contenga tutto l'essenziale, che rimane perт inesplicato. E
importanti non sono tanto le annotazioni esplicite con cui questo elemento
primo viene successivamente sviluppato da N., ma piuttosto la nuova chiarezza
che da esso irradia sul suo pensiero e le nuove dimensioni a cui viene elevata
la sua filosofia.
Esposizione
sinottica del pensiero dell'eterno ritorno: l'ente nel suo insieme come vita,
come forza; il mondo come caos
La posizione
raggiunta con i quattro abbozzi sarа un punto di riferimento nel patrimonio di
annotazioni che ora menzioneremo. Il primo gruppo di esse appartiene al periodo
immediatamente successivo all'agosto del 1881 fino alla pubblicazione della
Gaia scienza, avvenuta un anno piщ tardi. Nell'interpretazione di questi
frammenti scegliamo la via di una esposizione sinottica, articolandone il
contenuto essenziale in dieci punti, per metterne in evidenza la connessione
interna.
1) Che cosa и in
vista? Il mondo nel suo carattere complessivo. Il mondo, per N., consta di non
vivente e vivente, rappresentati nello stesso sviluppo del divenire. Egli
afferma sia che il non vivente и la "cenere" di innumerevoli esseri
viventi, postulando che il vivente determini la provenienza del non vivente,
sia che la vita и soltanto una specie del non vivente, ammettendo che и il non
vivente a determinare la specie del vivente.
2) Qual и il
carattere generale del mondo? La "forza". Quest'ultimo и un concetto
che non si puт determinare in modo univoco. N. non intende tale termine nel
senso della fisica, per la quale и pensato in un contesto tecnico e
calcolativo; nи esso puт essere spiegato con il linguaggio delle scienze
matematiche. Ciт che N. chiama forza, negli anni immediatamente successivi si
chiarisce nei termini di "volontа di potenza".
3) La forza и
limitata o illimitata? E' limitata. Ciт risulta dall'essenza stessa della
forza. L'infinitа, per N., и infatti incompatibile con il concetto di forza,
che и in sи qualcosa di stabile e di determinato.
4) Che cosa
risulta come conseguenza intrinseca dell'essenziale finitezza della forza? Che
la totalitа del mondo rimane finita. Tale finitezza non и determinata
dall'esterno, ma proviene dal mondo stesso. La forza del mondo non subisce
alcuna diminuzione nи alcun incremento.
5) Dalla finitezza
dell'ente non deriva una "stasi", ma un costante
"divenire": non c'и un equilibrio della forza. Il
"divenire" va qui inteso in un senso assai ampio, non significa
sviluppo o progresso.
6) Poichи il
mondo и un costante divenire - benchи come somma di forza sia in sи finito - ci
sono effetti infiniti. Quando N. parla di mondo "infinito", non
intende negare la sua essenziale finitezza. Infinito significa qui
"smisurato", cioи praticamente non numerabile.
7) Dov'и che
questa forza universale и in quanto mondo finito? In quale spazio? Per N. lo
spazio и soltanto una "forma soggettiva", cosм come la
rappresentazione della "materia". Lo spazio in quanto tale и la
stessa formazione della forza e dei rapporti tra forze.
8) Che ne и del
tempo, che di solito viene nominato insieme allo spazio? Il tempo, a differenza
del carattere fittizio dello spazio, и reale e illimitato, infinito. N. coglie
questo tempo reale infinito come "eternitа".
9) Tutte queste
connotazioni del mondo riguardo la forza, la finitezza, il divenire, lo spazio
e il tempo, vengono pensate congiuntamente e riportate alla determinazione
principale - con la quale N. definisce il "carattere complessivo del
mondo" -, che consiste nella tesi enunciata nel brano 109 della Gaia
scienza, secondo cui : "Il carattere complessivo del mondo и [...] caos
per tutta l'eternitа". Questa tesi ha per N. una funzione direttrice, in
quanto fissa la rappresentazione dell'ente in quanto tale come divenire
necessario, in modo tale da escludere dall'ente concetti antropomorfici quali
ordine, bellezza, forma, legge, organismo. La nozione di "caos" ha
quindi, per N., una connotazione negativa, con la quale egli pratica una sorta
di "teologia negativa", volta a disantropomorfizzare l'ente. Egli
tuttavia determina il caos con una carattere generale, che и la necessitа.
10) Con la tesi:
il caos universale и in sи necessitа, viene caratterizzato l'universo, al cui
essere и attribuito, come elemento fondamentale, l'eterno ritorno dell'uguale.
La perplessitа
della "antropomorfizzazione" dell'ente
Si potrebbe
pensare che nel pensiero dell'eterno ritorno sia insista una
antropomorfizzazione, in quanto esso и riferito sia all'ente nel suo insieme,
sia all'uomo che lo pensa. Vi и infatti un coinvolgimento essenziale dell'uomo,
legato al fatto che l'eternitа e il tempo del ritorno sono concepiti in base
all' "attimo", e dunque alla decisione. Occorre chiarire questo
aspetto, che rischia di infirmare questo pensiero nella sua evidenza e veritа.
Ogni concezione
dell'ente и inevitabilmente una antropomorfizzazione, in quanto prospettata
dall'uomo e riferita ad esso. In questo senso, anche qualsiasi tentativo di
disantropomorfizzazione и una antropomorfizzazione, poichи и attuato dall'uomo.
Queste riflessioni appaiono insuperabili, e generano atteggiamenti di
scetticismo o di rassegnazione. Ma ci si dimentica di porre la domanda
preliminare su chi sia l'uomo. Certo, anche questa cade sotto la medesima
questione, ed и effettivamente possibile che la definizione essenziale
dell'uomo rimanga sempre affare dell'uomo; ma puт anche darsi che tale
definizione elevi l'uomo oltre se stesso, e quindi lo disantropomorfizzi.
Ora, la domanda
sull'essenza dell'uomo non puт essere definita nи dalla scienza, nи da una
fede, ma deve innestarsi sull' essenza del linguaggio, dato che esso и
l'originario risonare della veritа di un mondo. La domanda sull'uomo, giа nella
sua impostazione, deve coinvolgere fin dall'inizio l'uomo e l'ente nel suo
insieme in una sorta di circolo in cui, da una parte, l'ente viene interpretato
dall'uomo, ma, dall'altra, l'uomo и interpretato partendo dall'ente. Anche nel
pensiero dell'eterno ritorno vige una medesima circolaritа, poichи, attraverso
l'essenza dell'eternitа come meriggio e attimo vi и un riferimento all'uomo; anche
qui si richiede di pensare l'uomo partendo dal mondo e il mondo partendo
dall'uomo. Ciт significa che in tale pensiero и contenuta sia l'estrema
antropomorfizzazione, sia il contrario di essa.
La dimostrazione nietzscheana
della dottrina dell'eterno ritorno
Bisogna ora
seguire le dimostrazioni nietzscheane della dottrina dell' eterno ritorno
dell'uguale. Nell'esaminare la forza probatoria di queste dimostrazioni,
occorre tuttavia tener presente che tale dottrina va misurata in base alla sua
legge propria, superando l'opinione erronea che quelle di N. siano
dimostrazioni "naturalistiche". Se si deve dimostrare che l'eterno
ritorno и la determinazione fondamentale della totalitа del mondo, che esso и il
modo in cui l'ente nel suo insieme и, lo si puт fare soltando mostrando che
tale determinazione risulta necessariamente dalla costituzione della totalitа
del mondo.
Ora, dal
carattere della forza risulta la finitezza del mondo e del suo divenire; dalla
finitezza del divenire и escluso uno scorrere all'infinito, ma ne risulta uno
scorrere in sи ricorrente. Dato inoltre il tempo come infinito, ed essendo
escluso uno stato di equilibrio, ne deriva che le possibilitа dell'ente devono
ripetersi all'infinito. E poichи la concatenazione degli effetti tra i singoli
processi del divenire и una concatenazione conchiusa - sebbene praticamente
smisurata - ognuno di essi ritornerа uguale. Dunque il carattere della totalitа
del mondo, in quanto eterno caos della necessitа, и l'eterno ritorno
dell'uguale.
Il presunto
procedimento "naturalistico" nella dimostrazione. Filosofia e scienza
La dimostrazione
di N. della dottrina dell'eterno ritorno non и "scientifica" - e
quindi non sottostа in nessun punto al tribunale della scienza della natura -
in quanto fa uso di concetti che non appartengono alla scienza della natura.
Quest'ultima fa uso di termini quali forza, spazio, tempo, movimento, ma non
puт dire che cosa siano. Una scienza, in quanto tale, non puт domandare intorno
ai propri concetti fondamentali, che le rimangono inaccessibili. Questo и il
compito della filosofia, che non и, peraltro, giustapposta alle scienze, ma и
racchiusa nell'ambito piщ intimo della scienza stessa. Quest'ultima puт essere
vero sapere e andare oltre una mera tecnica soltanto se domanda intorno alla
veritа dell'ente, si muove nelle posizioni di fondo dell'ente e le fa diventare
operative. Ciт non significa adottare il linguaggio e i concetti della
filosofia, ma puт avvenire sia attraverso il pensiero proprio di una filosofia
che chiami in causa il domandare scientifico, sia attraverso l'intima forza del
domandare della scienza stessa. Solo cosм и possibile un profondo accordo tra
pensiero filosofico e ricerca scientifica, in una fertile coappartenenza interiore,
senza che esteriormente e istituzionalmente debbano occuparsi l'uno dell'altra.
Il carattere
della "dimostrazione" della dottrina dell'eterno ritorno
In apparenza la
dimostrazione dell'eterno ritorno и una inferenza, che deduce una conclusione da
una premessa maggiore; da proposizioni sull' essenza dell'ente nel suo insieme
trae delle conclusioni sul modo di essere di questo ente. In realtа solo con la
determinazione della totalitа del mondo come eterno ritorno, si rende visibile
l'essenza del mondo come eterno caos; in altri termini: l'essenza diviene
visibile solo con la conclusione. Quindi non inferenza, ma svelamento di
posizioni che sono poste con il progetto dell'ente nel suo insieme.
Ma allora, se
questo carattere fondamentale non puт essere dimostrato deduttivamente, ma
soltanto attribuito, si ripropone la questione dell'antropomorfizzazione. Tanto
piщ che N., nello stesso periodo in cui tenta di pensare l'essenza del mondo
come eterno ritorno dell'uguale, si convince che si pensa sempre e soltanto da
un "angolo di mondo", l'uomo и concepito come "colui che sta in
un angolo" (Ecken-steher). "Noi non possiamo vedere dietro il nostro
angolo", scrive all'aforisma 374 della Gaia scienza.
Ma l'intenzione
di escludere ogni antropomorfizzazione nel pensare l'essenza del mondo, non si
concilia con tale concezione dell'uomo. N. cerca di conciliare ambedue le
possibilitа: esige la suprema antropomorfizzazione dell'ente e l'estrema
naturalizzazione dell'uomo. E allora diviene decisivo sapere da quale angolo
l'uomo veda, poichи l'antropomorfizzazione diviene tanto piщ inessenziale
quanto piщ originariamente l'uomo assume la collocazione di un angolo
essenziale. I due termini, la totalitа del mondo e il pensiero del pensatore,
non si possono separare. Questa riflessione chiarisce che, nel pensare il
pensiero piщ grave, ciт che и pensato non si puт separare dal come lo si pensa.
Anche da questo possiamo desumere quanto sia fuorviante immaginare le
dimostrazioni dell'eterno ritorno al modo delle dimostrazioni fisiche e
matematiche.
Il pensiero
dell'eterno ritorno come fede
La seconda parte
di questo gruppo di annotazioni и stata intitolata dai primi curatori dei
frammenti postumi "Effetto della dottrina sull'umanitа"; mentre la
prima parte recava il titolo "Esposizione e fondazione della
dottrina". Ciт presuppone una concezione arbitraria che fa dell'eterno
ritorno una "teoria" con conseguenti effetti pratici. Come si и
visto, proprio l'inestricabilitа del come del pensiero dal che cosa del pensato
vanifica una distinzione di questo tipo.
La
caratterizzazione piщ importante di questo secondo gruppo di annotazioni и
quello che connota il pensiero dell'eterno ritorno come "fede". Qui
il pensiero viene messo in relazione con il contenuto di determinate religioni,
quelle che svalutano la vita dell' aldiqua. N. lo definisce come "la
religione delle anime piщ libere, serene e sublimi". Ciт non significa che
tale pensiero sia una sorta di religione personale di N. che possa essere
espunta senza conseguenze dalla sua filosofia. Fede non и per N. l'assenso a
una dottrina rivelata. D'altra parte, il pensiero dell'eterno ritorno determina
da sи, in modo nuovo, l'essenza della religione. L'essenza della fede, secondo
le stesse parole di N., consiste nel "tenere-per-vero". Il
tenere-per-vero и il tenersi nel vero e quindi un tenersi nel duplice senso di
avere un sostegno (Halt) e di mantenere un contegno (Haltung). Questo tenersi
riceve la sua determinazione da ciт che и posto come vero. Il vero per N. и ciт
che, nel continuo fluire di quel che diviene, и fissato in determinate
rappresentazioni-guida; fede quindi, per N., и fissare ciт che muta
continuamente e consolidare se stesso in questo riferimento al fissare.
Ora, N. afferma
ripetutamente che il pensare il pensiero piщ grave diventa il supremo
conoscere, e, insieme, un creare e un donare, quindi la forma fondamentale del
sacro e del "religioso". Tuttavia N. designa come religioso questo
pensiero perchи, in quanto pensiero dell'ente nel suo insieme, fissa l'ente stesso
nel suo progetto dell'essere, fissa il modo in cui l'essere и in quanto caos
della necessitа del costante divenire.
D'altra parte,
questo pensiero, riguardando l'ente nel suo insieme, non puт essere dimostrato
con dei fatti mediante relazione causale, ma и sempre soltanto una possibilitа.
Ciт non significa che esso sia svalutato, il tenersi in questo pensiero и
anch'esso essenziale per il suo essere vero; il sostegno si determina in base
al contegno e non viceversa. Noi, in conformitа con l'intera storia occidentale
siamo abituati a pensare soltanto in base al reale, dimentichiamo che il
pensare la possibilitа и sempre un pensare creativo. Ma la possibilitа di cui
qui si domanda и piщ potente di qualsiasi cosa reale ed effettiva. N. afferma
infatti che tale pensiero contiene "la possibilitа di determinare e di
ordinare nuovamente i singoli uomini nei loro affetti". Esso porta
un'altra storia: non solo perchи lascia dietro di sи delle conseguenze e dei
fatti, ma perchи nella prospettiva di quel pensiero si fa diverso il modo di
accadere e di agire.
Sennonchи, a
questo punto emerge una nuova domanda: se tutto и necessario, se tutto ritorna
come era giа, allora tutto и indifferente e ogni pensare e programmare non
diventano superflui? Questo pensiero, insomma, porterebbe ad una sorta di
fatalismo.
Il pensiero
dell'eterno ritorno e la libertа
Nell'anello della
necessitа, infatti, la libertа sembra essere tanto superflua quanto
impossibile; questo pensiero riconduce alla antica questione del rapporto tra libertа
e necessitа. Nondimeno, in questa prospettiva viene perso di vista
l'essenziale: l'eterno ritorno va pensato a partire dall'attimo, in base al
quale viene deciso ciт che ritornerа. Dunque, questo pensiero non deve essere
costretto dentro la tradizionale antinomia, ma deve essere pensato in base a se
stesso.
Percepirsi in una
sequenza di avvenimenti che si ripetono continuamente in una monotonia
circolare, invece, significa percepirsi dall'esterno, dimenticando che soltanto
l'uomo, nella temporalitа, determina il modo in cui sta nell'anello dell'ente.
Concludiamo con
una osservazione di N., nella quale si fa luce il riferimento dell'eterno
ritorno al tempo. Si tratta del giа menzionato brano intitolato "Meriggio
ed eternitа", che afferma:
"E, in generale,
in ogni anello dell'esistenza umana vi и sempre un'ora nella quale, prima a
uno, poi a molti, poi a tutti si presenta il pensiero piщ possente, quello
dell'eterno ritorno di tutte le cose: - ogni volta и questa, per l'umanitа,
l'ora del meriggio".
Sappiamo che per
N. il meriggio rinvia all'attimo, al momento in cui le ore ante-meridiane e
post-meridiane, passato e futuro, si incontrano. Questo punto di incontro и
l'attimo dell'eternitа, in cui l'esistenza umana viene trasfigurata nella sua
altezza somma e nella sua volontа piщ forte.